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Philip Noyce, Fulvio Lucisano, Mimmo Calopresti, Marcello Fonte: il grande cinema e la grande poesia del cinema
Pubblicato il 05 Luglio 2019
di G. M Tesei
(nella foto Mimmo Calopresti)
Losa Angeles ed Africo. Il Taormina Film Fest ha unito due realtà temporalmente e geograficamente diverse premiando Philip Noyce e Fulvio Lucisano con quest’ultimo che ha presentato la visione di un’emozionante film di Mimmo Calopresti ( orgoglioso della presentazione taorminese), “Aspromonte – La terra degli ultimi”.
Il regista australiano, già a Taormina circa 40 anni fa per Newsfront (1978), suo secondo film, per poi tornare nel 2002 per “La generazione rubata”, si è presentato al pubblico del Teatro Antico ,dopo aver calcato il red carpet taorminese( novità di questa edizione) e dopo il Cinecocktail pomeridiano a Metropole di Taormina, nel corso del quale Claudia Catalli ha intervistato il regista de”Il collezionista di ossa”, presente a Taormina nel ruolo di produttore di “Show me what you got” , pellicola in concorso, con la regia di Svetlana Cvetko, direttore della fotografia e documentarista di successo e vincitrice del Grand Prix du Public in Films de Femmes in Francia.
Il film della cineasta, che ha esordito in carriera con un documentario sul conflitto in Bosnia (“No War “), ha per interpreti Cristina Rambaldi, Mattia Minasi, Neyssan Falahi, attori italiani che vivono a Los Angeles, e si sviluppa come una sorta di non banale menàge à trois con omaggi alla nouvelle vague evidenti, soprattutto a” Jules e Jim”, di François Truffaut, con, inoltre i colori che rimembrano quelli de “I 400 Colpi”,altro film del rinomato regista francese.
Il director originario dalla cittadina di Griffith, scherzando, mentre veniva premiato con il Taormina Arte Award, ha detto di avere prodotto questo film per essere nuovamente in terra sicula, regione a cui è legato perché la contea di Cooper (nel Nuovo Galles del Sud), luogo da cui proviene, vede una cittadinanza con origini italiane, soprattutto siciliane di circa il 60 per cento del totale della popolazione lì insediata.
Lo stesso Noyce ha esplicato il suo nuovo progetto “Rats of Tobruk”, narrazione filmica, temporalmente collocata durante il secondo conflitto mondiale , sorta dal ritrovamento dei diari del padre del regista, che partì per la Libia( in una guerra che avrebbe coinvolto italiani, inglesi ed australiani, così come il suo film) appena otto ore dopo avere conosciuto sua madre, per potere poi riabbracciare la genitrice del regista solo due anni e mezzo dopo e vivere una storia d’amore durata complessivamente 65 anni.
Oltre al regista di “Giochi di potere” Il festival taorminese ha celebrato uno dei più grandi produttori del cinema italiano, insignito anch’egli del Taormina Arte Award, che ha proposto “Aspromonte – La terra degli ultimi”,)una pellicola, proiettata proprio al teatro Antico, in cui lo stesso produttore ed il regista Mimmo Calopresti hanno omaggiato la terra calabrese che li ha originati, esaltando, nella realizzazione filmica le interpretazioni di Marcello Fonte (che con “Dogman” ha vinto il Prix d’interprétation masculine al Festival di Cannes, l’European Film Awards per il miglior attore e il Nastro d’argento al migliore attore protagonista) , Valeria Bruni Tedeschi, Sergio Rubini, Marco Leonardi ed Elisabetta Gregoraci.
La storia vibra dei sentimenti d’appartenenza ad un paese, Africo, nel quale si rivendicano diritti elementari ma non assicurati in una Calabria dell’entroterra, quasi abbandonata a sé stessa, in cui si moriva per l’assenza del medico condotto, dello stato, della scolarizzazione e delle speranze di crescere, legate flebilmente alla costruzione di una strada, da realizzare contro tutto e tutti, che diventa metafora di vita.
Lucisano, che con la sua Italian International Film ha prodotto più di centrotrenta pellicole (che ha detto di amare il cinema delle sale e non quello che si avvale di altri strumenti per la visione ) ha affermato che l’incontro con Calopresti gli ha fatto venire l’idea di dar vita ad un film sulla dura realtà calabrese del tempo.
Calopresti, nell’accogliere questo desiderio, ha dato vita ad una storia universale con i personaggi che, come ha ribadito il regista di Polistena, non sono “sfigati”, ma soggetti con una grande poesia dentro, con qualcosa da raccontare, concetto ribadito dallo stesso Marcello Fonte che ha descritto questa pellicola come un prodotto cinematografico fatto d’amore, “a piedi nudi” e per il pubblico.
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