Malasanità e malaburocrazia: due anni e mezzo -se ti va bene- per il respiratore salvavita! Ovvero rischiare la pelle per un “sistema criminogeno”!

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Una vicenda emblematica di una condizione generale. Che rischia di fare morire tanti in Sicilia

 di iena salvavita marco benanti

Siete in difficoltà? Vivete la disabilità? Vorreste un’esistenza dignitosa? Portate pazienza, al massimo, perché siete dentro uno Stato che lavora –involontariamente s’intende, o almeno dovrebbe essere così- per rendervi complicata, ma molto complicata, se non impossibile, la vita. Facciamo degli esempi? Sì, facciamoli.

Avete bisogno di un respiratore perché magari la notte avete difficoltà a prendere aria? Nello stesso tempo avete altre patologie, che vi impediscono una vita normale. Bene: può capitae che in alcuni casi si possa arrivare ad attendere anche fino a due anni emezzo. Perché? Perché la malaburocrazia lavorerà contro di voi. Che state male. Ma questo, per taluni, forse è un dettaglio. Quindi, volete il respiratore?

Per avere i vari ausili a secondo delle patologie bisogna che queste siano messe nella lista delle malattie nel foglio di invalidità dell’Inps: quindi, se sono malattie subentrate in un secondo momento, bisogna prima chiedere l’aggravamento, aspettare che l’Inps si pronunci, e che quindi l’aggiunga, per un totale di circa sei mesi…ma in genere di più.

Cerchiamo di spiegare cosa potrebbe succedere rischiando ovviamente sulla propria pelle: l’Inps magari non leggerà la sentenza del Tribunale dove il Ctu (consulente tecnico d’ufficio) dice che hanno sottovalutato le patologie del malato, e che per lui è necessaria un’ assistenza continuativa permanente e globale………. La sentenza è già definitiva. Dettagli. Che c’è da fare allora? Un bel ricorso in Tribunale, tanto per cambiare,altre spese. Ma il Ctu si è già pronunciato: bene, che importa? In attesa che il Tribunale si ri-pronunci, non potete aggiungere nessuna patologia, che vi dia diritto ad avere questo apparecchio salvavita, il tutto è bloccato, fino a nuove disposizioni del Giudice; essendo pendente un ricorso non potete più interpellare l’Inps.

Risultato? Ci vuole un altro anno e anche più solo per la nomina di un altro CTU. Per avere la conferma di quanto già stabilito. Nel frattempo, la vostra salute è “sub judice”. Quindi si calcolano circa due anni e mezzo per avere la sentenza in tasca: solo allora la “strada” per il vostro “salvavita” sarà in discesa. Insomma, che vi consentirà di respirare di notte. Tutto finito? Ma quando mai! Ci vuole ancora un ulteriore test: proprio così.

Domani è il giorno del test in ospedale al “Civico” di Palermo per Rosario Martino, che vive la situazione appena descritta. Test che servirà a capire che tipo di macchina e con che pressione dovrà essere regolata. Ma come lui sono in tanti. Una situazione generale. La vostra vita è stata, è e sarà in pericolo: ma i tempi della burocrazia e della sanità sono questi. Per non dire della giustizia. Ma alla Regione Siciliana lo sanno?

“Ovviamente la mancata risposta –scrive Rosario Martino- mi costringerà a difendere la mia dignità di malato, e cosciente delle mie azioni, assistito dal legale della associazione, ma anche del partito ‘Noi con Salvini’ del quale io sono responsabile regionale per le disabilità e il welfare, sospendere tutte le terapie, consapevole del rischi, ma stanco di dovere combattere non contro le malattie ma contro delle istituzioni che pensano come doverci bruciare e venire a fare presidio fisso incatenato sotto i vostri uffici fino a risoluzione del problema”.

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Redazione Iene Siciliane

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