Occupazione, dramma Aligrup a Catania: i lavoratori in piazza Duomo


Pubblicato il 04 Giugno 2013

Mattinata di proteste. E sullo sfondo la questione mafia…di iena di strada

Stavolta, si sono presentati in un centinaio -taluni con la famiglia- davanti a Palazzo degli Elefanti, con striscioni eloquenti: non ce la fanno più i lavoratori dell’Aligrup, l’ex “gioiello” dell’impero commerciale di Sebastiano Scuto, ad aprile scorso condannato in appello per mafia, con annessa confisca del suo impero, di recente sequestrato.

I lavoratori chiedono un intervento delle Istituzioni: “Non si sa nulla della cassa integrazione che ci spetta e nemmeno dei tre stipendi che ci era stato detto sarebbero stati sbloccati – ha detto uno dei portavoce dei lavoratori Vito Tringale -. Per non parlare del fatto che la cassa integrazione di un anno sarebbe stata sbloccata solo a settembre prossimo. Siamo tutti monoreddito ed è impossibile resistere senza soldi per tutto questo tempo”.

Uno degli striscioni recitava: “Scuto’ non vergognarti di essere mafioso ma di tutto questo, i tuoi ex dipendenti”.Su questo aspetto, la Cisl, ieri, aveva emanato il seguente comunicato a firma dei dirigenti Rotolo, Pappalardo e Ponzo:

“la recente sentenza della Corte d’appello di Catania, ha sancito la natura straordinaria della crisi strutturale della società Aligrup, ulteriormente aggravata dai rapporti tra il suo maggiore azionista e il malaffare, come evidenziato dalla condanna per motivi mafiosi. Alcune settimane fa, abbiamo inviato una richiesta di incontro unitaria urgente alla Prefettura di Catania per discutere dei problemi dei lavoratori di Aligrup e dell’indotto.

