Il “ticket” con Enzo Bianco, di cui si parla da tempo in città, la possibilità di riverderlo alla guida di un ente locale, l’importanza di intervenire affinché a pagare la crisi non siano solo i ceti più deboli, la necessità di rinnovare le classi dirigenti dei partiti, i tagli ai costi della politica.
Sono solo alcuni dei delicati temi affrontati dal sottosegretario al Lavoro Nello Musumeci nel corso di una intervista esclusiva concessa a ienesicule.
Onorevole Musumeci, secondo un recente sondaggio il 30 per cento dei siciliani non andrebbe a votare alle prossime elezioni. Il partito dell’astensionismo è ormai quello di maggioranza relativa. Un forte segnale d’allarme, di malessere. Che fare?
“E’ un dato gravissimo, che deve fare riflettere, ma al tempo stesso ce lo aspettavamo. La disaffezione dei cittadini verso la politica è la naturale reazione alla disaffezione che mostra di avere certa politica nei confronti della gente. Mi spiego. La politica sembra ormai una mera lotta di potere tra “palazzi” e gruppi, spesso con contrapposizioni personalistiche tra questo e quel capocorrente. Non c’è più l’obiettivo del bene comune, e questo è il risultato.
Cosa fare? La classe dirigente politica nel suo insieme deve effettuare una profonda autocritica. Stare un po’ meno nei “palazzi” e tornare tra la gente ad occuparsi dei problemi di tutti, quelli quotidiani, che si avvertono con sempre maggiore gravità. .La politica come servizio, come volontariato, insomma. Non esprimersi con frasi fatte e slogan, ma farsi interprete delle esigenze dei cittadini, individuare le soluzioni e lavorare per raggiungerle”.
E’ un periodo di grandi difficoltà per tutti, soprattutto per le classi medio-basse. Si parla tanto di “tagli alla politica”, ma non mi sembra che siano giunti segnali forti in questo senso. Lei stesso è stato molto critico. Perché?
“Non si possono chiedere i sacrifici sempre alle stesse categorie di cittadini, quelle che magari riescono a stento a mettere insieme 1.000-1.500 euro al mese per portare avanti una famiglia. Sarebbe servito – e serve – un segnale politico e concreto sicuramente più forte. In termini contabili forse non inciderebbe tanto, quel che conta è il segnale, l’esempio. Se la coperta è corta, deve esserla per tutti. Io, nel mio piccolo, contribuisco a ridurre gli sprechi del pubblico denaro. Per i miei compiti di governo, ad esempio, non ho mai richiesto l’aereo di Stato, viaggio in aereo di linea in classe economica, spesso in treno, e in Sicilia mi sposto con la mia auto, pagando la sosta dove è previsto. Salvo rarissime occasioni, faccio a meno dell’auto blu di Stato e del relativo autista”.
A proposito: come vive questa esperienza, per lei inedita, di sottosegretario?
“E’ un ruolo impegnativo, che richiede una forte presenza a Roma, ma anche in giro per l’Italia. Collaboro il ministro Sacconi per le problematiche relativi alle Politiche sociali. Dopo essere stato per tanti anni amministratore locale sto ampliando la mia esperienza di uomo di governo. E’ molto stimolante anche per alcuni incontri in particolar modo significativi che mi arricchiscono personalmente, come quello di pochi giorni fa con i ragazzi della comunità di San Patrignano per tossicodipendenti.. Un esempio di quello che sa fare il volontariato”.
Parlava di questa nuova esperienza di governo nazionale, ma ritornerebbe a fare l’uomo di governo locale, a presiedere la Provincia o fare il sindaco di Catania?
“Non sono ipotesi a breve scadenza: mancano ancora due anni alle elezioni. Io sono uomo di squadra e se ci fosse un’indicazione corale verso il mio nome non potrei che valutarla. Credo di avere lasciato una traccia del mio decennio alla Provincia, con lo stesso impegno con cui oggi faccio il consigliere di opposizione al Comune di Catania. In generale sono favorevole perché siano le primarie a indicare i candidati per i vertici degli enti locali.. Le segreterie dei partiti devono smettere di imporre le loro scelte ai cittadini, ma restituire agli elettori la responsabilità e il piacere di esprimere una preferenza. Anche questo servirebbe a riavvicinare la politica alla gente”.
Da consigliere di opposizione come giudica l’operato del sindaco Stancanelli?
“Sono stato suo diretto avversario nell’elezione comunale, sarei perciò la persona meno adatta a dare un giudizio. Da capogruppo de La Destra mantengo, assieme ai colleghi Gemma Lo Presti e Manfredi Zammataro, un giudizio critico, severo, ma al tempo stesso sereno e con un ruolo propositivo. Il voto in pagella lo lascio ai catanesi, che vivono come me, ogni giorni in questa città. Posso solo dire che Stancaneli ha gestito sufficientemente bene la fase della crisi di bilancio, in base agli impegni assunti con la Corte dei conti. Ma non è riuscito ancora a cambiare passo, a superare la fase dell’emergenza e pensare ad un serio progetto per la crescita della città che fin’ora è mancato”.
Nei mesi scorsi si è parlato di un “ticket” Musumeci-Bianco, anche per un’iniziativa editoriale ch vi ha visti protagonisti. Fantapolitica?
“Io e Bianco pur essendo di forze politiche diverse abbiamo avuto un buon rapporto istituzionale durante la cosiddetta “Primavera di Catania”. Il Comune e la Provincia davano la spinta alla città e a tutto il territorio con iniziative e progetti nei più svariati settori. Quel periodo sembra essersi chiuso, per una serie di motivi. Tuttavia, quel modello di governo locale è sempre attuale e riproponibile. Non dipende solo dal contesto, ma anche dagli uomini. Diciamo che da un’esperienza positiva del recente passato si possono trarre spunti per tornare ad amministrare con amore questa bellissima realtà”.
