Malasanità al “Santo Bambino”: tre volte la Procura chiede l’archiviazione, tre volte i genitori di una piccola ammalata si oppongono. Alla fine, il Gip dispone l’imputazione coatta!


Pubblicato il 18 Dicembre 2019

di iena giudiziaria marco benanti

Per tre volte la Procura della Repubblica aveva chiesto l’archiviazione, per tre volte era stato proposta opposizione, alla fine il Gip del Tribunale di Catania Giuseppina Montuori ha disposto l’imputazione coatta contro due ostetriche Maria Galia e Giuseppina Zignale.

Una sorta di “lotta” quindi, durata anni, “ring” il Palazzo di giustizia di Catania, dove la determinazione, malgrado tutto, di due giovani genitori -Nunzia Messina e Luca Guardo- e del loro legale ha avuto, per il momento, la meglio. La meglio perchè c’è da tutelare la salute di una neonata, Artemisia Gioia, nata il 25 settembre del 2016, in un contesto controverso e non privo di ombre per il trattamento riservato alla madre e alla piccola all’ ospedale “Santo Bambino” di Catania, struttura da qualche mese chiusa nell’ambito della riorganizzazione della sanità siciliana e catanese.

Artemisia Gioia, infatti, dopo un parto travagliato (un cesareo con la madre in una prima fase cosciente e sofferente), presenta problemi piuttosto seri di salute: all’atto delle dimissioni dall’ospedale la diagnosi fu “trombosi seni venosi”. Il sospetto è che le conseguenze di quanto avvenuto prima e durante la nascita abbiano forse prodotto un nesso causale fra un’ipotetica sofferenza fetale e la patologia riscontrata alla piccola. Dubbi che sono corroborati dall’esito di esami che hanno escluso che la malattia di Artemisia Gioia possa essere legata a malattie genetiche o malformazioni congenite. E allora a cosa è dovuta questa patologia? Secondo i genitori della piccola sarebbe effetto del travagliato parto cesareo al “Santo Bambino” e delle condotte di parte del personale medico. Sarà un caso, ma nel corso delle indagini preliminari, malgrado la determinazione e dalla tenacia dell’avvocato dei genitori di Artemisia Gioia Maria Chiara Ragusa, sono emerse lacune: perchè in sede di udienza preliminare si è accertato la mancanza dei turni delle ostetriche e della cartella clinica della piccola? Chissà. Ma, intanto, la Procura della Repubblica, con il Pm Santo Distefano, ha continuato a chiedere l’archiviazione del caso. E il Gip ha continuato a chiedere nuove indagini -erano state disposte già in occasione della prima richiesta di archiviazione, mediante anche consulenza tecnica- proprio sulle lacune appena menzionate. Un “braccio di ferro”? A febbraio scorso, ecco una nuova richiesta di archiviazione della Procura e nuova opposizione dell’avv. Maria Chiara Ragusa.

E’ scritto nell’ordinanza che ha disposto l’imputazione coatta: “…i consulenti tecnici incaricati dal P.M. Hanno affermato che il citato TCG ( ) delle ore 4.47-5.53 del 25/9/2016 era patologico in quanto presentava numerose decelerazioni e non era attaccato in maniera corretta (almeno fino alle 5.30), anche a loro parere non si può far ritenere con certezza la sussistenza causale fra l’ipotetica sofferenza fetale e la patologia poi riscontrata alla piccola Artemisia Gioia, in considerazione della decorrenza di quattro giorni tra la nascita della stessa (25 /9/2016) e il sorgere della sintomatologia (29/9/2016) che ha poi condotto alla diagnosi di ‘trombosi venosa celebrale’ nonché in considerazione del fatto che durante i giorni di ricovero post-partum della bimba non erano stati rilevati sintomi.

Tale secondo assunto dei consulenti tecnici del P.M. non appare però suffragato da nessuna documentazione che attesti lo stato di benessere o meno della neonata durante i giorni in cui la stessa è stata ricoverata presso il reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Santo Bambino dalla sua nascita alle sue dimissioni, per cui non si comprende da quale documentazione essi lo abbiano tratto…” Insomma, sebbene ci siano questi contraddizioni, il Gip condivide le argomentazioni dell’opponente, anche alla luce del fatto che i consulenti del Pm “…addebitano con certezza alle infermiere ostetriche che monitorarono il travaglio della Messina una grave negligenza dagli stessi ben specificata e dalla lettura degli atti non e dalla documentazione sanitaria complessiva non emerge altra causa della patologia sofferta dalla piccola Artemisia Gioia se non la sofferenza fetale cagionata proprio dal ritardo nell’espletamento del parto cesareo poi effettuato, ritardo a sua volta causato dall’errato monitoraggio in precedenza citato…”

Per questo il Gip Montuori ha disposto che il Pm provveda a formulare l’imputazione coatta verso le due ostetriche Maria Galia e Giuseppina Zignale.

 

 

 

 

 

 


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