Tecnis, e chi ci lavora, vanno salvaguardati. I lavoratori devono ancora ricevere cinque mensilità arretrate: due del 2015 e tre del 2016. A loro volta i fornitori che operano nella sola provincia di Catania (cantiere FCE e ospedale San Marco) le cui attività sono fondamentali per la prosecuzione delle opere in cantiere, devono ricevere più di 11 milioni e 660 mila euro. Ci sono operatori edili, metalmeccanici e del commercio impegnati giornalmente affinché i cantieri progrediscano, ma se le scadenze non venissero rispettate, scatterebbe un danno economico incalcolabile per tutta la città. Occorrerebbero più di 20 anni di tempo per recuperare. In parole povere, l’azienda deve continuare a produrre ed essere messa nelle condizioni di pagare quanto dovuto a fornitori e subappaltatori.
Cgil, Fillea e FIOM Cgil di Catania, ieri, hanno parlato chiaro: se crollasse l’apparato di imprese Tecnis, fatto di aziende, lavoratori, subappalti e opere pubbliche, trascinerebbe con sé l’intera economia della città. Un esempio semplice fra tutti? L’ospedale “Vittorio Emanuele” non sarebbe trasferito al San Marco e di conseguenza nell’area liberata non potrà essere costruito il campus universitario con 26 milioni di euro. Un investimento che invece dovrebbe incidere sul futuro della città.
Nella sala “Russo” di via Crociferi 40 il segretario generale della Camera del lavoro, Giacomo Rota e i segretari generali di Fillea Cgil e FIOM Cgil, Giovanni Pistorio e Stefano Materia hanno sottolineato che la partita Tecnis non può essere perduta né lasciata al proprio destino.
L’ assemblea per spiegare a che stadio è la vertenza e illustrare il punto di vista del sindacato, arriva all’indomani della notizia che le 24 società collegate a Tecnis sono state poste in amministrazione giudiziaria. Alla guida ci sarà sempre il docente Ruperto. Ma ci sono dei passaggi chiave da tenere in considerazione.
Il sindacato auspica che i ricavi dell’appaltatore pubblico (i cosiddetti SAL, stato avanzamento lavori) siano effettivamente canalizzati verso la remunerazione di tutti i soggetti che li hanno generati o che hanno contribuito a generarli, e cioè lavoratori dell’appaltatore così come lavoratori dell’indotto e forniture. Un meccanismo non solo eticamente corretto, ma anche conveniente sul piano dell’economia territoriale. Anche le opere ne beneficerebbero: se le imprese non vanno in default, i cantieri hanno più probabilità di essere ultimati.
Non basta: la Cgil, la Fillea e la FIOM chiedono che venga impedito che i crediti ceduti alle banche ed altri analoghi soggetti finanziari possano andare a coprire passività diverse, non direttamente collegate alla specifica commessa che la banca o l’intermediario finanziario ha finanziato caso per caso.
Giovanni Pistorio non usa giri di parole: “Ringraziamo l’amministrazione giudiziaria per quanto sta facendo per la risoluzione della crisi, ma anche il sistema del credito e delle stazioni appaltanti, devono assumersi le proprie responsabilità. Sono comunque più di 24 i milioni di euro che devono entrare nelle casse Tecnis, venti milioni dalla sola Anas,che ci auspichiamo faccia in fretta. Gli istituti di credito, poi, non possono limitarsi solo al drenaggio delle risorse. Devono anche loro assumersi precise responsabilità. I soldi dovranno essere destinati a chi ha lavorato per la realizzazione delle opere, ma sino ad ora è davvero stato così?”.
Sul fronte dei metalmeccanici sono almeno 150 i lavoratori coinvolti. Spiega Stefano Materia: “ci sono aziende che lavorano per il pianeta Tecnis che rischiano la sopravvivenza a fronte dei mancati pagamenti dei SAL. Un esempio? i lavoratori della Lara devono ancora ricevere tre mensilità , quelli della Kalor System ne attendono due ed è inoltre maturato un credito di 700 mila euro per l’ azienda che così si mette in discussione…””
È il segretario Rota che tende a chiarire un concetto importante: “vorremmo sia chiaro che la Tecnis non è in crisi per l’intervento della magistratura. Lo era, a prescindere, da prima. Semmai lo Stato cerca di arginare il danno e di salvare ciò che si può ancora salvare. La Tecnis ha un ruolo strategico complessivo in questa città , per le aziende che dipendono da essa e per i cantieri aperti; i catanesi sanno quanto siano importanti le infrastrutture per questo territorio. Nel peggiore dei vasi, per scempio, cento milioni di euro dovrebbero per esempio essere restituiti dalla Fce all’Unione europea, e quest’ultima non erogherebbe i 400 milioni di euro necessari per la realizzazione della tratta Palestro Aeroporto. Un disastro.
Per ciò non possiamo permettere che tutto vada allo sbando, senza che ogni attore imprenditoriale e non, richiami a sé le proprie responsabilità”.
La Cgil propone, infine, una grande manifestazione regionale che coinvolga tutti gli operatori Tecnis da tenersi a Catania.
Video You tube con il contributo sul caso Tecnis del segretario Fillea Cgil, Giovanni Pistorio
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