Bravi e belli sti ricchi imprenditori catanesi. Ognuno con decine di società intestate, centinaia di ettari di terreno, decine di ville e appartamenti. Macchinoni, negozi, barche. Elegantissimi con le loro macchine d’epoca, fanno feste e festini per sfoggiare la loro appartenenza alla riccanza e per millantare qualche abolitissimo titolo nobiliare.
I figli e i nipoti nelle migliori università del nord e dell’estero, o meglio ancora giovanissimi professori, dottorandi e ricercatori nel bandito ateneo di Catania.
Bravi e belli non hanno mai dato nulla alla città, anzi: quando hanno potuto hanno divorato e arraffato ogni risorsa pubblica. Per fare centri commerciali, speculazioni edilizie, cartolarizzazioni. Persino quando il pubblico ha provato a espropriargli qualcosa hanno ottenuto risarcimenti milionari per qualche ettaro incolto e abbandonato. Amici dei mafiosi, pure i soldi si sono portati via: in Svizzera, in Liechtenstein, in qualche isoletta nell’oceano. Si dirà che hanno dato lavoro. Chiedetelo ai loro dipendenti in che condizioni lavorano.
Una cosa buona potevano fare sti ricchi imprenditori catanesi: comprare la squadra di calcio.
Ma neanche questo sono stati in grado di fare, anche su questo hanno tentato di fare gli sperti, e pure in questo hanno fallito.
Matteo Iannitti.