Non bisogna buttare il bambino con l’acqua sporca. Confindustria e una memoria da conservare. La presidenza di Ivan Lo Bello

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La politica siciliana vive sempre momenti controversi, alla luce di una stabilità mai raggiunta, a metà fra equilibri da trovare e nuovi e vecchi problemi da risolvere.

I protagonisti dell’agone pubblico si contendono un ruolo centrale malgrado polemiche e scontri di ogni tipo: è il destino di chi sta al centro del “ring” quello di vivere momenti di alti e di bassi. Fondamentale, comunque, è che dal centro della contesa non ci si ritiri, alla luce dell’impegno pubblico e più in generale politico che questi protagonisti si contendono. E’ il caso di Confindustria Sicilia, a lungo protagonista assoluta della vita pubblica siciliana, che da qualche tempo vive un periodo controverso, oggetto di un percorso fatto di ombre e di voglia di continuare a svolgere il proprio ruolo senza buttare via quel che di positivo era stato realizzato in un recente passato. Così da un lato le cronache raccontano della vicenda giudiziaria che ruota attorno all’ex Presidente Antonello Montante, con le sue tante implicazioni, che hanno certamente rappresentato un momento negativo per Confindustria.

Questa testata non ha certamente lesinato osservazioni a questo periodo, sottolineandone errori e limiti in un contesto di critica complessiva che ha voluto sempre cogliere i fenomeni generali oggetto di attenzione. Nello specifico, poi, la vicenda Montante è oggetto di un processo ancora in corso e che riguarda una persona, e sulle cui eventuali responsabilità restiamo in attesa del lavoro della magistratura.

Mentre sullo sfondo resta questa vicenda giudiziaria, nel merito c’è da fare qualche opportuna riflessione sul ruolo giocato da Confindustria come organizzazione imprenditoriale la cui storia non può essere sommariamente giudicata dopo quanto accaduto negli ultimi tempi. Da questo punto di vista, sul piano politico, come capita a tutte le grandi organizzazioni, Confindustria ha vissuto anche un periodo di scelte coraggiose: ci riferiamo a quella fase che da molti, anche nei settori dell’intellettualità, dei media e naturalmente dell’impresa, era stato salutato come di sincero cambiamento rispetto al passato. Per questo motivo, ricordare Confindustria con la guida di personaggi come Ivan Lo Bello significa prestare memoria e conservarla nel tempo di un lavoro e di scelte che hanno sicuramente portato una ventata di novità nel sempre opaco scenario della vita pubblica siciliana. Non da ultimo, poi, c’è da sottolineare che Ivan Lo Bello è totalmente estraneo a alla vicenda giudiziaria in corso, a conferma di ruoli e condotte che non sono sommariamente da confondere con quelle di altri.

Anche l’impegno antimafia, quello fatto di decisioni in controtendenza rispetto ad una ritualità superata è esistito. Durante la presidenza di Ivan Lo Bello ricordiamo il codice etico, adottato poi in sede nazionale a seguito del quale è stato dimostrato l’aumento esponenziale delle denunce contro il racket. Insomma, una esperienza non sola da conservare ma da recuperare al fine di continuare con energia nella dura lotta al crimine e al malaffare.

Ci preme, in ogni caso, sottolineare che il nostro lavoro di cronisti e di osservatori è sempre stato mirato a fenomeni generali, come ci pare debba essere il ruolo della stampa, malgrado i tanti problemi che l’attanagliano in Sicilia. Noi per cultura e per abitudine mentale rifuggiamo dai personalismi e dalle questioni personali, e anche per questo teniamo a sottolineare che la vicenda che ruota attorno all’ultima stagione confindustriale è quanto mai complessa e da valutare su più piani critici. Pensiamo soltanto di avere svolto, magari talora senza essere perfetti (che umani siamo e anzi lo rivendichiamo questa natura), un lavoro che potrà essere liberamente considerato secondo il proprio punto di vista, anche critico, anche negativo, ma all’insegna di valutazioni generali, senza trascendere sul piano personale. Se fosse accaduto, saremmo sempre pronti a fare un passo indietro.

 

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Benanti

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