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Natale amaro, la Fipe Confcommercio di Catania lancia l’allarme: “a rischio 25 milioni di fatturato”
Pubblicato il 01 Dicembre 2020
La notizia che il Governo sia indirizzato a vietare le cene e i pranzi di Natale e Capodanno getta nel panico i ristoratori siciliani, che quest’anno rischiano già di chiudere il 2020 con perdite da capogiro. Il malessere lo esprime il Presidente provinciale dei ristoratori di FIPE – Confcommercio Giovanni Trimboli: “Senza i consumi di Natale e Capodanno tutto il settore della somministrazione in Sicilia rischia di perdere 25 milioni di fatturato, una catastrofe”.
Questa è la stima calcolata dal centro studi della Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi che mette in fila i numeri di un eventuale stop alle attività di ristorazione per Natale e Capodanno e chiede ristori al 100% per compensare le perdite subite.
“Lo scorso anno – continua Trimboli – circa 200 mila persone hanno consumato fuori casa il pranzo del 25 dicembre, il veglione di Capodanno e il pranzo del primo dell’anno nei ristoranti aperti per l’occasione. Dicembre non è un mese come gli altri, con la chiusura delle attività di somministrazione alle 18:00 ci viene a mancare tutta la clientela delle ore serali, le cene commerciali per i consueti auguri di fine anno che da sole valgono il 20% del fatturato di un anno. Quindi se si vuole impedire ai ristoranti di lavorare a cena, bisogna compensare le perdite al 100%, basandosi sui fatturati dello scorso dicembre”. Conclude il presidente dei ristoratori di FIPE-Confcommercio puntualizzando che “L’idea di imporre un coprifuoco generalizzato alle 22 per tutte le feste natalizie, con lo stop ai ristoranti alle 18:00 il 25 e il 31 dicembre, non ha alcun senso né motivazione scientifica. Il governo ci chiude il governo ci paghi! Non avendo un piano per contrastare gli assembramenti nelle piazze fanno pagare a noi ristoratori la loro incapacità gestionale. I ristoranti restano luoghi sicuri, più delle case private. Basta essere additati come untori ormai questa bugia è stata smascherata”.
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