Più che una rassegna stampa, sembra un bollettino di guerra. Quattro editoriali in due giorni de La Sicilia, la testata di riferimento del potente editore Mario Ciancio, attaccano senza mezzi termini Raffaele Lombardo e il suo governo mentre Antenna Sicilia, la prima emittente isolana, sempre del gruppo Ciancio, manda in onda a ciclo continuo un video-accusa contro la Regione “colpevole di non aver sostenuto le tv private durante il passaggio al digitale terrestre”. Soldi e affari sullo sfondo di uno scontro che scuote i centri di potere che governano l’Isola.
3 luglio, il grande attacco“La regione siciliana dal declino al default – colpa, non errore, di uno squallido ceto politico da usa e getta”. Un titolone come questo posizionato a tutta pagina sul faccione crucciato di Raffaele Lombardo non si era mai visto su La Sicilia, né si poteva pensare che Giuseppe Giarrizzo, editorialista di punta del quotidiano diretto da Mario Ciancio, arrivasse a descrivere la politica isolana con le argomentazioni tipiche del Movimento 5 stelle. Solo che La Sicilia non è il blog di Beppe Grillo: i conti non tornano.
“Al posto dell’estrema unzione, il governo morente battezza nuovi dirigenti”, ecco la “furbata” di Raffaele Lombardo che, accompagnato dall’Ars “con pochi attori e tante comparse”, è finito al centro del mirino della Corte dei Conti. Aggiunge l’editorialista del giornale di Ciancio: “Non val la pena di fermarsi sulle somme, sugli sprechi e i regali, sugli stipendi e sulle pensioni d’oro, sulla crescita dell’indebitamento”. E ancora: il “malgoverno regionale che era cominciato con annunci di riforma, si è perso presto per strada privo di rotta e di mappa, e chiude con la prospettiva del fallimento finanziario”.
L’editorialista di Ciancio va oltre sostenendo che “la mafia è tornata ad essere il ba-bau della politica”, subito dopo rispolvera i “professionisti dell’antimafia” di Leonardo Sciascia – parentesi, ogni volta che lo dice Peppino Sottile si becca una querela da Lombardo, chiusa parentesi – quindi l’analisi vera e propria: “Chiunque potrà dirvi che del declino della Sicilia la colpa più che della mafia è della corruzione, del clientelismo, dello “scambio di favori”, dell’incompetenza dei burocrati (la cui competenza è confinata all’esecuzione di affari per il politico di riferimento): colpa, non certo errore, di questo squallido ceto politico da usa e getta”.
Un’analisi perfetta che ha solo il punto debole della credibilità, visto che contiene un pizzino per Raffaele, “vorrei limitarmi a pochi casi”, dice l’editorialista, mentre scatta il conflitto d’interessi: “Comiso aspetta da vent’anni l’aeroporto e Lombardo insegue la bufala del ponte sullo Stretto”.
Il Gruppo Ciancio è socio della società di gestione dell’aeroporto di Comiso e Lombardo non è riuscito a farlo partire. Fatto grave per la comunità ragusana, ancora peggio per il gruppo Ciancio. Gli investimenti del gruppo Ciancio si incrociano con il futuro anche politico della Sicilia, non sarà un caso se la prima apparizione pubblica del candidato presidente Rosario Crocetta, accompagnato dal senatore Beppe Lumia, è avvenuta durante la manifestazione romana per l’aeroporto di Comiso.
Ma al centro dell’editoriale di Giarrizzo non c’è solo l’aeroporto gestito dal gruppo Ciancio e mai entrato in funzione, segue un lungo elenco di incompiute e di promesse mai mantenute dal presidente autonomista. Dalla mancata realizzazione dell’aeroporto mediterraneo di Racalmuto, alle responsabilità per il dissesto idrogeologico del messinese. E ancora, un paio di domande: “Era troppo aspettarsi una politica dei porti?”. “E’ pietà chiedere di non infierire su turismo culturale e no?”. Eccetera, eccetera.
3 luglio, le frecciatine di Tony Zermo e Domenico TempioDue editoriali in prima pagina lo stesso giorno a firma di Domenico Tempio e Tony Zermo lanciano un paio di frecciatine al governo regionale. Agli Stati generali del Mezzogiorno, promossi a Catanzaro dall’Italcamp, le regioni del Sud -racconta Tempio- sono state chiamate a proporre idee e progetti, con l’intenzione di rilanciare il Paese. La Sicilia era presente, “o meglio – si legge nell’editoriale – quella parte attiva che non ha a che vedere con la politica. Anche perché la Regione come istituzione non era per nulla rappresentata”. Vengono passati in rassegna i progetti presentati dai giovani siciliani che per diventare realtà avrebbero bisogno “di un avallo di sistema e non di pura e semplice convenienza politica. Ciò che attualmente in Sicilia manca”. Seguono un paio di righe di Tony Zermo a conclusione di un brano su Piazza Armerina. L’editorialista racconta un “sogno della calura estiva” in cui la dea delle messi e dell’amore va a dormire di notte nella sua vecchia villa del Casale. Più che il sogno, che non è facile cogliere fino in fondo, interessa la conclusione di Zermo: “Non so perché, ma tutto questo mi sembra il segnale di prossimo risveglio della Sicilia non potendo fare più buio di mezzanotte…forse perché stanno cambiando le situazioni politiche a tutti i livelli, ma c’è nell’aria un profumo di gelsomini e di novità”.
1 luglio, bilanci regionali nascostiA scorrere la rassegna stampa degli ultimi appuntamenti elettorali catanesi nessuno avrebbe creduto di poter leggere, una calda domenica di luglio, un titolone di prima che rimanda a un paginone contro gli assessorati regionali guidati da Raffaele Lombardo “che non pubblicano i bilanci”. Il tema è quello della crisi dell’editoria, il lungo articolo non è firmato, per questo, il sospetto che l’autore sia Mario Ciancio in persona è fondato. Si parte dalla “vergogna” italiana dell’esistenza di “giornali veri e falsi”, in alcuni casi “di partito”, che ricevono fondi pubblici a livello nazionale e si spartiscono una torta da 120milioni di euro. Tutto pacifico. Per arrivare, dopo poche righe, direttamente in Sicilia, dove “non va meglio”: all’improvviso l’articolo anonimo sulla crisi dell’editoria assume il sapore dell’inchiesta sulle malefatte della pubblica amministrazione. “In una terra dove la trasparenza della pubblica amministrazione dovrebbe essere la regola ferrea – si legge su La Sicilia – non si pubblicano i bilanci dei singoli assessorati, dove si annidano gli sprechi”. Dagli assessorati si passa all’analisi degli appalti, un “settore piuttosto opaco” e poi viene evidenziata la mancanza di sanzioni “per gli Enti locali che non pubblicano i propri bilanci”. Quindi la ciliegina sulla torta, ovvero la “ritrosia di rendere noti i conti delle società partecipate dalla Regione, definite dal procuratore generale della Corte dei conti, una palude che assorbe risorse pubbliche per il mantenimento di una pletora di dipendenti e amministratori”.
Questa è la fotografia degli ultimi giorni de La Sicilia, difficile collegare questa inversione di tendenza con l’incontro di qualche settimana addietro tra Mario Ciancio, Angelino Alfano e Giuseppe Castiglione che hanno visitato lo stabilimento Etis 2000 della zona industriale di Catania, cuore pulsante dell’editoria isolana. Mario Ciancio è “l’uomo che non deve chiedere mai”, arrivare a pubblicare paginate e video contro il governo Lombardo testimonia che i rapporti si sono incrinati da tempo.
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