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Meloni&Ossessionati, Gianni Coppola: “Giorgia eviti di candidare o foraggiare personaggi squallidi, altro che fascismo!”
Pubblicato il 18 Giugno 2022
E’ ripartito il “disco rotto” contro Giorgia Meloni: che palle! Abbiamo sentito allora Gianni Coppola, imprenditore catanese, che come noi non ama il perbenismo. Ed ecco cosa ci ha detto:
Gianni Coppola, ma in Italia il “problema” è davvero Giorgia Meloni? Mi aiuti a spiegare questa sorta di psicosi che alberga da tempo sui giornali, nella società “perbene”?
Mi sembra la scena del film Johnny Stecchino, quando Bonacelli, che era l’avvocato della mafia, diceva a Benigni che il problema di Palermo era il traffico. Magari fosse riconducibile ad una persona fisica il problema dell’Italia! Siamo divorati da bestie fameliche e il problema è la mosca che ci ronza intorno? Caspiterina!
Siamo di fronte all’abracadabra. Ogni volta che si concretizza la possibilità per la sinistra, in tutto il suo dispiegamento, di perdere le elezioni e quindi di perdere le posizioni di potere, scatta la formuletta magica: il fascismo. É un movimento furbo sull’asse semantico, un cambiamento di significato e significante, che trasforma il termine fascista da sostantivo ad aggettivo. A sostanziarlo, a trattenerlo sostantivo, significherebbe avviare una analisi storica del fenomeno fascismo, significherebbe affidarsi al giudizio della storia, neutra, imparziale, analitica. Significherebbe, magari, condannare ma non certo criminalizzare con i supporti venefici dell’odio ad oltranza, odio che tende a non riconoscere l’altro e privarlo di una qualsiasi dignità, persino umana. E poi, il sostantivo non si può maneggiare a proprio piacimento, non si presta alle modalità perfide del tartufismo, perché il sostantivo ha una dimensione ben precisa, una sua posizione chiara, un suo preciso significato. Ad aggettivarlo, invece, a trasformarlo in aggettivo, significa assoldarlo ai propri scopi, significa maneggiarlo come arma puntata alla testa di chi dissente, significa usarlo in pieno disprezzo di qualsiasi analisi e di qualsiasi giudizio, perché ne basta uno di giudizio, gli altri sono pruriti della storia, scarti di valutazione, scaracchi di indagine, pericoloso capriccio del vaglio. Considera l’aggettivo fascista come una linea retta che parte da un punto A che chiameremo razzismo finisce in un punto Z che definiremo omofobia. In mezzo ci mettono di tutto. Anche tu se non sbaglio sei stato etichettato fascista e sei finito nell’autodafè del giudizio sinistro.
Senti, Coppola, se vince la Meloni alle elezioni in Italia torna il fascismo? Oppure, semplicemente, succede che tanta “gente perbene” perde posizioni di Potere?
Semmai vince la Meloni ritornano i dinosauri. Ma smettiamola. Non si è mai voluto considerare l’unica cosa ragionevole e sensata, e cioè che quel fascismo, quel fenomeno, è morto con il suo fondatore, perché il fascismo, quel fascismo, non era una ideologia, non aveva a differenza del comunismo e del liberalismo, le altre ideologie che hanno scritto in modo determinante e importante la storia del Novecento e i destini dell’umanità, una struttura filosofica, ma era una visione, una sintesi e un sincretismo di tante cose che non esistono più, come il sindacalismo rivoluzionario; era azione che si materiava nel suo tempo, che trovava significato solo nel suo tempo, che si muoveva tra un idealismo filosofico e un socialismo nazionale, argomenti buoni solo per l’indagine storica e politica, come quella fatta da Renzo de Felice. Ed è morto nel preciso istante in cui ha perso il confronto bellico, in cui tramontava la sua azione e il suo sincretismo, in cui la sua sintesi non aveva più senso e aderenza con la realtà. É morto a Giulino di Mezzegra, soppresso da piombo dei giustizieri, senza godere di nessun processo. Ma tenerlo aggettivo, ripeto, serve ad una certa causa, la causa dei cialtroni, dei manipolatori del pensiero e delle verità storiche; serve alle carriere, a non fare i conti con le proprie porcate e le proprie mancanze. Serve.
Ma esattamente quando si parla di fascismo nel 2022 a cosa si fa riferimento?
Non saprei proprio, è come se parlassimo di dinosauri e del loro mondo scomparso. Suvvia, definirsi fascisti, in riferimento a quel fascismo, è da idioti. Definirsi antifascisti, in riferimento a quel fascismo, è da idioti al quadrato.
“Fratelli d’Italia” è forse un partito di nostalgici picchiatori? Oppure è un partito che ha una linea politica lontana da nostalgie anacronistiche e pensa a politiche utili, senza naturalmente alcuna fascinazione con metodi violenti?
