Il presidio in via Etnea
Campagna di mobilitazione nazionale per sostenere la piattaforma Cisl presentata al governo
Catania, 5 marzo 2024 – A Catania, solo nove ispettori del lavoro per oltre 90mila imprese; in Sicilia, banche dati degli organi di controllo che non dialogano tra loro; ovunque dumping contrattuali che penalizzano anche le misure personali di sicurezza. Sono criticità che penalizzano gravemente la tutela della salute e la sicurezza sul posto di lavoro, nonostante le rassicurazioni da parte della politica. Ma, qui come nel resto d’Italia, non è solo questione di numeri: è una questione di cultura della prevenzione e va affrontata prima possibile. Lo ha ribadito la Cisl, con una manifestazione regionale, e presidi davanti alle Prefetture siciliane, nell’ambito della mobilitazione nazionale, rilanciata dallo slogan “Fermiamo la scia di sangue”, per sostenere la piattaforma/decalogo che il sindacato guidato da Luigi Sbarra ha proposto al governo nazionale.
A Catania, la Cisl è scesa in strada, con tutte le sue federazioni di categoria, guidata dal segretario generale Maurizio Attanasio e alla presenza di Paolo Sanzàro, componente della segreteria regionale della Cisl siciliana. E insieme a una delegazione di lavoratori hanno consegnato un documento alla rappresentante del governo nella sede della Prefettura.
«Noi oggi qui rappresentiamo un mondo trasversale – ha sottolineato Sanzaro – che riguarda tutto il mondo del lavoro, dai medici agli infermieri, dai lavoratori edili ai lavoratori del mondo agricolo, dai lavoratori che vediamo ogni giorno nelle nostre strade a quelli dell’industria, dai pensionati ai dipendenti pubblici. Siamo qui perché la cultura della sicurezza diventi patrimonio di tutti. In ogni cantiere, vanno potenziati i responsabili per lavoratori per la sicurezza, va fatta un’alleanza sana e giusta col mondo della scuola per la formazione; vanno formati e informati i lavoratori; vanno fatti investimenti e va istituita una “patente a punti” per premiare quella azienda che non ha, per fortuna, incidenti mortali nei propri cantieri».
Secondo Attanasio, «per fermare la scia di sangue degli incidenti e delle morti sul lavoro occorrono certamente più controlli e più personale degli organismi preposti, ma occorre anche altro. Occorre una nuova cultura della sicurezza e della prevenzione, ad esempio, formata a partire dalla scuola. In tal senso, partiremo già da marzo con iniziative formative con gli studenti.
«Occorre rafforzare le normative con la concertazione e garantire la loro applicazione con la buona contrattazione – aggiunge – per evitare negligenze dovute a cambi di appalto o di contratto, per cui spesso i lavoratori si ritrovano anche senza adeguati dispositivi di sicurezza. Ecco perché occorre sottoscrivere un patto di responsabilità tra sindacati-istituzioni-imprese.
«C’è un altro tema da sviluppare – avverte poi il segretario della Cisl catanese – cioè la crescita abnorme di enti certificatori con personale non correttamente formato. Anche qui serve un controllo più stringente da parte delle istituzioni e serve un albo in cui accreditarsi. C’è poi un paradosso tutto siciliano: le banche dati dell’ispettorato del lavoro non dialogano con quelle dello Spresal, il servizio per la prevenzione e la sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Asp, e dell’Inps. Una stortura che chiederemo al Prefetto di verificare anche attraverso il comitato provinciale per la prevenzione e i diritti del lavoro».
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