Palamara, Craxi e la Corte d’Appello di Catania


Pubblicato il 21 Giugno 2020

di iena Athos

Pregiatissimo Direttore,

Le chiedo ospitalità per riflettere insieme confrontando fatti di tanti anni fa con eventi di cronaca più attuali.

Bettino Craxi rivelò al Paese, durante un accorato intervento in Parlamento, l’esistenza del sistema di finanziamenti occulti che reggeva la politica dei partiti.

Oggi qualcuno prova invano a recuperarne la memoria, e chi si oppone ha le sue valide ragioni: in fondo, morì da latitante inseguito dalla Legge.

Palamara, costretto dalle intercettazioni, prova a rivelare il sistema che governa la magistratura italiana, basato su amicizie e correnti, ma non sui meriti.

Da comune cittadino, non sono tenuto ad aspettare i processi: mi bastano quelli mediatici e ritengo Palamara colpevole, dopo aver letto le sue intercettazioni.

Non basta denunciare le illegalità rivelando l’esistenza di un sistema corrotto per cancellare quelle da noi commesse; colpevole era Craxi, colpevole è Palamara.

Subito dopo, però, dobbiamo ragionare e chiederci come e perché questo modo di agire inquina tutta la società, e porvi rimedio.

Per farlo, non riprenderò il paragone con Craxi, ma mi muoverò sul terreno che meglio conosco: le nomine dei vertici giudiziari.

Qualunque avvocato civilista conosce il nome del Presidente ideale per la nostra Corte d’Appello.

Si chiama Gianni Dipietro: un magistrato di sconfinata cultura, non solo giuridica, come del resto lo era Bruno Di Marco che fu Presidente del tribunale; ma, a differenza di quest’ultimo, Dipietro (scritto attaccato) è anche un pratico, uno che risolve i problemi come Mr. Wolf, che trova soluzioni giuste in tempi rapidissimi.

Egregio Direttore, non mi risponda “e allora perché non nominano Dipietro al posto di Meliadò che va altrove?” … troppo facile.

Le correnti non guardano il merito, favoriscono altri metodi, forse anche altri meriti, ma non quelli scritti nelle Leggi e nella Costituzione.

Allora andremo avanti così: la politica continua a sprofondare, e se arriverà un nuovo Craxi farà la fine del primo (oppure tacerà e diventerà Capo dello Stato), mentre la magistratura cercherà di cancellare il ricordo dello scandalo e proseguire come prima, ignorando quei magistrati che sanno risolvere i problemi nel rispetto della Legge.

Ah, a proposito di magistratura, ho letto che Di Marco faceva il difensore nei procedimenti disciplinari e poi lo si vedeva dentro le stanze dei giudici a chiacchierare, insomma c’era una familiarità tra difensore dell’incolpato e giudici disciplinari, che favoriva alcuni incolpati.

Qualunque avvocato penalista le dirà che è esattamente questo il motivo per cui chiedono da decenni la separazione delle carriere; i P.M. vedono gli avvocati come fastidiosi e inutili ostacoli, mentre i giudici sono loro amici, colleghi di corso … e magari anche colleghi della stessa corrente, il che non guasta mai.

Del rispetto delle regole ne discuteremo un’altra volta, o magari ne abbiamo appena discusso. Grazie, come sempre, per l’ospitalità.

Devotamente, Suo

                                                                       Athos.

 

 

 

 

 

 


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