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Minori “prendi e lasci”, da Catania in Polonia alla ricerca della figlia rapita: il caso di Sebastiano Ferlito
Pubblicato il 22 Dicembre 2012
Una vicenda tormentata di probabile sottrazione di minore. In mezzo episodi inquietanti…Storia di un padre che vuole soltanto riabbracciare la figliadi iena miscredente marco benanti
E’ in lotta con la giustizia polacca per potere riabbracciare la propria figlia, dopo che quanto deciso dal Tribunale dei Minorenni di Catania, che ha già disposto che la piccola torni in Italia, dal padre, è rimasto disatteso: questa, in sintesi, l’ “odissea” di Sebastiano Ferlito (nella foto), un commerciante catanese di circa quarant’anni coinvolto in una vicenda al cui centro, comunque, non c’è soltanto lo scontro “padre-madre” per i figli, ma l’inquietante fenomeno della violazione dei diritti dei minori in Polonia. Una realtà legata in particolare a bambini nati fuori dai confini dell’ “ex satellite” dell’ impero sovietico, che sarebbe –secondo quanto denuncia Ferlito- tollerata in qualche maniera dalla giudici polacchi, benchè esista una precisa normativa europea che dispone per i bambini rapiti o meglio sottratti dal legittimo genitore, provenienti da altri territori all’interno della comunità europea, il rientro, entro un massimo di sei settimane, nei Paesi di origine; inoltre, alla luce di un’apposita legge europea, la competenza sui questi casi è riservata agli Stati in cui il bambino era residente precedentemente il rapimento.
Ma come nasce questa storia? Racconta Sebastiano Ferlito: “il 13 luglio del 2009 nasce mia figlia Maya. Una grande gioia, per la mia secondogenita , considerando che io sono papà di un’ altra bella e brava bambina che si chiama Luana, che oggi ha 10 anni, avuta in una precedente relazione con un’ altra donna. Di Luana detengo la potestà esclusiva. Purtroppo, già prima della nascita di Maya non avevo un buon rapporto con la madre, la signora Lubinska Anna Marta. Malgrado ciò, era mio proposito fare crescere insieme le due bimbe, mantenendo un rapporto più equilibrato possibile”. Finita la relazione, Ferlito e la Lubinska si rivolgono al Tribunale dei Minori che, il 7 gennaio 2010, dispone l’affidamento congiunto di Maya. Ma cosa accade?
“Dopo tre mesi della nascita di Maya –racconta Ferlito- mi vedo costretto a denunciare la signora Lubinska perché insieme ad un’altra donna fa perdere le tracce di mia figlia, con la scusa di effettuare delle denunce nei miei confronti, poi rivelatesi false in sede di Tribunale dei Minori di Catania.” La situazione sta però per “deragliare”: infatti, nel giugno del 2010 solo l’intervento della polizia di frontiera, all’aeroporto di Fontanarossa, impedisce alla Lubinska di portare via in Polonia la piccola Maya. “La polizia –racconta Ferlito- blocca la signora in partenza con un passaporto falso di mia figlia. Da lì iniziano una seria di indagini da parte dei Tribunali e anche da parte mia per un eventuale rapimento di mia figlia.” Il padre ha un ricordo nitido di Maya e delle sue parole: “era molto attaccata a me. Non dimenticherò mai le parole che mi ha detto il giorno prima del tentativo di rapimento da parte della madre: ‘mai mi lascia papà’. Non potrò mai dimenticare queste parole”.
Sul tentativo di rapimento, o meglio di sottrazione, in cui sarebbero coinvolte più persone, ci sono indagini ancora in corso da parte della squadra mobile della questura di Catania.La storia prosegue, in modo sempre più tormentato. La signora Lubinska, nel 2011, si rifiuta di riconsegnare la figlia al padre, anche in presenza dei carabinieri e soprattutto di quanto disposto dal Tribunale dei Minorenni. Il quadro generale si fa sempre più fosco, anche perché i rapporti fra genitori sono sempre tesi: Ferlito denuncia anche una serie di azioni contro di lui e i suoi averi, come un incendio e un furto di auto(la stessa poi sarà ritrovata). Solo sospetti verso la ex compagna, nulla di più. Ma c’è di più: dai tabulati telefonici di un telefonino della Lubinska saltano fuori messaggi piuttosto inquietanti, peraltro in corrispondenza della giornata del furto dell’autovettura. “Visto che non sei stato capace tu lo ammazzo io” e altri messaggi dal tenore piuttosto inquietante mettono ulteriormente in allarme Ferlito. C’è forse un progetto omicidiario contro di lui? La vicenda diventa sempre più drammatica.
Racconta Ferlito: “il 14 agosto del 2011 rapiscono mia figlia Maya. Riusciamo a rintracciarla dopo circa tre mesi, grazie alla collaborazione della Procura di Catania, con il Pm dott.ssa Agata Consoli, la polizia postale e la squadra mobile, oltre a degli investigatori privati da me assunti. La troviamo in una località della Polonia, a Chelm”. Tutto bene quel che finisce bene? Nemmeno per sogno. Comincia una sorta di “braccio di ferro” fra Ferlito e l’Autorità del posto. “Sebbene io abbia in mano un decreto valido in tutta la Comunità Europea –denuncia Ferlito- ancora oggi non ho potuto riavere mia figlia. Con manovre dilatorie e altro i tribunali polacchi prendono tempo.”
Ma c’è di più: “il caso di mia figlia –dice Ferlito- è uno dei tanti casi di violazione del diritto internazionale perpretato in Polonia. Sono centinaia i minori italiani rapiti o al centro come si dice di sottrazione di minore negli ultimi cinque anni, che non fanno ritorno a casa per un comportamento inaccettabile da parte dei giudici polacchi che violano le leggi in vigore, in particolare quelle sancite da parte della Corte di Giustizia Europea .”
Aggiunge Ferlito: “non a caso, il 22 dicembre 2010, con sentenza definitiva ed esecutiva in tutti gli Stati membri dell’Ue la Corte ha ordinato e obbligato che i bambini rapiti e provenienti da altri territori all’ interno della Comunità Europea devono ritornare entro un massimo di sei settimane nei Paesi di origine. Non solo: la Corte riconosce competenza decisionale in merito solo allo Stato dove il bambino era residente precedentemente al rapimento. E anche questo in base ad una legge europea. Io ho elencato soltanto centinaia di bambini italiani, ma se si aggiungono i bambini rapiti da polacchi in altri parti del mondo e portati in Polonia il numero cresce, diventano migliaia. Di tutto questo ho documenti e prove che lo testimoniano. In generale, ripeto che sono indignato per la condotta di questi giudici polacchi. E’ un anno che non vedo mia figlia.”
Adesso, con il suo legale, in Italia, avv. Pietro Ivan Maravigna (Ferlito è anche assistito, in Polonia, dall’avv. Roberto Privitera), è pronto un ricorso alla Corte di Giustizia Europea. Ma è una vicenda che promette altri sviluppi.
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