Pd-Cgil, c’è un “caso Catania” prossimo a diventare “caso Sicilia”: un partito di “restature” e sindacato “padronale”, fanno un partito. È questo che Zingaretti e Landini vogliono? Che lo dicano

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di iena marco pitrella (con il concorso esterno di iena del villarismo marco benanti)

D’accordo indignarsi per quanto s’è letto su Angelo Villari, che non risulta indagato almeno per il momento, nell’ordinanza che ha che fare con l’arresto di esponenti che, a vario titolo, apparterrebbero al clan Santapaola-Ercolano; ma bisognerebbe domandarsi a cosa si sia ridotto, piuttosto, il partito democratico. Un partito di “restature” a vedere i congressi da remoto, e a cosa si sia ridotta la Cgil; un sindacato di famiglie diventato “padronale”, caso unico in Italia.

Quel che si sente nei dialoghi intercettati tra Fabio Frisina, accusato del reato di associazione mafiosa, e Giovanni De Caudo, RSU della Cgil, anch’egli non indagato, chiamato “galoppino di Angelo Villari”, fratello di Carmelo De Caudo, segretario generale dello Spi-Cgil, è un incipit per tutto il ragionamento.

Frisina, intercettato, raccontava a De Caudo “di avere ricevuto la promessa di Villari – di avere ricevuto la promessa! -, in caso di vittoria alle regionali di un avanzamento di incarico rispetto al ruolo di sorvegliante”. Per la procura, quello di Frisina, sarebbe un “attivo interesse per l’elezione di Villari, il tutto con l’obiettivo di ottenere favori dallo stesso Villari in relazione all’attività lavorativa svolta presso la Mosema”. Correva l’anno 2017, era il 2 novembre, si votava per le elezioni regionali; risulterà eletto Anthony Barbagallo e risulterà eletto Luca Sammatino, a suo tempo nel partito, mentre per Angelo Villari, sconfitto, sarà la prima delle tante incompiute (da lì “Angelo l’incompiuta”).

“Se c’è Angelo Villari voto per lui, se c’è Concetta Raia voto per lei, se c’è il figlio di Angelo Villari”, diceva Giovanni De Caudo. Angelo Villari & Concetta Raia, Concetta Raia & Angelo Villari, Angelo Villari & Concetta Raia: Pd & Cgil, Cgil & Pd, Pd & Cgil, Cgil & Pd, famiglie…

Fosse accaduto in altri tempi, quando c’era un partito, un partito vero e serio, che taglio si sarebbe aperto? Sarebbero stati coinvolti tanto i vertici nazionali quanto quelli regionali. Chi l’avrebbe sentito, giustamente, tanto per dirne uno, a Claudio Fava. Perché di Angelo Villari si sta parlando nell’intercettazione: si parla del neo segretario provinciale del partito democratico, ex segretario provinciale della Cgil, ex assessore ai servizi sociali del comune di Catania.

Fosse accaduto in altri tempi, il segretario provinciale del partito si sarebbe autosospeso in attesa di… ma erano altri tempi.

Tutti pattati tutti! Silenzio. Di che stupirsi? Se tanto il congresso regionale quanto quello provinciale, passando per il congresso di sezione, s’è “celebrato” da remoto, in piena pandemia. Qualcosa è accaduto: l’assenza di discussione tra gli iscritti ha determinato una spartizione, provincia dopo provincia, tutte candidature uniche, tra ciò che è rimasto; “le restature” per l’appunto. Da Catania, sempre da Catania, Anthony Barbagallo è diventato segretario regionale; pattato con la famiglia della Cgil, quella di Villari diventato segretario provinciale; e pattato con Antonello Cracolici, in cartello con Giuseppe Lupo, a Palermo.

Pd-Cgil & Cgil-Pd: ora, chi dovrebbe parlare del partito democratico? Tutti pattati tutti, dicevamo. Se questo è il “nuovo corso”, come l’ha definito con antico lignaggio proprio Barbagallo appena eletto, pardon nominato, stiamo apposto.

