Riceviamo e pubblichiamo:
“A seguito dell’intervista di Domenico Torrisi, Amministratore delegato della SAC alla Sicilia, il presidente del MEC e dei comitati Vussia ha commentato: ‘Il capo dell’aeroporto di Catania non si rende conto che se il suo personale non sa usare la NASPI, vale a dire l’idrante, non sa prendere gli estintori dagli alloggiamenti, non sa cosa fare in caso di emergenza, la responsabilità è dell’azienda, vale a dire sua. Vogliamo vedere gli attestati dei corsi di sicurezza e antincendio, a questo punto e sapere chi li ha rilasciati. Circa l’assenza di sprinkler o impianti a pioggia, che sarebbero ‘pericolosi’, ancor più pericoloso è che non si sappia dove siano gli interruttori o che non ci sia personale immediatamente identificabile che sappia staccare la corrente. Anche se l’incendio fosse scaturito in due parti diverse e la prima in un ufficio affittato, ma all’interno del sedime aeroportuale, la mancanza di sicurezza e di vigilanza è della struttura di gestione aeroportuale. Ma anche se tutto questo non importasse, la gestione di tutto quello che è venuto dopo l’incendio, è stata disastrosa. L’amministratore, per quanto ne sappiamo, ha chiuso l’aeroporto a data da destinarsi e solo con l’intervento di ENAC sono stati programmati due voli l’ora, fino ai dichiarati dieci voli ora attuali, anche se sono centotrenta al giorno e quindi la media fa sette.’
Il presidente del MEC invita le istituzioni regionali e gli azionisti a capire bene un elemento chiave di tutta questa vicenda. ‘Le conseguenze dell’incendio impattano per una percentuale del PIL siciliano pari al 15%. È un valore enorme. In qualsiasi Paese del mondo, cavanti a un disastro di queste proporzioni l’azzeramento dei vertici aziendali sarebbe stato immediato e ovvio. Qui c’è una chiamata a serrare i ranghi della politica e dell’amministrazione contro nemici che non esistono. Nessuno ha conti personali con chi gestisce la cosa pubblica. La mala gestione o gli scarsi risultati sono il problema. Ad esempio, sono convinto che si sarebbe potuto fortemente mitigare il danno se fosse stata usata immediatamente l’aerostazione Morandi. Perché non si usa? C’è qualcosa che non sappiamo? Il cemento armato cede? La verità è che per usarla, avremmo avuto bisogno di un management adeguato e non sappiamo se il CdA della SAC sia nelle condizioni di poterlo selezionare, considerati i risultati e la sostanziale inerzia di questi giorni.’
Melchiorre conclude: ‘Nell’intervista si fa riferimento spesso al fatto che non sarebbe compito di SAC fare molte cose e addirittura che si lavora per puro spirito di servizio, come se non fosse un normale dovere. Sarà bene avvertire il dr. Torrisi, al quale facciamo i nostri migliori auguri di uscire da questo momento di difficoltà interpretativa, che tutti quelli che lavorano alla SAC sono pagati per farlo, con oneri ed onori. Fare il proprio lavoro è normale, non eccezionale. Il punto è: siamo sicuri che il lavoro sia stato svolto? Per i passeggeri e per i viaggiatori la risposta è chiara: nessuno li tutela dai disagi e la struttura aeroportuale non è in grado di far partire e atterrare i voli prenotati e pagati a Catania. Il resto sono chiacchiere. Noi lavoriamo ai risarcimenti dei passeggeri e, se sarà appurata qualche responsabilità, a far ottenere alle piccole imprese catanesi il giusto risarcimento.’ “
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