Alla fine del processo di primo grado, il Tribunale di Catania ha emesso il suo verdetto: assoluzione per Mario Ciancio (imputato di concorso esterno in associazione mafiosa) perchè il fatto non sussiste, ma con la formula del comma 2 dell’articolo 530 del codice di procedura penale (“Il giudice pronuncia sentenza di assoluzione anche quando manca, e’ insufficiente o e’ contraddittoria la prova che il fatto sussiste, che l’imputato lo ha commesso, che il fatto costituisce reato o che il reato e’ stato commesso da persona imputabile”).
In attesa delle motivazioni (e dell’eventuale appello della Procura) registriamo alcuni fatti (taluni non nuovi): Catania, in molte sue espressioni, si rispecchia nella figura dell’ editore “monopolista-liberale”. Forse lo trovano molto simili a loro. La Procura della Repubblica perde ancora una una volta un processo con un “colletto bianchissimo”.
Al di là dei processi (che seguiamo senza alcune entusiasmo, alla luce dei limiti clamorosi della legalità), resta una domanda: che Catania sarebbe stata senza Mario Ciancio e il suo “impero” di “monopolista-liberale”? Chissà. Ma forse i catanesi (ma non tutti) si meritano questo. E tanto altro.
iena marco benanti.
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