Giustizia

MONTANTE: CONFERMATO IL “SISTEMA”. MA PERCHE’ IL “PALADINO DELL’ANTIMAFIA” NON VA IN CARCERE?

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di iena marco benanti

All’indomani della sentenza emessa dalla Cassazione che ha annullato la condanna per l’associazione a delinquere per Antonello Montante, gli amici di quest’ultimo hanno esultato proclamando che è stata esclusa l’esistenza del “sistema Montante”, mentre autorevoli giornalisti ed opinionisti hanno fatto da cassa di risonanza a tale giubilo.

In realtà, la sentenza della Cassazione ha condannato definitivamente Montante per tre episodi di corruzione aggravata, per cui gli è stata inflitta la pena di anni nove e mesi quattro di reclusione, ridotti per il giudizio abbreviato ad anni sei, mesi due e giorni venti di reclusione. Inoltre, è stato condannato in via irrevocabile per numerosi accessi abusivi al sistema informatico del Ministero dell’Interno, dal quale Montante con l’aiuto di infedeli funzionari dello Stato in modo sistematico carpiva informazioni, creava dossier per ricattare o per presentarsi quale falso campione dell’Antimafia. E’ per queste ragioni che si può dire che il “sistema Montante” esca confermato dalla sentenza della Cassazione.

La Corte d’Appello di Caltanissetta, cui il processo è stato rinviato, dovrà invece solamente rideterminare la pena per gli episodi di accesso abusivo al sistema informatico, computo che necessariamente porterà ad un aumento in aggiunta alla pena di sei anni, mesi due e giorni venti di reclusione, già definitivamente stabiliti per le plurime ipotesi di corruzione; la necessità di calcolare la pena, in aumento su quella per le corruzioni, deriva infatti dalla dichiarazione di prescrizione degli episodi più risalenti di accesso abusivo, commessi sino al 29 giugno 2014 mentre sono stati confermati quelli successivi a tale data.

Appare dunque improprio gioire per un Montante che viene definito “riabilitato”, quando è invece definiva la condanna per reati tanto gravi, ad una pena superiore ad anni quattro per la quale avrebbero dovuto aprirsi subito, già il 31 ottobre le porte delle patrie galere.

La vera domanda da porsi dunque è: perché Antonello Montante è ancora a piede libero? A chi giova riabilitarne la figura? Forse per le pregresse intense frequentazioni con importanti magistrati palermitani?

Così come stabilito per i condannati del processo Saguto, Montante avrebbe dovuto essere condotto in carcere perché la pena residua che deve scontare, anche dedotto il periodo di carcerazione preventiva di cui ha già sofferto, è superiore al limite di quattro anni di reclusione.

Ciò ad oggi non è avvenuto: perchè?

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Iene Sicule

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