Eppure, e non vuol essere un paradosso, a garantire un’articolazione erano Luca Sammartino e Valeria Sudano, quelli che… “il patto della seppia”, copyright Mario Barresi, “il maestro”: entrati nel Pd “cuffariani” e usciti “renziani”, approdando a Italia Viva. Erano loro, perché la politica bisogna saperla leggere, a garantire un’articolazione interna, quella sì democratica.

Quando c’era lui, Luca Sammartino, comunque Anthony Barbagallo, come accennato, veniva eletto deputato regionale. Quando c’era lei, Valeria Sudano, comunque a capeggiar la lista alla camera dei deputati, dopo Paolo Gentiloni, c’era comunque Francesca Raciti, vicina a Enzo Bianco, e comunque Giuseppe Berretta era candidato nell’uninominale.

C’era comunque un’articolazione, dunque: dall’articolazione alla peggio spartizione, univoca e da remoto, s’è arrivati.

Tutte “restature”, ormai.

“Perché, chi è rimasto?”, s’è chiesto più di uno; “manco i tavolini”, ha sottolineato qualche altro: l’unica sezione rimasta è la “Grieco”, un tempo una delle tante del Pci, Pds, Ds, sezione importante per carità, che oggi diverrà la sede della federazione provinciale, dopo aver lasciato quella di via Umberto… senza la luce.

Nicola Zingaretti a gennaio l’aveva persino detto: “dopo le regionali dell’Emilia lancio un partito nuovo”. E Zingaretti avrebbe dovuto guardare a chi in tutti questi anni a guardare è rimasto.

Forza compagni, al lavoro e alla lotta! Invece… del caso catanese, muto Zingaretti e muto pure Andrea Orlando, che è il capo di una delle mozioni che coi catanesi c’entra, eccome.

A proposito di lavoro e a proposito di lotta, se il partito democratico piange, il sindacato non ride: “ai circoli – lo dicono i maligni ma non troppo – spesso e volentieri si sostituiscono le sedi della Cgil”… “padronale”.

Cgil-Pd & Pd-Cgil: ora, chi dovrebbe parlare della Cgil? Rota, Giacomino? Il segretario provinciale? Silenzio, questioni di “famiglia”.

C’è un caso Catania. Alfio Mannino, segretario regionale, sempre da qui viene; bravo ragazzo, nulla che dire, ma è di Randazzo. Concetta Raia, ecco, è dirigente regionale della Cgil, addirittura; Angelo Villari, ecco, è stato segretario provinciale della Cgil; e, in ultimo Giacomino… già detto.

Maurizio Landini, non ha nulla da dire? Sotto il vestito, la maglia della salute, niente. Muto, neanche fosse Nicola Zingaretti e pure un Andrea Orlando qualunque.

C’aveva provato Claudio Longo, segreteria Cgil, a tirare il sasso ma troppo presto a nascosto la mano.

“Che fare?” La risposta sarebbe volgare.

Nunzio Distefano, militante del circolo di Belpasso, sul suo profilo facebook, ha lanciato un appello: “non si può far finta che non sia successo nulla”; chiedendosi al contempo, e non ha torto, “come avrebbe reagito se quanto emerso avesse riguardato il segretario di qualche altro partito e non il nostro”; perfetto.

Intanto, Villari, su “Meridionews” ha dichiarato di non conoscere la famiglia Puglisi ma di conoscere Frisina perché è di Mascalucia e “può essere che abbia votato per me, ma io non ho mai scambiato nulla”.

Che poi anche Villari sia di Mascalucia va da sé.

Meno male che appena eletto, pardon nominato alla segreteria provinciale, Villari l’aveva detto su “La Sicilia”: “lotta alla mafia!”; e la mafia sta tremando.

 

 

 

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