di Gian Maria Tesei
Il 26 settembre la Fondazione La Verde La Malfa – Parco dell’Arte ha ospitato, sotto l’egida del Comune di San Giovanni La Punta (Catania), l’inaugurazione dell’interessantissima mostra (che si protrarrà fino al 21 aprile del 2021) “Nel lucido buio”, composta da sedici frutti del talento creativo delle arti figurative Ettore Frani, dipintore contraddistinto da rilevanti sapienza, inventiva ed ispirazione nell’uso del bianco e nero e nell’esaltazione della luce.
La location in cui si tiene l’evento espositivo è il suddetto ente, la cui genesi è dovuta ad Elena La Verde, donna dalla grande forza d’animo e sensibilità artistica che ella ha trasposto in opere che possono essere godute proprio nella Fondazione ( sorta nel 2008 in un’area costituita, presso San Giovanni La Punta, da un ettaro di parco nel quale sin dal 2000 La Verde ha collocato delle installazioni e la cui costruzione, dei primi anni ’70, è dovuta al marito che la volle come abitazione per la famiglia) e che ha sostanziato anche nelle collezioni d’arte contemporanea costituite da tele, sculture, prodotti dell’arte scritta (risalenti anche al sedicesimo secolo) nonché una collection di indumenti, fatta anche di dessous e lingerie d’epoca ( databili dal diciottesimo fino alla fine del diciannovesimo secolo).
Il presidente della fondazione, nonché figlio della La Verde, ossia Alfredo La Malfa ( che ha giustamente parlato di “mistero della luce”) ha congegnato e sostenuto l’exhibition assieme a Dario Cunsolo e Paola Feraiorni ( che aveva già promosso, tra le altre, una precedente mostra di Frani intitolata “La pietà della luce” e tenutasi dal 02 al 24 febbraio 2019 al Pan – Palazzo Delle Arti Di Napoli)ed ha introdotto la manifestazione espositiva che è a cura dello scrittore accademico e critico d’arte Giorgio Agnisola, il quale, in collegamento perché impossibilitato a venire, si è detto intristito dal non poter essere presente al vernissage poiché la mostra rappresenta un percorso partecipativo spirituale che va vissuto assieme.
Lo stesso professore emerito di arte sacra e beni culturali presso l’Istituto Teologico Salernitano nonché Valde Peritus della Facoltà per le Scienze estetico-teologiche, nel discorrere sull’arte di Frani, ha sottolineato come l’artista di Termoli usi un materiale poco assorbente , non la classica tela ma la tavola da cui riesce a sprigionare effetti che potrebbero apparire, ad una prima osservazione, come fotografici ma che invece sono frutto di una tecnica raffinatissima che si materializza nel comparire emergente del bianco che ha affrontato il nero, con la materia che sembra quasi sfumarsi.
I temi nodali della ricerca di Ettore Frani, a detta di Agnisola, sono: il mistero della vita, la sacralità dell’esistenza, della natura e delle piccole cose quotidiane che diventano vere e proprie epifanie attraverso il cercare nel buio la compresenza della luce senza una contrapposizione alla bipolarità tra le due tinte di colori e dell’anima.
Frani, per il critico di Maddaloni, nel suo estro inventivo toglie il nero per creare la forma ed inoltre il mistero non è svelato ma rivelato. Il tutto in un percorso che corrisponde ad un viaggio spirituale, con un’implicazione esistenziale che coinvolge il tempo e lo spazio in un percorso nell’arte stessa ed in noi stessi.
E la luce ed il buio non sono, come già detto, in contrapposizione, sempre secondo Agnisola, in queste opere che hanno un iniziale senso di fissità ma che è dinamica e legata ad una nostra mobilità interna e che alimenta il nostro bisogno di andare oltre.
Lo stesso critico ha aggiunto come Frani ci accompagni in questo viaggio che implica una pensosità non aprioristica che si determina dinamicamente nell’opera ed un’ulteriorità che corrisponde alla meta di questo viaggio spirituale.
“Nel lucido buio” è il titolo della mostra il cui simbolo è proprio l’opera omonima che è un trittico, con un pannello centrale che a distanza sembra apparici nel suo elemento di buio , ma che avvicinandoci, per Agnisola, vede emergere luci come quando si ascoltano le voci della propria anima e come fossero stelle comete che danno un senso della meraviglia che affiora nei due volti ritratti nei rispettivi pannelli laterali, in questo viaggio in cui l’arte ci accompagna alla scoperta del tutto e di noi stessi.
Il creatore di queste sedici opere ha una carriera che l’ha visto protagonista di parecchie collaborazioni con rinomate gallerie nazionali, conseguendo inoltre il Premio San Fedele 2010, Premio Ciaccio Broker per la Giovane Pittura Italiana 2011, I edizione Espoarte Awards stagione espositiva 2012/2013 Artista Under 45, Special Project Arteam Cup 2016.
Il percorso dell’artista molisano si contraddistingue per la frequentazione a soli sette anni dell’atelier di una pittrice dalla sua città d’origine e per lo scoprire la pittura ad olio gìà a dieci anni, formandosi poi all’accademia di Urbino e Bologna, per concentrarsi sin dal principio sull’uso dei neri ad olio per potere giungere all’essenzialità ed al rigore, in quanto per Frani, il bianco ed il nero sono più reali degli altri colori ed offrono delle sfumature più vere di realtà.
L’arte per Frani è una forma di preghiera e la luce è epifania del sacro e permette di trasmette questo sentimento anche in questa personale dal grande impatto emotivo ed artistico.
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