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Pesca Canale di Sicilia, Tardino (Lega): “divieti basati su dati vecchi, Patuanelli ordini nuovi studi scientifici”
Pubblicato il 08 Aprile 2021
Bruxelles, 8 aprile – “Le norme che regolano la pesca nel Canale di Sicilia, che negli ultimi anni hanno penalizzato le marinerie dell’isola, sono basate su dati scientifici vecchi di 10 anni. Occorre effettuare subito dei nuovi studi che possano fornire un quadro reale della situazione attuale e sui quali fondare le proposte per un necessario aggiornamento della normativa. Le nostre marinerie, prima colpite da provvedimenti normativi internazionali ed europei svantaggiosi e poi, da oltre un anno, alle prese con le conseguenze della pandemia, che hanno particolarmente colpito la piccola pesca e il segmento dello strascico, stanno attraversando un momento di estrema difficoltà. In attesa di intervenire sul quadro normativo, è anche necessario mettere in campo provvedimenti derogatori, progetti e iniziative a titolo di ristoro e indennizzo per compensare i danni subiti dal comparto”.
È questo il sunto della lettera che Annalisa Tardino, europarlamentare siciliana della Lega, ha inviato al ministro competente, Stefano Patuanelli, con in copia il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, e il suo assessore Antonino Scilla, per porre l’accento sulla situazione in cui versano le attività di pesca nel Canale di Sicilia, ricordando le legittime istanze di un settore “che ha, negli anni, fortemente contribuito al conseguimento degli obiettivi di conservazione delle risorse”. “Dall’entrata in vigore del Regolamento Ue 2019/982 del 5 giugno 2019, che ha recepito la Raccomandazione 39 del 2015 della Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo – scrive nella sua missiva l’europarlamentare, componente in sede europea della Commissione per la Pesca – è stata di fatto bloccata l’attività di pesca delle marinerie che operano nel Canale di Sicilia, con gravi e onerose conseguenze per le nostre flotte, le imprese e le famiglie impegnate nel comparto.
Nell’ottobre del 2019 mi ero fatta portavoce, insieme ad alcuni colleghi, della richiesta all’allora ministro Bellanova di provvedere ad una modifica migliorativa della stessa Raccomandazione. Purtroppo il tema non è stato positivamente affrontato e non è più tempo di aspettare.
Ritengo pertanto opportuno che l’Italia commissioni nuovi studi scientifici al fine di valutare lo stato degli stock del Mediterraneo: un atto secondo me dovuto e necessario nel quadro delle discussioni che interesseranno la CGPM sulla nuova strategia per il 2021-2025, a tutela della nostra economia e della sostenibilità ambientale”.
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