Fratelli d’Italia è un partito parlamentare che partecipa ad una competizione che in Italia, ahimè, non ha più alcun valore, perché qui ormai governa solo una parte, che vinca o perda non fa differenza. E lo fa con una linea politica democratica, scevra di inutile violenze, e rispettosa di ogni regola parlamentare. Fratelli d’Italia è un partito come il PD, ma non capisco come mai al PD non si muovono accuse di comunismo, l’ideologia che, e lo dice la storia mica io, ha mietuto più vittime, quella che in tema di diritti violati credo che occupi il podio più alto.
Una critica che faccio io a questa destra è che al suo interno ci sono “tromboni”, personale politico talora scadente e magari posizioni giustizialiste: tu che ne pensi?
Sono perfettamente d’accordo con te. Io sono distante da Fratelli d’Italia proprio per questo motivo. É un modo giurassico di fare politica. Leggo ancora nomi di soggetti che nella loro vita hanno ricoperto il ruolo di consiglieri e di parlamentari, soggetti che non hanno inciso positivamente sul destino della collettività, soggetti che adesso che non hanno più consenso occupano posti di sottogoverno, di presidenze di questa o quell’altra partecipata, di questa o quell’altra società, soggetti nominati dalla politica, insomma. Ma non è solo un problema di Fratelli d’Italia, perché anche gli altri partiti soffrono lo stesso male. Persino i giacobini del Mo Vi Mento( non è un caso se l’ho scritto così) 5 stelle. Fratelli d’Italia deve capire che insistere nella corsa al “consenso” nudo e crudo , preferire il criterio del “patronato” a danno di una preparazione politica seria e di una comprovata onestà, alla lunga non pagherà, perché è uniformante e non è scelta che operi una discontinuità con il passato.
A proposito, tu sei giustizialista?
Non sono giustizialista, e credo che il popolo italiano abbia perso una grande occasione snobbando i referendum sulla giustizia. Adesso tocca alla politica intervenire, sempre se ne avrà voglia e capacità. Staremo a vedere.
Guido Crosetto ha paventato la possibilità di interventi della magistratura a fini politici contro la Meloni: ti pare possibile?A me chi usa la “giustizia” per fini politici fa schifo: e a te?
Sono d’accordo con Crosetto, e lo sono non per capriccio di parte, ma solo perché la storia di questa nazione lo ha insegnato. E poi basterebbe solo leggere le “confessioni” di Palamara. É incredibile come in Italia non si sia avviato un dibattito serio dopo quelle confessioni. Uno scandalo che in altre nazioni avrebbe aperto i tribunali del giudizio storico ed etico. Qui sono state ammantate dal silenzio e da una omertà intellettuale e politica che avrebbe fatto arrossire persino Totò Riina. Ma questa nostra è una nazione malata, rosa da un male che si chiama “egemonia culturale”, teorizzata da Antonio Gramsci e messa in atto da cialtroni e banditi. A te chi usa la giustizia per fini politici fa schifo? A me di più.
A tuo avviso, la Meloni di chi si deve preoccupare: dei suoi, della sinistra o dei nuovi democristiani?
La Meloni deve preoccuparsi dei suoi, evitando di candidare o foraggiare personaggi squallidi; della sinistra perché riempirà il suo cammino di trappole e di infamie; ma deve preoccuparsi, soprattutto, di se stessa, perchè ultimamente si è resa protagonista di certe uscite ridicole. I democristiani? No, di quelli non si deve preoccupare, ormai hanno una casa, l’ha data a loro Cuffaro.
Ultima domanda: ma tu di questo “dibattito” su “fascisti e affini” non ti sei rotto le palle?
Ma certo che sì. Molti parlano di fascismo senza aver mai letto Renzo De Felice, Gentile, Ugo Spirito, Ardengo Soffici, Berto Ricci, Pirandello, George Mosse, Marco Tarchi, Ernst Nolte, Marcello Veneziani, Bardeche. Le loro letture di riferimento sono i libri della Murgia, di Francesco Filippi, o di Eric Gobetti. E non mi stupisco, e sai perché? Perchè in Italia abbiamo santificato la cretinocrazia, abbiamo instaurato la cacocrazia; l’italiano si è fatto servitore e garante di una ottusa onagrocrazia. Quindi non mi stupisco se chi vuole approfondire un argomento delicato come il fascismo dia credito alla Murgia, a Filippi e a Gobetti. Non mi stupisce affatto. Mi ricordo un episodio: una volta Ignazio La Russa fu accusato da uno studente di essere “ fascista”. Lui, senza scomporsi, rispose:” In altri tempi ti avrei chiamato adulatore”. Appunto…il altri tempi.
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