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“Misterbianco-ex Urss”: finisce il “Diguardismo”, ma il segretario provinciale del Pd non si dimette?
Pubblicato il 25 Ottobre 2021
Cala il sipario sul regno di Nino Di Guardo a Misterbianco e l’addio è una lunga (e triste) passeggiata sul viale del tramonto.
Nessun applauso, nessuna indignazione per l’onore violato del paese, dopo l’onta del commissariamento.
E neppure l’effetto Barbagallo, inteso come Anthony, il rampante deputato del PD che ci ha messo la faccia, oltre a qualche giovane e ingenuo candidato, e si ritrova con il partito incredibilmente sotto il 5%, quindi fuori dal Consiglio Comunale.
Una Caporetto.
La Caporetto di un establishment che ha creduto nel ruggito del vecchio leone, in realtà più simile a Saturno che divora i propri figli, come nel celebre dipinto di Goya. Incurante dello scioglimento per infiltrazioni mafiose, incurante dell’addio di Sammartino, nel 2017 suo alleato nella rielezione e stavolta “in proprio” con l’anemico Calogero (secondo, o terzo, con una percentuale inferiore al 30%); Nino pensava che il popolo fosse con lui e con il suo modo guascone e spregiudicato di gestire la cosa pubblica; in realtà l’amore era finito da tempo e a tenerlo in vita erano gli accordi con i “ras” delle preferenze, come “uno qualsiasi”.
Il sipario scorre, come scorrono i titoli di coda.
Massimo La Piana, autorevole e rispettabile “voce dal sen fuggita” della sinistra misterbianchese, non riesce a rivitalizzare quel che resta dei 5 Stelle e si deve accontentare di portare un Consigliere del proprio Movimento a Palazzo del Senato, contrariamente ai Grillini inchiodati al 3,5%).
Vince Marco Corsaro, al secondo tentativo, con un Centrodestra a trazione Forza Italia e Fratelli d’Italia ringalluzzito e vincente solo quando sceglie candidati con radicamento sul territorio e progetti costruiti nel tempo.
La qualità del progetto si vedrà (e si giudicherà) da domani, così come la capacità di rendersi impermeabili alle possibili, frequenti, documentate, infiltrazioni della criminalità organizzata nei gangli amministrativi di un paese dai mille problemi e dai tanti appetiti.
Per adesso l’unico risultato palpabile, la vox populi, la sensazione che si respira nei commenti del post-voto è “a senso unico”: Nino (Sindaco) non c’è più, con la sua arroganza e l’aura da unico salvatore della patria.
E adesso la vita, politica, può ricominciare per tutti, nel paese dei paradossi.
Centrosinistra compreso.
Iena Controrivoluzionaria nella “ex Urss di Cenienko”.
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