Musica&Politica, “disco rotto” Pippo Berretta “gufa” contro l’amministrazione comunale: un pezzo per aiutarlo ad aumentare i “like” su facebook


Pubblicato il 03 Agosto 2015

L’esponente democratico ripete anche oggi cose dette da anni.

E sul suo profilo mancano i riscontri. Allora cerchiamo di aiutarlo noi.

a cura di iena senza cappello

Pippo Berretta torna –tanto per cambiare- ad “attaccare” chi governa la città, insomma, torna a parlare di un “prodotto politico” della sua “classe”. E del “sistema Catania”. Insomma, un caso o giù di lì di “autocoscienza”.

Comunque, in attesa di sentire qualcosa di diverso dall’ex sottosegretario alla giustizia, riportiamo –anche per aiutarlo ad aumentare i “like” sulla sua bacheca, alcuni passaggi dell’intervista pubblicata oggi, 3 agosto 2015, da “La Sicilia”.

 Eccoli:

“No all’immobilismo, no all’arroccamento dell’amministrazione dentro il «fortino-Comune» mentre invece servirebbe concertazione, no alle inaugurazioni di opere altrui… No al Pd provinciale che «non esiste più», no alla poca trasparenza su temi spinosi della città come il caso cittadella giudiziaria e la questione del commissariamento dell’Ipi-Oikos. In questo agosto rovente il deputato Giuseppe Berretta riparte all’attacco in vista di un autunno a tinte fosche. Al giro di boa dei due anni di amministrazione Bianco, il «rivale-compagno di partito» del sindaco attacca su tutti i fronti e si scaglia soprattutto contro il Comune che continua a negare l’apporto delle forze della città per provare a risollevarla…”

 

«Al di là dell’indubbio impegno, sono trascorsi due anni e il bilancio di questa Giunta è magro e l’inversione di tendenza tanto annunciata non c’è stata. Mi sembra di essere davanti a un’amministrazione affetta da “inauguratite”, da ultimo si è inaugurata la darsena del porto, un’opera, così come la metro però, non realizzata né finanziata dal Comune, per la quale si deve dire grazie alla Tecnis che ha proseguito l’appalto nonostante le inadempienze dell’autorità portuale. Darsena che peraltro sarà operativa davvero solo tra qualche mese. Nel frattempo però il Comune non riesce a realizzare nemmeno il solarium di S. Giovanni Li Cuti… Ora da cittadino dico che sono contento che vengano a Catania le più alte cariche dello Stato, ma dall’amministrazione vorrei sapere: quando si libererà Catania dai rifiuti e si avvierà la raccolta differenziata, bandendo un nuovo appalto; quando si libererà la città dall’abusivismo commerciale e in che modo si aiuteranno i commercianti onesti; cosa si sta facendo per il traffico urbano, ovvero quanti autobus in più sono in giro rispetto a ieri, a me risulta che siano meno, e quante altre linee Brt intende attivare e non solo annunciare; quando pensa di passare dagli esperimenti spot, come il lungomare liberato, ad una politica della mobilità sostenibile, moderna ed ambiziosa; quando pensa di ristrutturare qualche scuola e di mettere a norma qualche impianto sportivo; quando pensa di bandire un appalto pubblico e su questo punto vorrei aggiungere che l’unica opera pubblica realizzata finora è stata l’abbattimento del Ponte Gioeni… Potrei, quindi, proseguire ma credo che il senso sia chiaro: Catania non decolla e gli unici che decollano sono i nostri ragazzi che vanno via… Insomma la crisi è generale. E riguarda tutti i settori, compresi queli culturali con il disastro dei nostri teatri e l’affanno dell’Università… ».

