Nicolò Marino: “le stragi furono preannunciate, per questo le responsabilità morali e politiche vanno addebitate a chi governava”

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Vi proponiamo un resoconto di Ignazio De Luca per “Paesi Etnei Oggi” dell’intervento del magistrato e neo assessore della giunta Crocetta Nicolò Marino. Lo scenario è la commemorazione del giornalista Pippo Fava, nella Sala adunanze del Consiglio comunale di Palazzolo Acreide.

di Ignazio De Luca

A Palazzolo Acreide nella sala delle adunanze del Consiglio comunale, nel tardo pomeriggio di eri sono iniziate le celebrazioni in memoria di Giuseppe Fava, ucciso barbaramente dalla mafia il 5 gennaio del 1982 a Catania. L’incontro ha avuto inizio con la proiezione del film-documentario “da Villalba a Palermo”, girato nel 1979, in cui Fava usava tecniche innovative che in seguito vennero prese a modello per raccontare i fatti di cronaca nera, recandosi sui luoghi dell’ eccidio e raccontando minuziosamente nei particolari la metodologia dell’agguato.

Il sindaco Carlo Scibetta prendendo la parola, ha ricordato Fava per il coraggio e l’intransigenza morale, da portare come esempio alle giovani generazioni che si accingono ad essere parte integrante della società.

Elena Fava, presidente dell’omonima Fondazione, ha rimarcato il ruolo di Fava che va ricordato come un uomo che del suo lavoro ne faceva una missione di vita, non accettando compromessi di nessun genere, era un intellettuale, un artista, un giornalista a riprova i suoi lavori teatrali, i quadri ed i suoi libri.

Pino Finocchiaro presentando il suo ultimo libro dal titolo “la mafia grigia, la cupola dei colletti bianchi” insieme all’assessore regionale all’Energia e Servizi di pubblica utilità, dott. Nicolò Marino, ha commentato il ruolo della mafia ai giorni nostri come un’associazione criminale che ha ottenuto il consenso attraverso la mediazione, il dialogo, insomma una sorta di ingegneria sociale che ha relegato quale opzione estrema la violenza, l’intimidazione e l’assassinio”.

“Durante gli anni ottanta a Catania il Partito comunista – ha detto Pino Finocchiaro – andava a braccetto con il cav. Costanzo e tutto il partito aveva il proprio tornaconto, se sol si pensa che all’epoca la sede del partito a Catania era una specie di ministero: si contavano 22 stanze in tre piani, era costato 13.500.000, ovvero solo la prima rata di mutuo cui il Cavaliere fece seguire il trasferimento di proprietà”.

“Oggi -ha continuato Finocchiaro– il sistema si è più perfezionato, utilizzando un’antimafia di facciata, con politici di tutti i livelli che a parole perseguono il malaffare, ma nei fatti operano da veri mafiosi. La borghesia mafiosa si mimetizza, si inabissa ha lasciato la coppola storta e indossa l’abito elegante dell’architetto Liga. Liga è il massimo esponente della strategia di sommersione mafiosa, sempre ben vestito, aveva facile accesso ai palazzi del potere e ottime frequentazioni coi “colletti bianchi”. Oggi la mafia, approfittando della recessione economica, si incunea nei settori economici più colpiti della crisi, mercé la liquidità pronta a surrogare la stretta creditizia delle banche. Così la mafia si sposta , accorrendo in regioni o paesi che hanno fame di capitali o dove si sviluppano affari milionari come l’eolico”.

L’assessore Marino vede Fava come un ponte tra la società civile e le istituzioni, interpretando un ruolo di supplenza per quelle che non rispettavano i propri ruoli, sia magistrati, forze dell’ordine, politici, “oggi vi è un arretramento rispetto agli anni novanta, specie nella Magistratura dove si vorrebbe il Magistrato burocrate per assestarsi negli assetti di potere. Oggi le Istituzioni sono fortemente divise e contrapposte con ciò il perseguimento del bene comune viene reso più difficile è necessaria una nuova classe dirigente che tenutasi distante dalla politica,per creare sintonia tra tutte le Istituzioni. L’isolamento porta alla morte Dalla Chiesa, Fava, Falcone e Borsellino limpidi esempi, dobbiamo abbattere tutta l’illegalità e ricostruire, per fare ciò occorre che tutte le Istituzioni collaborino tra loro”.

“Riguardo le stragi bisogna separare il piano politico da quello giudiziario -ha detto Marino- quando le stragi sono preannunciate le responsabilità politiche e morali sono in capo a chi all’epoca, in quel momento amministrava lo Stato, cosa diversa è la responsabilità penale, che a mio avviso dovrebbe essere accertata con commissioni Parlamentari d’inchiesta”.

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Redazione Iene Siciliane

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