di Carlo Majorana Gravina.
Si va alle elezioni perché la nostra è una democrazia parlamentare; perché con questo Parlamento neanche Mario Draghi potrà governare, poiché, ancor quando inanelli, inventi e proponga una serie di provvedimenti strepitosi ci sarà sempre il renzismo, o pierinismo che dir si voglia, a smontarli.
Si va alle elezioni perché questo Parlamento non rappresenta il Paese. Si va ad elezioni perché abbiamo bisogno di personale politico, anche nei banchi del Parlamento, di ben altra qualità. Si va ad elezioni perché il Paese necessita di riforme e questo Parlamento non è in grado nemmeno di pensarle, figuriamoci di vararle. Si va ad elezioni perché, dopo lo sputtanamento di tutti contro tutti anche Mario Draghi ebbe la sua dose di chiose e di critiche (e che critiche!). Vero o falso che sia, lo si dipinse socio e sodale delle più spietate lobbies affaristiche. Si va alle elezioni perché il talento di Draghi, in questa situazione, non potrà esprimere tutte le sue potenzialità e metterle al servizio della Nazione. Si va ad elezioni perché gli italiani e l’Italia sono stati devastati dalle invenzioni di Conte & C.
Mi auguro che proprio Draghi, dopo un rapidissimo giro di cortesia, le dica queste cose. Perché la nostra è una democrazia parlamentare, e torniamo al punto di partenza.
Lei, Mattarella, vuole che si giunga al famoso semestre bianco e lo capisco, ma non va bene: la Nazione viene prima del tornaconto personale. Ma poi, si è reso conto di aver chiamato proprio uno dei più accreditati concorrenti alla presidenza della Repubblica? Non ritiene che nel tentativo di centrare il suo obiettivo, si è dato al zappa sui piedi?
Oppure, ha fatto questa mossa per far fare brutta figura a Draghi?
Fin qui ho parlato dell’inadeguatezza di questo Parlamento, di fronte alle sfide che si devono affrontare. Non mi faccia dire altro.
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