Palamara “Così bocciai la nomina di Sarpietro”. Il presidente del Gip risponde “Sulle nomine chiarezza e non polemiche”


Pubblicato il 22 Febbraio 2021

di Lella Battiato Majorana

Nel libro-intervista di Alessandro Sallusti, “Il Sistema”, Luca Palamara ex membro del Csm, radiato dall’Ordine Giudiziario per la prima volta nella storia della Magistratura fa importanti dichiarazioni. Carriera brillante avviata con la presidenza dell’Associazione Nazionale Magistrati e nel Consiglio Superiore della Magistratura guidando la corrente di centro “Unità per la Costituzione” contribuì a determinare le decisioni dell’organo di autogoverno dei Giudici. Accusato a fine maggio 2019, di rapporti indebiti con imprenditori e politici e di aver lavorato illecitamente per orientare nomine e incarichi, assumendo il simbolo del malcostume giudiziario.

Palamara sottolinea “Il sistema è il potere della Magistratura che non può essere scalfito e che ha pesantemente influenzato la politica italiana”. Continua “ci sono situazioni in cui il Parlamento è scavalcato dai magistrati, le leggi dalle sentenze”. All’interno del sistema ci sono tre correnti: Magistratura democratica con orientamento di sinistra, Unità per la Costituzione e Magistratura indipendente. Racconta della bocciatura del presidente Sarpietro (oggi gup dell’udienza preliminare del caso “Gregoretti”), ma alla fine conclude “sono convinto dell’assoluta autonomia di giudizio di Sarpietro”.

Per quanto riguarda la nomina del presidente del Tribunale di Catania nel 2011 alla quale partecipavano, tra gli altri, Bruno Di Marco esponente della mia corrente Unicost, che risultò poi eletto (oggi in pensione) e Nunzio Sarpietro, attuale Presidente dei Gip che impugnò al Tar del Lazio quella nomina e che nel 2014 vede accolta la richiesta di annullamento dell’incarico. Il Csm dovette riassegnare il ruolo nel 2015 e rinominò Di Marco al vertice. Così racconta Palamara.

Su questa storia dolorosa e sconfortante fatta di potere, politica abbiamo intervistato il giudice Sarpietro.

Intervista al Presidente del Gip del Tribunale di Catania Nunzio Sarpietro

Ha ancora la tessera di Magistratura Indipendente?

Certamente sì. Ho ancora la tessera di magistratura indipendente e non l’ho mai né restituita, né strappata, in quanto la degenerazione delle correnti non è legata a possedere quella tessera o quell’altra. La problematica riguarda semmai la capacità di chi guida la corrente di essere realmente indipendente, imparziale e corretto.

Dal libro emerge che anche lei è stato toccato in negativo da questo sistema. Cosa pensa delle sue disavventure?

Le mie disavventure nascono dalla mia totale e reale indipendenza e, soprattutto, non dipendenza dalle correnti; per cui per me è stato sempre difficile ottenere quello a cui avevo diritto. Le rivelazioni del dottor Palamara, per quanto attiene al caso che cita, certamente sono inquietanti e proiettano un cono d’ombra pesante sulle vicende delle nomine dei posti apicali della magistratura italiana. Come ho avuto modo di scrivere sul quotidiano locale io non so se il dottor Palamara dica o meno la verità sulla vicenda che riguarda il dottor Di Marco, però è certamente significativo che parli di una storia che sembra conoscere bene e nei minimi particolari, pur non appartenendo lui alla quinta commissione del Consiglio Superiore della Magistratura, vale a dire alla commissione incarichi direttivi. Lui era, comunque, un consigliere del Consiglio Superiore della Magistratura e nelle sue dichiarazioni parla in maniera inquietante che si adoperò per bocciarmi e per favorire un componente della sua corrente, vale a dire Unità per la Costituzione, e cita in proposito un legittimo mio ricorso al Tar Lazio. Questo la dice lunga sulle sue conoscenze della mia vicenda di quelle di altri. Io mi auguro che un procuratore della Repubblica possa fare luce su quanto da lui confessato e sugli eventuali soggetti che sono stati beneficiati eventualmente dal suo operato.

Oltre alla sua nomina troncata ingiustamente a Presidente del Tribunale di Catania, c’è anche quella di Presidente della Corte d’Appello di Torino.

Sì anche questa è una ulteriore vicenda, di cui il dottor Palamara non ha parlato, ma che conosce bene in quanto lui è stato relatore della pratica che portò poi alla nomina di un magistrato che aveva ricoperto per anni la carica di segretario distrettuale della corrente di Unità per la Costituzione, di cui Palamara era uno dei principali esponenti. Io feci ricorso avverso quella nomina fatta dal consiglio superiore della magistratura ed in primo grado ho ottenuto una risposta ampiamente positiva poi, purtroppo, cambiata dal Consiglio di Stato. Il dottor Palamara parla anche di alcune inquietanti decisioni del Consiglio di Stato in merito ad altre nomine; quindi non è dato sapere quale sia realmente la verità. È chiaro però che non tutte le responsabilità di quello che è accaduto in questi ultimi 10 anni nella magistratura italiana siano solo del Palamara.

Alle repliche di Di Marco, vogliamo fare chiarezza e precisione e non, come lei sottolinea, polemica?

