Una giovane bulgara vittima della negliglenza sanitaria: quattro sotto inchiesta. Un caso di “macelleria sanitaria”?di Marco Benanti iena sanitaria
E’ morta il 30 agosto scorso, dopo dieci giorni passati da un ospedale all’altro, da Catania a Paternò e casa. Senza ricevere cure adeguate e tempestive. Adesso, la Procura della Repubblica di Catania, che ha aperto un’inchiesta, indaga quattro persone del personale medico degli ospedali “Garibaldi” vecchio di Catania e “Santissima Salvatore” di Paternò. Si poteva evitare questo drammatico epilogo? E’ stato fatto tutto quanto possibile o no? –si chiedono i familiari della vittima.Eppure, non sarebbe stato difficile capire che Emilia Mihaylona, giovane bulgara di 37 anni, aveva problemi seri di salute. Aveva, infatti, subito poco prima di arrivare in Italia, dove lavorava come badante, a Misterbianco, un incidente stradale in Bulgaria, dove era stata in vacanza.Hanno denunciato i familiari: il 20 agosto la donna aveva accusato i primi dolori al petto. Di qui, il trasporto al pronto soccorso del “Garibaldi” vecchio di Catania: i sanitari di turno, a seguito di accertamenti, avevano diagnosticato che la donna era affetta da “contusioni diffuse da regresso trauma”. Era stata, però, dimessa, con la prescrizione di una cura a domicilio. Parrebbe una cura a base di antidolorifici.Ma i problemi di salute, naturalmente, non erano scomparsi. Infatti, il 23 agosto scorso erano ricomparsi: di qui un nuovo trasporto in ospedale. Stavolta al pronto soccorso del “Santissima Salvatore” di Paternò. Qui, la diagnosi cambiava: fratture costali multiple! La zia della donna, di fronte ad un malessere che continuava e preoccupava, chiedeva allora il ricovero. Risposta? “La tratteniamo in questo ospedale per ulteriori controlli”. Ma la mattina seguente, il 24 agosto ecco arrivare le dimissioni dal nosocomio. Con la solita cura a base di antidolorifici, sembra quattro bustine e via!Una cura evidentemente non adeguata: il malessere, infatti, non andava via. Anzi, i dolori al petto permanevano, con conseguente cattiva respirazione. Il 30 agosto scorso, la tragedia: dopo l’ennesimo trasporto d’urgenza al “Garibaldi” vecchio, la notizia data ai parenti del decesso della donna. Ufficialmente per “sopraggiunti problemi respiratori”. I congiunti della donna si sono rivolti agli avvocati Mario Savio Grasso e Antonio Longo e hanno sporto denuncia di quanto accaduto ai carabinieri.Questo il drammatico racconto di una fine ingiusta, di una morte che pare, a prima vista, frutto di incredibili negligenze del personale dei due ospedali. Si dovrà attendere l’inchiesta della Procura della Repubblica per un completo accertamento dei fatti. Il marito della donna, Mihaylov Biser Dimitrov, al cronista ha dichiarato: “non si può morire in questo modo. Vogliamo giustizia. Chi ha sbagliato in ospedale deve pagare”.
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