CAUSATE PER RITARDO PARTO CESARIO ALL’OSPEDALE “SANTO BAMBINO”
Dopo aver appreso la notizia dell’accusa mossa ai tre medici dell’Ospedale “Santo Bambino” di Catania sospesi perché avrebbero provocato lesioni gravissime a un neonato, non praticando il parto cesareo e falsando le cartelle cliniche per non restare oltre l’orario di lavoro, scende in campo il CODACONS con i propri legali.
L’Associazione dei Consumatori, attraverso il penalista Avv. Carmelo Sardella annuncia la propria costituzione di parte offesa nel procedimento penale.
L’indagine fa riferimento a quanto accaduto il 2 luglio 2015 per il parto di una 26enne che era assistita da Amalia Daniela Palano e Gina Currao. I medici per evitare di rimanere a lavorare oltre il proprio orario, secondo quanto ricostruito dalla Procura, non avrebberoproceduto a un intervento di parto cesareo, nonostante i molteplici episodi di sofferenza fetale accertati. Con l’aggravante di aver somministrato alla paziente l’atropina, un farmaco che non trova alcuna indicazione specifica nel travaglio del parto, essendo controindicato in presenza di sofferenza fetale. Ci sarebbe anche l’omissione nel comportamento delle dottoresse perché, secondo le indagini, non hanno informato i colleghi del turno successivo che così non hanno potuto rendersi conto immediatamente della gravità della situazione. Inoltre, la Dott.ssa Paola Cairone, pur non essendo a conoscenza dei fatti precedenti, avrebbe posto in essere “una serie di condotte negligenti e imprudenti, da un lato praticando alla paziente per ben due volte le manovre di Kristeller, (pratica vietata dalle linee guida)” e non avrebbe contattato subito il neonatologo che sarebbe arrivato soltanto quando il feto era stato già espulso dal corpo della madre. Cairone è anche accusata di aver scritto cose false nella cartella clinica.
Dalle indagini è emerso inoltre che nell’ospedale catanese le cartelle cliniche “spesso vengono redatte successivamente rispetto all’insorgere dell’avvenimento clinicamente rilevante, tutto ciò a causa di una prassi instaurata dai sanitari e talvolta anche imposta alle ostretriche e finalizzata a occultare le prove di eventuali responsabilità mediche”.
“La gravità dei fatti ci lascia sgomenti, afferma Francesco Tanasi, Segretario Nazionale del Codacons. Tanto che stentiamo a credere. Se le accuse fossero confermate, ci troveremmo di fronte ad un vergognoso tradimento del giuramento di Ippocrate oltre che ad un’aberrazione di ogni principio morale ed etico. Il Codacons auspica, quindi, che si faccia al più presto chiarezza della vicenda, anche a garanzia dell’onorabilità della sanità catanese.
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