Palermo: ma serve ancora fare le primarie?


Pubblicato il 27 Gennaio 2012

Lettera del consigliere comunale di Palermo Alberto Mangano al Centrosinistra

Le ultime notizie sul fronte dei candidati del centrosinistra alla corsa per la carica di sindaco della città, sono stupefacenti. Le primarie dovrebbero essere un tripudio di partecipazione dal basso e una corsa leale e convergente dei candidati, nell’interesse esclusivo della città e dei suoi cittadini.

Purtroppo rischiano di diventare macelleria politica. L’avere sin dall’inizio cercato di porre dei paletti alla deriva politicista del PD non è servito a niente. Oggi si può persino ipotizzare la nascita di uno schieramento che potrebbe andare oltre il “Terzo polo”, sino ad arrivare a Grande Sud: non solo quelli che in un recente passato hanno sostenuto le giunte di Cammarata ma persino quelli che vi sono stati dentro fino a ieri.

Chi sta praticando l’apertura del dialogo verso tutti, senza porre nel ragionamento alcun discrimine, lascia necessariamente aperta ogni soluzione, persino quelle più estreme. Quali sono i rischi di una situazione del genere? Quello principale è che qualunque sia il perdente non si sentirà obbligato a sostenere chi ha vinto. Se per ipotesi vincesse la Borsellino, come farebbero i Cracolici e i Lumia a votarla e farla votare dopo avere sbandierato ai quattro venti che questa è una scelta sbagliata e non li rappresenta?

E al contrario se a vincere fosse Ferrandelli come si potrebbe sostenere un candidato che non ha avuto l’accortezza di mettere neanche uno sgangherato paletto al suo progetto di alleanze? E se a vincere fossero Faraone o Terminelli come potrebbero conciliare le due posizioni estreme? Da questo scenario è facile dedurre che le primarie sarebbero una battaglia senza esclusione di colpi tra candidati costretti a vincere a tutti i costi, producendo nell’elettorato un ulteriore senso di smarrimento se non addirittura di disgusto. Si potrebbe arrivare persino a farle fallire com’è accaduto a Napoli.

Tra candidati che entrano ed escono dalle primarie, come si sale o scende da un autobus, e tra posizioni che, servendosi dello stesso linguaggio, prospettano progetti politici inconciliabili, occorre un atto di generosità e responsabilità per salvare Palermo. Da parte di tutti si faccia un passo indietro. Si può accettare il sacrificio delle primarie se dalla Borsellino a Orlando, da Faraone a Terminelli, dalla Monastra a Ferrandelli, si fa una squadra unita che riconosca il valore delle migliori esperienze politiche che questa città può vantare e si inseriscano le “novità” come arricchimento e non come fattore di disgregazione. D’altro canto i Palermitani hanno già compreso gli errori del passato, votando i referendum dello scorso giugno, e per questo meritano fiducia.

Alberto Mangano


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