Una vicenda gravissima che ancora è senza soluzione quella dei pescatori siciliani da cento giorni sequestrati in Libia, ora il vescovo di Mazara Monsignor Mogavero fa un intervento durissimo che stupisce e sorprende nei toni :”Si intervenga coi corpi speciali!” dice il vescovo : “Nessuna ragione giustifica questo atto di ostilità”. L’armatore ancora si augura che i pescatori “tornino a casa prima di Natale ma non ho nessuna certezza, né dal Governo mi hanno dato nessuna speranza”.
“Quella che è stata compiuta è un’ingiustizia, perché non ci sono ragioni che giustificano questo durissimo e gravissimo atto di ostilità”. afferma il vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero, a quasi 100 giorni dal sequestro dei 18 marittimi mazaresi, e non risparmia espressioni inusuali per un prelato, in cui definisce l’azione compiuta dall’esercito di Haftar.
“Quello che fino ad ora è stato consentito ai familiari”, dice “è davvero troppo poco. Ora diciamo basta: è ora che chi di dovere intervenga, anche con corpi speciali, affinché i pescatori possano fare rientro nelle loro famiglie”. Naturalmente per monsignor Mogavero il ”caso” dei 18 pescatori rimette al centro la questione irrisolta delle acque internazionali: “Chi ha la responsabilità deve impegnarsi affinché questi episodi non si ripetano più; in altri tempi abbiamo tollerato episodi simili che si sono conclusi in tempi molto più ravvicinati. Adesso diciamo che è stata superata ogni misura”. La Diocesi è stata molto vicina ai familiari dei 18 pescatori che sono sia di religione cattolica che musulmana, pagando le utenze domestiche e sostenendole nell’acquisto di beni di prima necessità per i bambini delle coppie giovani i cui mariti sono sequestrati in Libia.
Adesso ci si chiede se saranno costretti a passare il Natale in Libia. “Molto probabilmente sì”, dichiara Claudia Gazzini, esperta di Libia dell’International Crisis Group (Icg). La storia di questi pescatori sembra quasi una ritorsione che si è perpetrata come risposta a quella vissuta dai quattro giovani libici partiti cinque anni fa da Bengasi e che sono stati condannati in Italia come assassini e trafficanti di migranti.
“Nell’immediato sembra che la posizione di Khalifa Haftar rimanga quella del voler tenere i pescatori finché non si sblocca la situazione dei ragazzi in Italia” e “sull’iter legale in Italia bisognerà aspettare la seduta della Corte di Cassazione – dice Gazzini – Haftar ha preso nota del fatto che uno scambio di prigionieri non è possibile perché si tratta di un caso legale ancora aperto ed è in attesa di vedere una qualche evoluzione positiva del caso dei ragazzi”. Infatti il generale che lo scorso aprile lanciò un’offensiva per la conquista di Tripoli è in attesa di “buone notizie dall’Italia”. “In cento giorni non si è riusciti a ottenere nessun progresso” sul caso dei pescatori e, conclude l’esperta, “non ci sono sviluppi che ci possano far pensare che da adesso al nuovo anno possano esserci soluzioni rapide”.
“Sembra di essere fermi al primo settembre. Sono trascorsi cento giorni e non abbiamo ancora notizie dei nostri pescatori. Dal Governo, dalla Farnesina non ci fanno sapere niente. Non ci danno alcuna speranza che per Natale i pescatori possano trascorrere le feste con i loro cari”. Molto deluso e amareggiato è Marco Marrone, armatore del peschereccio Medinea, che con l’altra imbarcazione, Antartide, è stato sequestrato dalle autorità libiche.
“Le notizie sono sempre uguali, a parte la telefonata dell’11 novembre con i familiari dei pescatori italiani”, dice Marrone. “A noi dicono dal Governo che stanno lavorando sotto traccia, senza fare rumore, perché sono cose delicate e conviene usare un profilo basso. Intanto, sembra che non si muova niente”. Sul suo peschereccio ci sono due italiani e quattro tunisini. “Ma sono tunisini nati e vissuti sempre a Mazara – dice l’armatore – già da prima che io nascessi”. E dice: “Io spero che vengano trattati tutti allo stesso modo i 18 pescatori sequestrati, gli italiani e gli stranieri” perché “a novembre la telefonata è arrivata solo per gli otto italiani”. Marrone spera che i pescatori “tornino a casa prima di Natale” ma non esclude nulla e non ha nessuna certezza
” Sarebbe un bellissimo regalo per tutti noi”, dice emozionato.
“Stiamo facendo tutto il possibile per cercare di capire se c’è una strada” per il caso degli equipaggi dei pescherecci italiani bloccati in Libia da quasi 100 giorni. E’ “una situazione complessa” e “non di facile soluzione”,spiega l’avvocato Michele Andreano, incaricato dall’ambasciata libica a Roma di seguire il ricorso in Cassazione dei quattro libici partiti nel 2015 da Bengasi sognando il mondo del pallone e condannati in Italia come assassini e trafficanti di migranti in questa storia che si intreccia da settimane con quella degli equipaggi dei pescherecci italiani. Per i giovani libici, ci dice il noto penalista romano, “aspettiamo che la Cassazione fissi l’udienza”.
Rosario Sorace.