Come detto prima sul quotidiano locale ho risposto al dott. Di Marco chiarendo i punti di tutta la vicenda da lui non completamente esposta nel suo articolo intriso principalmente dalla dizione “è falso”, ma non adeguatamente esaustiva nei suoi profondi risvolti fattuali. Io ho voluto fare chiarezza e precisione nella vicenda senza creare ulteriori polemiche, che peraltro penso interessano poco all’opinione pubblica presa da ben altri problemi. Ed ho invitato il dottor Di Marco ad un atteggiamento più costruttivo e nemmeno incanalato in ulteriori azioni giudiziarie. Ho anche sottolineato che non so se Palamara dica la verità o meno. Il prosieguo della vicenda o meglio, di tutte le vicende narrate dal dott. Palamara ci dirà dove sta la verità (forse). Certo che gli interrogativi dei soggetti coinvolti attivamente o passivamente sono tanti e credo sia essenziale che ricevevano delle risposte, affinché la magistratura possa ritornare a un livello di credibilità accettabile dopo le dure critiche che sono state sollevate a seguito delle propalazione del dott. Palamara.

Minaccia di fare qualche azione giudiziaria?

Io non faccio nessuna minaccia di azioni giudiziarie. Non è mio costume farlo e poi sono dell’avviso che le azioni giudiziarie debbono essere proposte nelle dovute sedi basta. Annunziarle è inutile oltre che inopportuno. Le querele i ricorsi si fanno o non si fanno, non si minaccia di farli.

La magistratura politicizzata non dovrebbe esserci e le correnti hanno creato un Sistema di legami pericolosi che è il potere della Magistratura.

La politicizzazione della magistratura per certi versi sta un po’ nella stessa Costituzione della Repubblica Italiana, laddove è previsto che un terzo dei componenti del consiglio superiore della magistratura sia composto da consiglieri laici e non togati, espressione dei partiti. Quindi, esiste una sorta di commistione fra potere politico e potere giudiziario che nella mente dei costituenti doveva essere una sorta di sistema dove onestamente e serenamente confrontarsi al fine del bene pubblico. Purtroppo, le degenerazioni hanno dimostrato come il sistema non vada bene e come sia necessaria una profonda riforma che lasci i due poteri dello Stato in posizione del tutto autonoma e non collegata.

Nel libro di Sallusti, Palamara apre uno squarcio sulla vita della Magistratura negli ultimi 10 – 20 anni. Presidente, radiato Palamara il problema è risolto?

La radiazione del dottor Palamara, che peraltro non è definitiva in quanto il giudizio di radiazione è stato impugnato davanti alla Corte di Cassazione, in ogni caso non risolve i problemi venuti a galla perché, anche se solo una minima percentuale di quello che racconta è vero, la credibilità della magistratura rimarrebbe comunque irrimediabilmente compromessa.

Bisogna, allora, procedere a un processo di chiarificazione affinché tutti i dubbi vengano fugati. Non può accettarsi pacificamente il discorso di quanti chiedono “a che corrente appartiene il giudice” che mi giudicherà. Non è accettabile e non è giusto in quanto si innestano sospetti e dietrologie pericolosissime. Quando qualche decisione non è accettata in un sistema che non sia chiaro e trasparente ci si troverebbe sempre di fronte a qualcuno che giustifica i suoi insuccessi davanti dal giudice con un qualche dubbio dietrologico. E questo sarebbe la fine della credibilità della magistratura . Quindi, ripeto, o si fa un’azione di chiarezza totale da parte del Consiglio Superiore della Magistratura, da parte dell’Associazione Nazionale Magistrati e dei singoli soggetti coinvolti, i quali dovrebbero al posto di minacciare querele dire come sono andate le cose confrontarsi con le propalazioni del dottor Palamara e smentirle carte alla mano, o il futuro non è certamente roseo.

Quale riforma per riportare la Magistratura nell’alveo della credibilità?

Le riforme che dovrebbero essere fatte, a parere mio, sono di carattere costituzionale, soprattutto per quanto attiene alla composizione stessa del Consiglio Superiore della Magistratura, eliminando il collegamento fra potere politico e potere giudiziario. Ed, ancora, occorrerebbe che la nomina dei consiglieri venisse effettuata per sorteggio e non su base elettiva, tagliando alla base la linfa che fa crescere e progredire le correnti. Però, nell’immediato, secondo me qualcosa si può fare stabilendo con apposita legge i criteri oggettivi per gli avanzamenti di carriera dei magistrati. Stabilendo quindi in partenza, le regole del gioco che non devono cambiare in corso d’opera. Ad esempio, determinando un certo punteggio per ogni anno di attività che svolge un giudice in relazione alla sua qualifica, alla grandezza dell’ufficio giudiziario dove opera, ai risultati ottenuti, si potrebbe pervenire già con immediatezza a stabilire quale il magistrato più meritevole per ricoprire questo o quel posto.

Quale riforma per la Giustizia affinché i cittadini che pagano le tasse possano usufruire di un servizio corretto, onesto e rapido?

Ne ho già parlato prima. La magistratura ha bisogno di regole oggettive, certe e non abbandonate alla discrezionalità dei singoli consiglieri del CSM.

Quello che è accaduto, sicuramente non è un buon modello ed esempio di legalità per i giovani, a cui si infondono principi di correttezza?

Quello che sta accadendo a non è certo un bell’esempio di legalità e di correttezza e men che mai un buon modello per i giovani. Le crisi, però, hanno anche dei risvolti positivi perché, venuti fuori i mali, li si possa curare adeguatamente evitando che diventino irreversibili. Le cure ci sono. Bisogna avere solo il coraggio, soprattutto da parte di una illuminata classe politica, di rimodernare tutto il sistema giudiziario, adeguandolo, nel rispetto della divisione dei poteri e nel rispetto dell’indipendenza della magistratura, ad una società in forte cambiamento che richiede chiarezza credibilità ad uno dei poteri dello Stato, il cui il buon funzionamento sta alla base non solo della convivenza civile, ma anche della stabilità del sistema economico.

 

 

 

 


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