Onorevole Musumeci, secondo un recente sondaggio il 30 per cento dei siciliani non andrebbe a votare alle prossime elezioni. Il partito dell’astensionismo è ormai quello di maggioranza relativa. Un forte segnale d’allarme, di malessere. Che fare?
“E’ un dato gravissimo, che deve fare riflettere, ma al tempo stesso ce lo aspettavamo. La disaffezione dei cittadini verso la politica è la naturale reazione alla disaffezione che mostra di avere certa politica nei confronti della gente. Mi spiego. La politica sembra ormai una mera lotta di potere tra “palazzi” e gruppi, spesso con contrapposizioni personalistiche tra questo e quel capocorrente. Non c’è più l’obiettivo del bene comune, e questo è il risultato.
Cosa fare? La classe dirigente politica nel suo insieme deve effettuare una profonda autocritica. Stare un po’ meno nei “palazzi” e tornare tra la gente ad occuparsi dei problemi di tutti, quelli quotidiani, che si avvertono con sempre maggiore gravità. .La politica come servizio, come volontariato, insomma. Non esprimersi con frasi fatte e slogan, ma farsi interprete delle esigenze dei cittadini, individuare le soluzioni e lavorare per raggiungerle”.
E’ un periodo di grandi difficoltà per tutti, soprattutto per le classi medio-basse. Si parla tanto di “tagli alla politica”, ma non mi sembra che siano giunti segnali forti in questo senso. Lei stesso è stato molto critico. Perché?
“Non si possono chiedere i sacrifici sempre alle stesse categorie di cittadini, quelle che magari riescono a stento a mettere insieme 1.000-1.500 euro al mese per portare avanti una famiglia. Sarebbe servito – e serve – un segnale politico e concreto sicuramente più forte. In termini contabili forse non inciderebbe tanto, quel che conta è il segnale, l’esempio. Se la coperta è corta, deve esserla per tutti. Io, nel mio piccolo, contribuisco a ridurre gli sprechi del pubblico denaro. Per i miei compiti di governo, ad esempio, non ho mai richiesto l’aereo di Stato, viaggio in aereo di linea in classe economica, spesso in treno, e in Sicilia mi sposto con la mia auto, pagando la sosta dove è previsto. Salvo rarissime occasioni, faccio a meno dell’auto blu di Stato e del relativo autista”.
A proposito: come vive questa esperienza, per lei inedita, di sottosegretario?
“E’ un ruolo impegnativo, che richiede una forte presenza a Roma, ma anche in giro per l’Italia. Collaboro il ministro Sacconi per le problematiche relativi alle Politiche sociali. Dopo essere stato per tanti anni amministratore locale sto ampliando la mia esperienza di uomo di governo. E’ molto stimolante anche per alcuni incontri in particolar modo significativi che mi arricchiscono personalmente, come quello di pochi giorni fa con i ragazzi della comunità di San Patrignano per tossicodipendenti.. Un esempio di quello che sa fare il volontariato”.
Parlava di questa nuova esperienza di governo nazionale. ma ritornerebbe a fare l’uomo di governo locale, a presiedere la Provincia o fare il sindaco di Catania?
“Non sono ipotesi a breve scadenza: mancano ancora due anni alle elezioni. Io sono uomo di squadra e se ci fosse un’indicazione corale verso il mio nome non potrei che valutarla. Credo di avere lasciato una traccia del mio decennio alla Provincia, con lo stesso impegno con cui oggi faccio il consigliere di opposizione al Comune di Catania. In generale sono favorevole perché siano le primarie a indicare i candidati per i vertici degli enti locali.. Le segreterie dei partiti devono smettere di imporre le loro scelte ai cittadini, ma restituire agli elettori la responsabilità e il piacere di esprimere una preferenza. Anche questo servirebbe a riavvicinare la politica alla gente”.
Da consigliere di opposizione come giudica l’operato del sindaco Stancanelli?
“Sono stato suo diretto avversario nell’elezione comunale, sarei perciò la persona meno adatta a dare un giudizio. Da capogruppo de La Destra mantengo, assieme ai colleghi Gemma Lo Presti e Manfredi Zammataro, un giudizio critico, severo, ma al tempo stesso sereno e con un ruolo propositivo. Il voto in pagella lo lascio ai catanesi, che vivono come me, ogni giorni in questa città. Posso solo dire che Stancaneli ha gestito sufficientemente bene la fase della crisi di bilancio, in base agli impegni assunti con la Corte dei conti. Ma non è riuscito ancora a cambiare passo, a superare la fase dell’emergenza e pensare ad un serio progetto per la crescita della città che fin’ora è mancato”.
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Nei mesi scorsi si è parlato di un “ticket” Musumeci-Bianco, anche per un’iniziativa editoriale ch vi ha visti protagonisti. Fantapolitica?
“Io e Bianco pur essendo di forze politiche diverse abbiamo avuto un buon rapporto istituzionale durante la cosiddetta “Primavera di Catania”. Il Comune e la Provincia davano la spinta alla città e a tutto il territorio con iniziative e progetti nei più svariati settori. Quel periodo sembra essersi chiuso, per una serie di motivi. Tuttavia, quel modello di governo locale è sempre attuale e riproponibile. Non dipende solo dal contesto, ma anche dagli uomini. Diciamo che da un’esperienza positiva del recente passato si possono trarre spunti per tornare ad amministrare con amore questa bellissima realtà”.
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