«Guardi sulla città c’è un senso diffuso di cappa. Ad esempio le due vicende «Cara» e discarica Oikos sono emblematiche. In questi settori ci sono interessi grossi che si sono consolidati nel tempo rispetto ai quali non c’è la capacità di determinare una rottura vera, mentre invece noi avremmo bisogno di liberare Catania dalle chiusure, dai corporativismi e dagli interessi poco chiari. E dico di più: abbiamo chiesto al Prefetto di conoscere quali sono i compensi dei commissari della discarica e della ditta di raccolta, dati che dovrebbero essere pubblicati sul sito della Prefettura. Avevamo richiesto in primis i dati in via informale, ma vista la mancata risposta abbiamo fatto una formale richiesta di accesso.

Anche in questo caso sono trascorse alcune settimane ma non ci è stata data alcuna risposta. Peraltro queste personalità sono state nominate oltre che commissari della discarica anche commissari della Oikos per lo svolgimento dell’appalto Nu di Catania».

«Secondo noi per i compensi dei commissari è stata invece stabilita una cifra esorbitante, che non si giustifica in alcun modo e che contrasta con gli indirizzi che ha dato l’Anac. C’è quindi una anomalia oltre che all’anomalia in ordine alle modalità di scelta dei commissari, cioè dei criteri adottati per le designazioni».

«Bianco ci accusa di stare alla finestra e criticare, ma noi, e lo abbiamo sempre detto, saremmo pronti a dare il nostro contributo che è stato sempre rifiutato. A malincuore, però, abbiamo preso atto della chiusura dell’amministrazione, per cui chi propone idee per la città del futuro viene considerato uno scocciatore, e mi riferisco ai consiglieri comunali, alle associazioni di categoria, alle associazioni civiche, agli operatori culturali, oltre che alle singole personalità, come il prof. Maurizio Caserta o padre Gianni Notari…. Al sindaco piacciono solo quelli che applaudono e sono sempre di meno, forse sarebbe meglio fermarsi un attimo e cambiare approccio, prima che sia troppo tardi».

 

«Il Pd a Catania è un partito sparito. Un partito sostanzialmente chiuso, che a Tremestieri viene escluso dalle elezioni e nessuno se ne assume la responsabilità, che costringe le democratiche ed i democratici di Adrano ad autoconvocarsi per tentare di smuovere le acque dopo due anni di commissariamento, che a Catania non organizza un’assemblea o un’iniziativa da mesi e non prende parola su nessuno dei temi dell’agenda politica comunale e provinciale. La soluzione? Un nuovo congresso è l’unica strada percorribile, sono trascorsi anni dall’ultimo e i rapporti di forza che portarono alla elezione del segretario Enzo Napoli, sono cambiati. E’ giunto il momento di avviare una fase davvero nuova, in caso contrario risulterebbe confermata la sensazione che il rinnovamento renziano si sia fermato a Reggio Calabria».

«Questa vicenda è una storia infinita tipicamente catanese. La responsabilità è fondamentalmente in capo al Comune che non ha, né da una parte realizzato la cittadella lì dove il ministero aveva previsto che dovesse essere fatta avendo acquistato l’immobile dell’ex palazzo delle Poste, né attivato le procedure necessarie per rimuovere il vincolo che c’è sul palazzo delle Poste e consentire di utilizzare l’immobile per altre destinazioni».

«La posizione del ministero col Comune è sempre stata chiara: vi abbiamo dato i soldi per acquistare un edificio da adibire a Cittadella. In caso contrario ci deve essere un immobile di pari valore a quello acquistato sul quale bisogna apporre un vincolo di destinazione d’uso. Quindi si dovrebbe vendere il Palazzo delle Poste ed acquistarne uno di pari valore sul quale trasferire il vincolo».

«Potrebbe essere una soluzione ottimale. E in questo caso non ci sarebbe alcun ostacolo a livello ministeriale. Ora il rischio è davvero di attendere ancora troppo tempo se non si troverà una intesa. Per evitare altre lungaggini il Comune potrebbe restituire l’ex Palazzo delle Poste al ministero che potrebbe a sua volta anche considerare di ristrutturarlo per farne finalmente sede di cittadella. Comunque in questa vicenda la cosa certa è che l’inerzia è fondamentalmente in capo al Comune che da 14 anni non dà seguitoagli impegni assunti».

 


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