L’azienda impiegava in tutta la Sicilia 1660 lavoratori, di cui 1200 solo nella provincia di Catania; l’indotto travolto dalla crisi conta migliaia di lavoratori. Tutti i punti vendita (in Sicilia sono 46) sono stati chiusi, i lavoratori collocati in cassa integrazione guadagni straordinaria, ma il pagamento ha subito enormi ritardi, il Tribunale non ha ancora sbloccato le risorse economiche provenienti dalle cessioni.La sentenza ha disposto la confisca di tutti i beni e, nonostante le rassicurazioni da parte del tribunale e del procuratore Salvi, rispetto anche alla prosecuzione delle cessioni nonostante la confisca di tutti i beni, la preoccupazione dei lavoratori è altissima, perché i tempi affinché siano sbloccati gli stipendi rischiano di non essere conciliabili con l’esasperazione e la disperazione dei lavoratori e delle loro famiglie.Questo aspetto sociale, insieme con la necessaria tutela del lavoro, necessitano un supplemento di impegno da parte di tutti e di un necessario raccordo istituzionale per individuare velocemente tutele salariali e occupazionali per tutti i lavoratori coinvolti nella vertenza.Occorre assolutamente un impegno straordinario per ripristinare il lavoro e la ripresa delle attività commerciali e di servizio con grande attenzione al rispetto della legalità e con altrettanta vigile attenzione a evitare i possibili condizionamenti di interessi del malaffare, radicati nell’azienda.Trattiamo di una vertenza straordinaria, per cui serve un impegno da parte di tutti altrettanto straordinario. Le condizioni e il perdurare della crisi hanno aggravato e generato un enorme disagio sociale, diventato insostenibile, che rischia di esplodere e diventare facile strumentalizzazione di ambienti che hanno tutto l’interesse a non favorire il percorso di legalità definito dalla sentenza.Sulla base di queste importanti premesse abbiamo chiesto pertanto un incontro urgente ormai, a nostro avviso, improcrastinabile per mettere insieme tutti i soggetti interessati dalla vertenza, coinvolti per competenza nella ricerca e individuazione di tutte le possibili soluzioni per i lavoratori dipendenti e dell’indotto; per realizzare un percorso d’azione, ancora tutto da definire, mirato alla ricollocazione di tutti i lavoratori Aligrup, e dei lavoratori dell’indotto, anche con eventuali incentivi per le imprese, ed anche la individuazione e definizione di eventuali strumenti di sostegno al reddito per tutti i lavoratori coinvolti, e per accelerare le pratiche burocratiche per sbloccare stipendi e cassa integrazione.Abbiamo chiesto al Prefetto di Catania di convocare velocemente l’incontro coinvolgendo il Presidente della Regione Siciliana, l’assessore regionale alle Attività produttive, l’assessore regionale al Lavoro, l’Inps regionale e catanese, l’Ufficio del Lavoro, il Procuratore Generale del Tribunale con il commissario nominato per Aligrup, Cgil, Cisl Uil e Ugl regionali e locali e tutte le imprese del settore.Riteniamo che, per i ruoli che ognuno di noi rappresenta nella società e per i rischi sociali legati alle sorti della vertenza, sia assolutamente necessario il massimo impegno tra tutti i soggetti, insieme e in sinergia, per promuovere azioni mirate per consegnare ai lavoratori e,d alle loro famiglie la possibilità di ottenere la giusta tutela dal punto di vista economico e dal punto di vista delle prospettive occupazionali.A distanza di quasi otto mesi dall’aggravarsi della crisi aziendale che ha portato alla chiusura di tutti i punti vendita di Aligrup nel territorio siciliano, siamo in una condizione per la quale, a Catania, solo 8 supermercati sono riaperti a fronte delle cessioni fatte; per gli altri 4 già ceduti a Conad auspichiamo una prossima riapertura; poi, c’è un interessamento di Coop su 6 o 7 punti vendita per i quali però ancora non ci sono accordi sindacali. Di tutto il resto non si parla. Delle centinaia di lavoratori del gruppo e delle molte centinaia di lavoratori appartenenti all’indotto nessuno si occupa e, ovviamente, la disperazione dei lavoratori e delle loro famiglie, da mesi lasciati senza soldi e senza lavoro, sale alle stelle.Spiace notare che, nonostante da parecchi mesi le notizie e le preoccupazioni sui risvolti della vertenza Aligrup siano quasi costantemente sulle pagine dei nostri quotidiani locali regionali e nazionali, ancora si perda tempo a convocare un incontro istituzionale per mettere al centro della discussione le prospettive occupazionali dei lavoratori.È singolare che in un territorio come il nostro, dove finalmente la lotta alla mafia si è sempre più intensificata, portando la magistratura a confiscare moltissimi beni che sono appartenuti al malaffare, non si riesca a essere altrettanto incisivi nel tutelare i lavoratori vittime di un sistema malato.Bisogna fare in modo che le aziende confiscate alle associazioni mafiose, continuino a garantire il lavoro e le retribuzioni ai lavoratori e alle loro famiglie. Chi, se non le Istituzioni e tutte le parti sane della società, ha il compito di governare questi processi di crisi facendo si che non un solo posto di lavoro si possa perdere?È questo il senso del nostro appello. Il rischio che nel nostro territorio passi un messaggio devastante è altissimo, perché non è la prima volta che lavoratori di aziende confiscate alla mafia restano in mezzo a una strada.Ecco perché è assolutamente necessario e urgente dare seguito alla nostra richiesta a Sua Eccellenza il Prefetto di Catania, perché ognuno di noi è responsabile delle sorti di tutti i lavoratori e delle loro famiglie sia di Aligrup sia dell’indotto a essa collegato.È necessario trovare gli acquirenti per tutti i punti vendita del gruppo, a partire dal supermercato del Centro Sicilia, è necessario che tutti i lavoratori abbiano pari opportunità a partire dai lavoratori oggi esclusi da trattative, dai cosiddetti jolly, dagli autisti, dagli amministrativi e dai lavoratori dell’indotto con in testa quelli della logistica.Per fare ciò abbiamo bisogno di un tavolo di crisi permanente affinché si possa governare questa vertenza fino alla ricollocazione di tutti i lavoratori ed al reimpiego di tutti i punti vendita. Solo così la risposta alla mafia può essere completa ed può avere un senso compiuto, solo così avremmo ridato diritto di cittadinanza allo Stato ed alla legalità nelle società intrecciate con la criminalità organizzata, altrimenti saremmo solo riusciti ad impoverire ancora di più il nostro territorio ed a renderlo più fertile per le associazioni mafiose.A oggi, né la Prefettura, né tutte le altre Istituzioni coinvolte, a partire dalla Regione Siciliana, nonostante abbiano ricevuto la nostra richiesta di incontro urgente, hanno sollecitato né sentito il bisogno di riunire tutti gli attori interessati per dare una risposta a questa vertenza emblematica per la lotta alla mafia e per il grave disagio sociale che ha colpito i lavoratori e le loro famiglie”.

  


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