Per i fuori sede in difficoltà nessun “restiamo umani” s’è sentito


Pubblicato il 22 Aprile 2020

di iena marco pitrella

“Finalmente i mediocri hanno trovato la loro eccellenza: restare a casa meglio degli altri”, titolava la rivista “Rolling Stones”, riferendosi a quelli che… “appagati e zavorrati al divano a spiare dal balcone chi trasgredisce all’autorità”; eccoli i mediocri, “irestoacasisti”, venivano definiti, “pronti a inchinarsi al primo inquisitore che passa”.

Forse che sì e forse che no, sulla vicenda degli studenti fuori sede è così.

In una nota pubblicata su “La Sicilia”, è stata l’Unione degli Universitari a lanciare l’allarme con foto petizione “non me lo posso permettere!”, è il tema: “La crisi sanitaria che travolge l’intero Paese da diverse settimane – denunciano – sta mettendo a dura prova gli studenti fuori sede e i relativi nuclei familiari che, senza alcun sussidio, continuano a pagare i canoni d’affitto dei proprio domicili universitari”.

L’epilogo è presto detto: le famiglie non lavorano, non lavorando non guadagnano, non guadagnando non possono mantenere i figli fuori; per non parlar di quelli che, nel più classico dei classici, si mantenevano lavorando al pub o al bar.

E mentre i mediocri, dicevamo, stanno sul divano meglio di altri, un sostegno economico agli affitti è stato chiesto pure dal Consiglio Nazionale Studenti Universitari.

Che fare? Il governo nazionale sembra inerte. E il governo regionale? Musumeci, il colonNello non s’è distinto per particolare impegno, né su questo fronte e né in altro a dire il vero. Anche se, è sempre la nota dell’Unione Universitari a riportarlo, “alcune regioni – come la Sicilia per l’appunto – hanno adottato disposizioni per venire incontro ai soggetti più deboli contribuendo a sostenere i canoni d’affitto”.

Se tanto mi da tanto non era difficile da immaginare il finale: per questo a suo tempo il rientro degli studenti fuori sede l’avrebbe dovuto organizzare proprio il governo regionale.

Certo, chi li avrebbe sentiti i mediocri, scrivono insulti in ogni dove (sui social specialmente) gridando al pericolo dell’untore: i figli di papà che studiano qua insultano, e i figli di papà che là sono rimasti giudicano. In fondo, si sa, più il culo è pieno, più grande è la superbia. Per non parlare della loro mamma e, ancora, del loro papà: fossero stati figli loro, gli studenti fuori sede, di notte e notte se li sarebbero andati a prendere. La doppia morale, lo dice la statistica, è di casa in fin troppe case.

Del resto, per citare il caso più eclatante, da Milano, era il 7 marzo, erano partiti in tanti e troppi di notte e notte: eppure sono stati i numeri a dirlo l’untore per fortuna non c’è stato. Si dirà che col senno del poi siano tutti bravi a parlare; va da sé che sia stato comunque un errore, errore dettato dalle circostanze, quel rientro di notte e notte. E per evitare tutto questo, il rientro, dicevamo, avrebbe dovuto organizzarlo a suo tempo il governo regionale: quando c’è da applicar l’ordine e la disciplina, parole tanto care al presidente della Regione, Musumeci, il colonNello è sembrato in altre faccende affaccendato.

A proposito di mediocri, dunque, Musumeci, il colonNello, non è stato da meno. Come quando, neanche fosse Cateno De Luca, era il 22 marzo, al grido “non siamo carne da macello!” denunciò l’improvvisa ondata di rientri subito smentita dal ministero dell’Interno: era un fake insomma.

Ora, vabbé scordiamoci il passato, c’è da pensare a chi è rimasto, siamo tutti paesà: “restiamo umani”.

 

 

 

 

 

 

 

 

 


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