di GianMaria Tesei
La pastry chef più famosa e talentuosa della nuova tendenza dell’alta cucina italiana, ossia Isabella Potì, ha da poco regalato ad una folta platea di appassionati della sua arte culinaria un testo molto interessante, “Millennial cooking”, che proietta le sue idee verso un pubblico ancora più vasto.
Romana di nascita ma leccese d’adozione, di madre polacca e di padre pugliese, stella oramai consacrata della haute cuisine in ambito della pasticceria, la Potì a soli ventiquattro anni viene considerata tra le più importanti chef italiane ed internazionali, pur non avendo alle spalle una famiglia che si muovesse nell’ambito della ristorazione, ma essendo sin da piccola vocata alla creazione di dolci, incominciando ad aiutare nel farlo anche sua madre e sua nonna.
L’istituto alberghiero di Lecce ha saputo darle le basi su cui ha costruito le esperienze successive che hanno preso le mosse dal ristorante ”Bros’ “ di Lecce, dove si è informata alle tecniche della pasticceria classica e moderna, per poi proseguire nell’incremento delle proprie competenze professionali a Londra con Claude Bosi, in terra iberica con Martin Berasategui e nella pasticceria di Paco Torreblanca.
Il ritorno sul suolo pugliese, a fine 2015, ha rafforzato il file rouge con il Bros’, dove da sous è presto divenuta head-chef, con la supervisione di Floriano Pellegrino (fratello di quel Francesco che la istruì al Bros’ nella sua precedente esperienza presso il ristorante pugliese ),come lei nel 2017, annoverato nella categoria Forbes 30 Under 30( che racchiude le 600 menti giovani nel mondo- trenta nel suo settore- dotate di creatività ed audacia e capacità di rivoluzionare il panorama dell’ambito in cui operano) ed, in seguito, legato alla Potì da una relazione sentimentale.
Mentre la sua formazione personale si arricchiva nel 2017 delle esperienze presso il ristorante Mirazur di Mauro Colagreco ed al Geranium di Rasmus Kofoedi, il suo talento insieme a quello del compagno ha consentito di ottenere al ristorante leccese, sin dal 2018, una stella Michelin, confermata successivamente, grazie anche ad uno staff internazionale, diventando un riferimento gastronomico fondamentale come già aveva indirettamente sancito la partecipazione come ospite alla settima edizione di Masterchef Italia sempre nel 2018.
Il percorso della chef pâtissier, come emerge dal suo prodotto scritturale, è un viaggio nella cucina moderna e classica, all’insegna di un gusto elegante che sappia coccolare la tradizione, soprattutto quella pugliese, permeandola delle tendenze dei sapori del tempo attuale, adoprando inoltre, sapientemente, contaminazioni gastronomiche differenti. Giuliano Sangiorgi, polistrumentista e cantautore dei Negramaro, salentino come la maestra della pâtisserie, ha realizzato la prefazione del libro quasi creando una liaison tra due forme d’arte come quella gastronomica e quella canora e musicale.
“L’essenziale è visibile al gusto”, motto del suo ristorante è pienamente la traduzione del suo pensiero gastronomico che sposa la concezione di dolci che non eccedano nell’uso di zuccheri e grassi e che sappiano valutare appieno l’importanza dell’amaro o di ingredienti anche quasi desueti.
Essendo nata a ridosso del nuovo millennio, la Potì si fa trasportare, in senso positivo, dall’onda di ricerca costante e veloce del nuovo, dello stare repentinamente al passo con i tempi tipica degli anni duemila, vivendo essenzialmente senza porsi limiti nella crescita propria associata a quella del mondo che la circonda, assecondando i propri obiettivi con lo stesso spirito “dei tempi moderni” proprio dei millennials.
In “Millennial cooking”, oltre a raccontare la propria visione della cucina e le proprie esperienze formative, la chef italiana trasfonde l’idea di gruppo e team come famiglia, con gli elementi che interagiscono, anche al di fuori dei classici momenti di lavoro, attraverso meeting et similia, pure in questo contesto generale così complesso per tutti, in cui il Bros’ ha deciso, per conformarsi al proprio stile di base, una chiusura totale, senza però licenziare nessuno, non adeguandosi al delivery od all’asporto ma cercando soluzioni innovative fatte di collaborazioni e partnership. Il tutto cercando di fare un ‘imprenditoria culinaria multiforme che rimanga fedele ad una cucina che fa della ricerca , della stagionalità e del territorio la sua essenza, combinando il passato ed il presente per scrivere un nuovo futuro e battendo una strada che è da esempio per tanti giovani della realtà della ristorazione italiana e non solo.
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