Motherfatherson: Richard Gere protagonista anche sul piccolo schermo


Pubblicato il 07 Giugno 2020

di GianMaria Tesei

Mentre “American Gigolò”, ossia quello che fu il film che lo lanciò nell’olimpo del cinema hollywoodiano probabilmente diverrà una serie tv, guarderemo colui che ne fu protagonista assoluto in un prodotto visibile in Italia dall’8 giugno su Sky Athlantic e Now Tv, intitolato “MotherFatherSon”.

Ovviamente si tratta di Richard Gere, il cui film cult che lo rivelò al pubblico mondiale giusto quarant’anni fa, sarà probabilmente riproposto (si parla di un pilot) in forma di miniserie con Julian Kaye che questa volta dovrebbe essere interpretato da Jon Bernthal, con il personaggio che, con diciotto anni in più trascorsi nelle patrie galere per un omicidio mai perpetrato, ricomincia la propria vita a Los Angeles.

E lo stesso Gere, le cui uniche presenze in produzioni del piccolo schermo sono state un film del 1993, ossia “Guerra al virus”, per sensibilizzare sull’HIV, di Roger Spottiswoode e, diciassette anni prima, una partecipazione nel primo episodio della quarta stagione del serial “Kojack “(con il grande Telly Savallas), mostrerà il suo talento nelle otto puntate di “MotherFatherSon”.

Questo prodotto per la tv, che ha proprio come protagonista centrale Gere (che personifica Max Finch) e che è di genere drammatico-thriller, è stato ideato e sceneggiato dallo scrittore inglese Tom Smith (conosciuto per la serie “American Crime Story: The Assassination of Gianni Versace” e per la pellicola “Child 44 – Il bambino numero 44”, prodotta da Ridley Scott, che deriva dal suo romanzo “Bambino 44” del 2008) ed è stato prodotto da BBC Studios e BBC Two Films, per la regia dei due registi britannici James Kent ( noto per il film “La conseguenza” e per i serial “22.11.63” ed “The White queen”) e Charles Sturridge ( con alle spalle nove creazioni per il grande schermo , tra cui spicca “Runners” del 1993) che lo hanno girato nel Regno Unito.

Max Finch è il tipico tycoon che da imprenditore affermato dell’acciaio diviene magnate del mondo delle comunicazioni di massa creando un “regno”economico sconfinato tanto da esercitare la sua energica influenza ed il suo indiscusso potere per condizionare, orientare e suggestionare le dinamiche politiche e le elezioni, con la relazione complessa tra media e potere a permeare profondamente questa miniserie tv.

La moglie Kathryn Villiers (resa sullo schermo da Helen McCrory, la Narcissa Malfory di “Harry Potter”), opima ereditiera, dedita ad opere di filantropia e che si è appassionata di un clochard, è separata da Finch, il quale ha affidato il National reporter, ossia il giornale più importante del suo colosso di mass-media, al figlio Caden (interpretato dall’attore teatrale e cinematografico britannico Billy Howle, che ha recitato, tra l’altro in “Star Wars: L’ascesa di Skywalker” del 2019), ma questi non riesce a tenere la barra del comando in maniera tale da evitare che il giornalista migliore abbandoni la redazione della sua testata.

Il rampollo della famiglia patisce fortemente la personalità carismatica del padre, non sapendo sostenere le aspettative ed il peso delle responsabilità, tanto da cadere in una spirale di condotte auto disfattiste, le cui conseguenze potrebbero determinare l’incrinarsi ( si aduggiano sulla famiglia inoltre due avvenimenti che appaiono concatenati ossia il dileguarsi di una giovane e l’assassinio di un detective privato )od addirittura il cedimento dell’impero del self-made man Finch, eventualità che Kathryn non vuol prendere neanche minimamente in considerazione, decidendo di riaccostarsi al nucleo familiare proprio per scongiurare derive demolitive di quanto ha realizzato il capostipite fino a quel momento.

La realizzazione del serial ha implicato per la troupe un lavoro di sei mesi, con Gere che non ha del tutto gradito forse proprio il genere della serialità, avendo affermato come abbia provato a considerare la miniserie come un film di otto ore, ma in realtà avendo avvertito come se si trattasse di girare tante pellicole differenti l’una dall’altra nelle quali personificava il medesimo personaggio.

Quindi un’esperienza che l’attore di “Pretty Woman”( film per il quale è stato candidato, come “migliore attore in un film commedia o musicale” ai Golden Globe, kermesse in cui ha ricevuto altre tre candidature tra cui spicca quella come “migliore attore in un film drammatico” per “Ufficiale e gentiluomo”) ha fatto intendere che non ripeterà , sentendosi invece maggiormente predisposto a darci altre prove interessanti delle sue qualità attoriali sul grande schermo.

 

 

 

 

 


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