Politica

OPERAZIONE MERCURIO, PERCHÉ LA POLITICA NON ARRIVA PRIMA DELLE MANETTE?

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di Piero Lipera (segretario provinciale Dc)

L’ultima inchiesta giudiziaria che ha portato agli arresti un deputato regionale, un sindaco e due consiglieri comunali – è triste scriverlo – ma non porta nulla di nuovo.

La domanda che mi pongo da dirigente di un partito è: saprà un giorno la politica arrivare prima delle manette?

Conoscono personalmente alcuni degli arrestati. Accettandone il rischio, per alcuni di questi, sarei persino pronto a mettere la mano sul fuoco circa la loro rettitudine, e mi riferisco a Matteo Marchese con il quale abbiamo condiviso alcuni momenti sin dai tempi delle elezioni universitarie e Nunzio Vitale, sindaco di Ramacca, per cui nel mio studio riunimmo il nucleo di quella coalizione amministrativa che ci portò alla vittoria.

A loro lascio il fardello della colpa, se colpevoli, ed auguro invece la forza del buon Dio di affrontare questo momento, se innocenti.

Al netto delle carte, delle prove e delle accuse, rimangono però i fatti – non coperti dal segreto istruttorio – di pubblico dominio e per cui la politica è responsabile, tanto quanto i soggetti oggi indagati.

Nel settembre del ’22, a pochi giorni dall’elezioni regionali, su una testata on line (livesicilia.it) – urbi et orbi, erga omnes – apprendemmo la notizia, cito testualmente, A gettare ombre è l’arresto per concorso esterno alla mafia di Domenico Colombo, dipendente della partecipata comunale Amts, accusato di essere un “uomo a disposizione” dei boss dei Santapaola-Ercolano. L’indagato infatti poche ore prima che i carabinieri bussassero alla porta di casa con il malloppo di 800 pagine dell’ordinanza “Sangue blu” ha postato una serie di video-collage che lo immortalano – con tanto di selfie – durante i festeggiamenti per la vittoria di Giuseppe Castiglione”.

Quindi, tornando ai fatti odierni, quale meraviglia può suscitare l’odierna inchiesta “Mercurio”? Non sembra invero una logica prosecuzione dell’attività d’indagine che fu compiuta al momento dell’arresto di tale Colombo? Era davvero così impronosticabile che i “politici” sfiorati nelle indagini del ’22 (Operazione Sangue Blu) venissero oggi coinvolti?

Perché la politica non ha avuto la saggia cautela di fermarsi a pensare?

Perché i dirigenti del partito dell’On. Castiglione non hanno avuto il dovuto coraggio di non sottovalutare quei rapporti, quelle frequentazioni e quelle foto, nominando invece il predetto quale loro capogruppo al parlamento regionale?

Anche in questa vicenda si appalesa la moderna crisi dei partiti, i quali non sono più in grado di selezionare la migliore rappresentanza.

Essi, anziché luoghi di elaborazione e di studio, sono ormai ridotti a meri contenitori di consensi, utili solamente per accedere a cariche pubbliche elettive.

Il pensiero politico, a livello locale, è surclassato dalla prassi, dal disbrigo delle pratiche. Financo in questa inchiesta viene intercettato l’indagato che invita il suo interlocutore ad aprire un patronato per consentire di “di assicurarsi un maggior numero di preferenze”.

Ecco, e andiamo al punto, l’attuale sistema della mono preferenza rende qualunque partito inerme d’innanzi la forza, spesso economica, giammai culturale e valoriale, del candidato. In questo contesto il voto cosiddetto d’opinione è oltremodo marginalizzato. I dirigenti dei partiti poco possono fare. Ogni candidato, nella crudeltà dell’odierna prassi, rappresenta già un partito, il suo: quello dei suoi sponsor e dei supporter. Nessun altro.

È urgente quindi e doveroso metter mano a questo scriteriato metodo di selezione che premia il più forte, che non sempre è il più vocato o il più dotato.

Si deve provare a riconsegnare ai partiti e ai cittadini la responsabilità della selezione dei suoi rappresentanti.

Sappiamo tutti quale abisso culturale e valoriale separi – distanziandoli infinitamente – i rappresentanti della prima repubblica con coloro che li hanno succeduti.

Il fallimento dei moderni sistemi elettorali (che a livello nazionale sono addirittura cooptativi lobbistici: non puoi nemmeno scrivere il nome del tuo candidato ma solamente barrare con una X il simbolo del partito, che è l’identico sistema che adottava il politburo sovietico) è rivelato dal suo indice di gradimento: la maggioranza degli italiani – in tutte le competizioni – ha smesso di andare a votare.

In Sicilia, per tre tornate consecutive la metà dei siciliani ha scelto di non andare a votare (2012: 47,41%; 2017: 46,75%; 2022: 48,82%).

Siamo in piena ed evidente emergenza democratica.

È improrogabile quindi la necessità di una riforma elettorale che riporti in seno alle assemblee elettive, che nel gioco democratico dovrebbero rappresentarsi almeno in proporzione, tutti gli elementi attivi della società.

Invero, gli attuali consigli municipali sono privi di figure di sicuro acume culturale e professionale: il mondo accademico, per esempio, è ormai pressoché assente così come quello degli ordini professionali.

Il consenso oggi è inscindibilmente legato alla prassi, al disbrigo della pratica, al servizio reso in suo favor, lasciando uno spazio assolutamente residuale a chi è fuori da quel contesto, relegandolo prima all’irrilevanza e poi al disimpegno, al non voto.

Serve quindi un metodo, che nella prima repubblica sfornò grandi leader e fece la fortuna di quei partiti e della nostra repubblica, che permetta altresì al popolo di esser meglio rappresentato, riconoscendo quindi al cittadino-votante-elettore una maggiore e migliore capacità di scelta.

Dal potenziamento e miglioramento del diritto di voto potrà nascere una classe dirigente più vocata, più specializzata, migliore dell’odierna.

Ed in questo senso il sistema della multipreferenza – non limitato alla quota di genere – potrà ridare dignità al sistema democratico, alle istituzioni rappresentative, ai suoi eletti ed infine al miglioramento dell’azione politica e amministrativa, riportando i migliori e i più dotati al vertice di quegli organismi.

Devono essere la competenza, la cultura e i valori gli unici e indiscussi protagonisti della vita politica: giammai la mafia ed i suoi affari!

È tempo di agire.

Catania, lì 5 febbraio ’24

Il Segretario Provinciale

Avv. Pietro Lipera.

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Iene Sicule

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