Malasanità, caso dell’architetto Giuseppe Marletta in coma da cinque anni dopo l’estrazione di due ferule metalliche dalla gengiva: l’appello alle istituzioni della moglie Irene Sampognaro


Pubblicato il 31 Maggio 2015

Una vicenda terribile. Ne abbiamo scritto più volte. Ecco quanto scrive la moglie della vittima:

“a distanza di 5 anni dal tragico evento che ha colpito mio marito Giuseppe, riducendolo in stato vegetativo dopo un banalissimo intervento di estrazione di 2 ferule metalliche dalla  mascella, mi ritrovo ad esprimere la mia indignazione. L’ospedale Garibaldi nuovo di Catania, infatti, si ostina ancora a non assumersi le proprie responsabilità, nonostante ci sia una sentenza del Tribunale penale di Catania che abbia accertato che quando mio marito ha avuto l’arresto respiratorio a seguito di un ritorno di coda dell’anestesia, era solo. Non c’era nessun sanitario che gli potesse prestare soccorso.

La commissione parlamentare sugli errori sanitari presieduta dall’on. Leoluca Orlando ha da subito definito quello di mio marito uno dei più eclatanti casi di malasanità degli ultimi anni.

Eppure l’ospedale Garibaldi si è limitato a pagare solo la provvisionale di 80 mila euro per parte civile e non ha alcuna intenzione di pagare il risarcimento danni.

Tengo a dire che non esiste nessun risarcimento al mondo che possa compensare le sofferenze patite sin’ora da mio marito, da me e dai nostri 2 bimbi. La tragedia che si è consumata presso l’ospedale del Garibaldi nuovo l’1 giugno di 5 anni fa è un danno irreparabile. Tuttavia esigo che per l’ospedale Garibaldi  e tutti i responsabili coinvolti in questa vicenda non ci siano sconti di pena e che paghino tutto ciò che devono in base alla legge, sino all’ultimo centesimo. Non ho alcuna intenzione di rinunciare ai diritti miei e della mia famiglia già ampiamente calpestati nel corso di questi ultimi anni.

E’ giusto che abbia la possibilità di offrire una qualità di vita migliore ai miei figli, ma anche a mio marito Giuseppe; infatti sono tutt’ora disposta a portarlo sino all’altro capo del mondo affinchè possa ricevere quell’assistenza e quelle cure che sin’ora non ha mai ricevuto e che questo paese non è in grado di offrirgli.

Il 4 giugno ci sarà la prima udienza davanti alla Corte d’Appello penale perché gli imputati e l’ospedale hanno impugnato la sentenza di condanna di primo grado ritenendola ingiusta e lesiva dei propri diritti.

In realtà ciò che stupisce della sentenza di primo grado è che, a fronte del danno immenso che è stato arrecato a mio marito, gli imputati se la sono cavata con soli 6 mesi di reclusione con condizionale.

Io mi auguro che questa vicenda giudiziaria possa concludersi al più presto con la conferma che quello di mio marito è un macroscopico caso di malasanità e che i sanitari e l’ospedale paghino quanto prima per la loro negligenza.

Rivolgo un appello alle istituzioni ed in particolare al Ministro alla salute Lorenzin e all’assessore Lucia Borsellino affinchè inviino ispettori presso l’ospedale Garibaldi nuovo di Catania e facciano chiarezza sui casi di coma che si sono registrati negli ultimi anni. Sono infatti a conoscenza di un nuovo caso di coma avvenuto presso il Garibaldi che presenta delle analogie con quello di mio marito. Purtroppo appena un paio di mesi fa una giovane madre di famiglia è entrata in coma a seguito di un arresto cardio-respiratorio, sembra anche in questo caso per un effetto collaterale dell’anestesia; ad accorgersene sono stati i parenti perché pare che nemmeno questa volta fossero presenti i sanitari.

Questi casi non devono accadere, così come non dovevano accadere i casi di mio marito e di Smeraldina Camiolo, perché potevano essere benissimo evitati; sarebbe bastata un po’ più di attenzione da parte dei sanitari del Garibaldi nuovo di Catania.

E’ inoltre evidente una responsabilità degli stessi vertici dell’ospedale; infatti se costituisce una prassi abbandonare i pazienti a se stessi dopo un intervento, allora sussiste quantomeno una culpa in eligendo e/o in vigilando, cioè sono state selezionate persone inadeguate per ruoli così delicati e questo è piuttosto inquietante.

Auspico quindi che le istituzioni si facciano carico di verificare i metodi di selezione e il modus operandi dei sanitari all’interno dell’A.O. Garibaldi nuovo di Catania.”


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