NECESSE EST NORMALIZZARE IL 5 GENNAIO FAVIANO


Pubblicato il 08 Gennaio 2025

In attesa dell’eventuale “Candelora” de “I Siciliani” in occasione della prossima festa di Sant’Agata fra fine gennaio ed inizio febbraio, il 5 gennaio 2025 ha reso evidente un dato da tempo in fase di maturazione: la normalizzazione dell’anniversario di Pippo Fava. Catania e il suo “sistema di Potere” hanno “ingoiato” anche questa pagina nera della sua borghesia stracciona, che nel 1984 si liberò di un intellettuale, soprattutto di un drammaturgo che rappresentava la lotta eterna dell’individuo contro lo Stato e le sue espressioni, non ultima la mafia.

Si capisce benissimo a quale logica rispose nel 1984 l’omicidio mafioso di Fava, si capisce altrettanto bene a quale logica di conservazione risponde la normalizzazione del 5 gennaio, realizzata da vari soggetti che sembrano aver lavorato in sinergia, si direbbe.

Ognuno ha fatto il “suo”, realizzando un risultato niente male: con toni moderati e tranquillizzanti, sono andate in scena marce, marcette di gente perbene, tutta unita, dalle frange “rivoluzionarie”, come sempre utili alla bisogna, agli eredi del duo Dc-Pci (il Pd); e ancora come dimenticare il necrologio della mattina del 5 sul giornale di Ciancio (a lungo protagonista CONTRO la verità sull’omicidio mafioso di Pippo Fava), e ancora la solita intervista pro domo sua dell’on. Claudio Fava con una apparente insulsa polemica populista sui “sindaci che non vanno sotto la lapide” e, infine, il capolavoro della serata con la presenza sotto la lapide che ricorda il giornalista dell’amministrazione che sta consegnando ai privati di tutto e di più.

Ah, dimenticavamo: dibattito finale di giornalisti ed intellettuali sulla “pericolosità della mafia”. Che non spara più (e perché dovrebbe farlo?). Applausi! Che si racconti, allora, come un qualunque notabile di provincia può alzarsi la mattina e far recapitare a chi gli dà noia una richiesta di cospicuo risarcimento danni; o magari, soltanto una querela “finta”. Succede da decenni. Grazie alle norme fasciste che regolano la diffamazione.

Così Catania “mangia” tutto, “ingoia” tutto: grazie, come spesso accade, a quelli che –a parole- “ululano”. Per poi dimenticare che dietro i riti vuoti della “città perbene” si annidano gli interessi peggiori. E le peggiori facce. Storia vecchia. Che conferma la malafede di chi ha consentito anche questo in una città abituata ad “ingoiare” tutto, perché popolata di abitanti che sono tutti amici, anche dietro le apparenti “contrapposizioni”, soprattutto le più radicali.

E’ così ricordare il Pippo Fava “perbene”, quello che ormai ricordano tutti, anche un Trantino qualsiasi. Anzi, nella pagina del giornale di Ciancio si è potuto vedere la foto di Pippo Fava assieme a quella di Enzo Trantino. Perché –dicono a Catania- alla fine siamo tutti uguali. O meglio sono tutti uguali. Il catanese, in questo, è maestro: maestro di qualunquismo, maestro nel non spiegare, maestro nel nascondere storie e uomini diversi.

Naturalmente, non troverete da tempo il Pippo Fava del teatro, quello che raccontava la lotta di singoli individui, dell’Uomo contro lo Stato. Volete che lo facciano gli “adoratori della legalità”, della mostruosità classista chiamata legalità (all’italiana)?

Volete che venga ricordato fino in fondo il Pippo Fava socialista, laico, che scriveva liberamente? Oggi, sotto la dittatura del politicamente corretto, sarebbe stato ricoperto di attacchi di ogni tipo. Anche peggiori della mafia.

Volete che i nuovi rapporti mafia-affari vengano fuori in un contesto del genere? Che si spieghi davvero il ruolo della “famiglia” Ercolano sulla città?

Volete che si racconti il ruolo di consenso dei “magistrati-showman”? Che qualcuno abbia l’ardire di dire cosa fa o meglio cosa non fa la Procura della Repubblica di Catania? Suvvia, toni moderati. La città ha bisogno di pensieri semplici, retti. Di legalità, insomma.

Il “sonno” di Catania continua: anche questa volta ad alimentarlo sono le “truppe del consenso” . Le più “rivoluzionarie”. Storia vecchia. Alla prossima.

Per il momento, magari sarebbe il caso di realizzare la “Candelora” de “I Siciliani” per il 5 febbraio. Per poi, magari rivedersi tutti il 25 aprile per il rito vuoto della “parata resistenziale”: un bello striscione anche lì -tutti uniti anche lì- per completare l’opera?

Frattanto, Catania viene venduta al miglior offerente.


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