Operazione antimafia: a Catania, i “cursoti” si volevano riorganizzare


Pubblicato il 08 Maggio 2012

Fermato, tra gli altri, anche Giuseppe Garozzo, “Pippu ‘u maritatu” (“lo sposato”): un personaggio storico che voleva ricominciare a “contare”….Di Iena Antimafia

Nell’universo “magmatico” (come lo definisce il procuratore della Repubblica Giovanni Salvi) della criminalità organizzata catanese, riemergono “vecchie conoscenze”. Come Giuseppe Garozzo, meglio noto come “Pippu ‘u maritatu”(soprannome sembrerebbe legato al fatto che l’uomo si è sposato molto giovane), pregiudicato, già sorvegliato speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel comune di residenza, uscito di galera alla fine del 2010 dopo avere scontato una pena a 18 anni per associazione mafiosa, legata alla faida che negli anni ottanta sconvolse le città di Catania e di Torino. Un nome legato al clan dei “cursoti” che deve il suo nome al collegamento con il quartiere Antico Corso di Catania. Qui, sotto un’immagine votiva di Sant’Agata, in passato, era stata messa –non si sa da chi- una sorta di lapide in omaggio dei morti ammazzati del clan. E’ stata rimossa dalla polizia.Secondo la Procura della Repubblica e gli investigatori della sezione “criminalità organizzata” della Questura, Garozzo si sarebbe adoperato per la riorganizzazione del clan, con diramazioni da Catania alla fascia di territorio compresa fra Riposto, Fiumefreddo, Giarre e Piedmonte Etneo.Di qui, è scattata l’operazione antimafia che ha portato al provvedimento di fermo di indiziato di delitto di venti persone: agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico e spaccio di stupefacenti, estorsioni, detenzione e porto illegale di armi clandestine e da guerra, ricettazione ed altri reati, aggravati dall’articolo 7 della legge 203/91, la cosidddetta aggravante mafiosa. L’operazione è stata illustrata, stamane, in un incontro con i giornalisti, dal Procuratore Salvi (nella foto), dal sostituto (prossimo a ricoprire la funzione di “aggunto” a Messina) Sebastiano Ardita, dal Questore Antonino Cufalo, dal capo della “mobile” Giovanni Signer e dal dirigente della sezione “criminalità organizzata” della Questura Antonio Salvago.Ecco i nomi dei fermati: Giuseppe Garozzo, 63 anni, Antonino Arena, 41 anni, Daniele Bellanti, 43, Francesco Carmeci 42, Vincenzo Condorelli 60, Orazio Contarino 35, Alessandro Giuffrida 27, Andrea Giuffrida 30, Antonino Grasso, 57, Giuseppe Guarrera, 50, Giovanni Gurreri, 55, Emanuele Intravaia, 34, Cristian Lo Faro, 27, Salvatore Ottavio Papale, 40, Davide Pennisi, 32, Roberto Russo, 47, Antonino Strano, 43, Alfio Tancona, 52, Salvatore Tancona, 45, Giuseppe Viale, 24.Secondo gli inquirenti, le investigazioni hanno documentato la riorganizzazione della consorteria mafiosa dei “cursoti” ad opera di Garozzo e consentito di delinearne le fila, composte da tre “squadre” cittadine, delle quali una alle dirette dipendenze del capo clan e le altre capeggiate rispettivamente da Francesco Carmeci ed Antonino Arena, nonché di una quarta formazione attiva nel comprensorio di Giarre – Fiumefreddo – Piedimonte Etneo, “capitanata” da Alfio Tancona. Nei “cursoti” di Garozzo sono confluiti anche elementi appartenenti ai “cursoti milanesi”.La mattina del 3 giugno 2011, Garozzo, insieme ad un altro pregiudicato, scamparono ad un agguato, a Misterbianco, nel corso del quale rimasero gravemente feriti dai colpi d’arma da fuoco esplosi da due killer.Successivamente, le investigazioni hanno documentato l’obiettivo di Garozzo di consolidare la forza militare della sua organizzazione criminale e della quale si è avuto significativo riscontro con il sequestro operato, la mattina dell’11 novembre scorso, di un ingente quantitativo di armi, rinvenute all’interno di un garage in via Nino Martoglio, proprio nei pressi della zona dell’Antico Corso.Le investigazioni –hanno sottolineato inquirenti e investigatori- hanno consentito di impedire la consumazione di diverse rapine, delle quali una progettata ai danni di un istituto bancario in provincia di Torino e altra ad una gioielleria della provincia di Siracusa.Le indagini hanno permesso, altresì, di comprovare un vasto traffico di stupefacenti, in specie cocaina e marijuana, una capillare attività nel settore del recupero crediti operata con modalità intimidatorie e tre estorsioni in danno di imprenditori edili e nel settore della ristorazione, reati questi ultimi che attestano la riaffermazione dei “cursoti” nel panorama mafioso etneo.Nel corso delle perquisizioni è stata trovata una moto rubata in un garage nella disponibilità di Garozzo.

Il procuratore Salvi ha sottolineato le difficoltà di riorganizzazione dei clan, grazie ai colpi inferti, con le operazioni antimafia, dalle forze dell’ordine.Sull’operazione è intervenuto il sindaco di Catania, Raffaele Stancanelli che ha espresso”vivo apprezzamento e sincere congratulazioni”. Il primo cittadino ha detto che “interventi come questa per il ripristino della legalità quella condotta dalla squadra mobile della questura di Catania con il coordinamento dei magistrati della Dda della Procura della Repubblica di Catania, fanno capire come il clima in città stia realmente cambiando anche grazie agli sforzi congiunti di istituzioni e forze dell’ordine che si adoperano per il rispetto delle regole e l’applicazione delle leggi. Ringrazio, come sindaco e come cittadino, le forze dell’ordine e la magistratura che con il loro lavoro, difficile e pericoloso, hanno aggiunto un altro importante tassello nella lotta alla mafia, garantendo ai cittadini maggiore sicurezza e vivibilità a Catania”.


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