comunicato stampa L’associazione Le Aristogatte aveva impugnato l’illegittima ordinanza n. 9 del 16/03/2021 del Comune di San Pietro Clarenza che vietava a chiunque di somministrare qualunque tipo di alimento a uccelli selvatici ed in particolare piccioni (columbia livia domestica), cani e gatti randagi per difendere i diritti degli animali. L’Avv. Floriana Pisani del Foro di […]
Occupazione alla siciliana, precari una vita: da oggi protesta a Palermo degli ex Pip
Pubblicato il 26 Novembre 2018
FILCAMS CGIL -FISASCAT CISL- UILTUCS UIL – UGL- ALBA- ALPI- ASUD – CISAL – CONFINTESA – URSAS
COMUNICATO STAMPA
Ex Pip, torna a protestare il “bacino emergenza Palermo”. Da lunedì stato di agitazione e una settimana di sit-in e cortei. “Sì contratto, no proroga. Regione inadempiente. Tutto tace sul nostro passaggio alla Resais”.
Palermo 23 novembre – Dopo di 18 anni di lavoro precario e senza contributi presso scuole, ospedali, assessorati regionali, enti, associazioni, i 2.600 ex Pip del “bacino emergenza Palermo” speravano, come era stato concordato, nell’assunzione dal 1° gennaio 2019 e nel transito previsto in Resais. Il miraggio del contratto di lavoro fisso presso la pubblica amministrazione invece rischia di restare tale.
Tutto sembra essersi fermato: le richieste d’incontro fatte dai sindacati sono rimaste senza risposta e al posto delle attese convocazioni presso l’assessorato al Lavoro e in commissione Bilancio, per rendere operativo il passaggio, da parte del governo regionale è calato il silenzio.
E’ per questo che le dieci sigle sindacali degli ex Pip, Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil, Ugl, Alba, Alpi, Asud, Cisal, Confintesa e Ursas, insieme per fare fronte comune, hanno indetto una settimana di protesta.
Da lunedì 26 scatterà lo stato di agitazione.
Martedì alle ore 11 è previsto un corteo da piazza Politeama all’Ars. Mercoledì dalle 9 alle 15 si terrà un sit-in sotto la sede del Parlamento siciliano. Giovedì alle ore 9 un secondo corteo dall’assessorato al Bilancio di via Notarbartolo alla Prefettura, in via Cavour. E venerdì un nuovo sit-in all’Ars che durerà tutto il giorno, dalle 9 del mattino alle 20.
“L’amministrazione regionale rischia un’eventuale denuncia per omissione d’atti d’ufficio – scrivono le dieci sigle sindacali in una nota – L’articolo 64 della legge regionale 8/2018 fissava in sessanta giorni dalla sua promulgazione il termine entro il quale i lavoratori ex Pip avrebbero dovuto optare per transitare alla Resais o per rimanere nello status di sussidiati. Il termine è ampiamente scaduto. La settimana scorsa l’assessorato al Lavoro ha pubblicato una circolare in cui veniva indicato il 26 novembre come data ultima per scegliere se restare nella condizione di sussidiati. La data, successivamente, è stata posticipata al 20 dicembre. Entro il mese di luglio scorso Resais avrebbe dovuto avere l’elenco dei lavoratori da dover assumere. Ad oggi nulla di tutto ciò è avvenuto”.
“Il governo regionale – aggiungono Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil, Ugl, Alba, Alpi, Asud, Cisal, Confintesa e Ursas – continua a ignorare le svariate richieste di incontro inoltrate dalle organizzazioni sindacali e ancora non si è realizzato nessun confronto, come era stato concordato nell’ultima convocazione del 27 settembre in commissione Bilancio, tra sindacati, governo e Resais, per definire le condizioni contrattuali. Nessuna notizia sulle prospettate interlocuzioni con il governo centrale volte a risolvere la impugnazione della legge da parte del Consiglio dei Ministri”.
In tutto questo, i pagamenti degli stipendi dei mesi di novembre e dicembre sono a rischio per mancanza di fondi nel capitolo di spesa dedicato ma anche “per evidenti problematiche che riguardano il metodo di pagamento non ancora definito dall’assessorato al Lavoro”. “Ci avevano assicurato – spiegano le organizzazioni sindacali nella nota – l’attivazione di una piattaforma che garantisse l’erogazione dei sussidi con regolarità. Una piattaforma ad oggi fantasma, tant’è che molti lavoratori non hanno ancora percepito il sussidio della mensilità di ottobre. Per tutte queste ragioni abbiamo deciso di tornare in piazza a protestare”.
Lascia un commento