Piddì citti: in scena quelli che… non vanno oltre il loro ombelico


Pubblicato il 13 Dicembre 2018

Sta tutta lì l’essenza del piddì, nella conferenza stampa delle 11 e mezza in via Umberto dove interverranno tra gli altri Enzo Bianco, Pippo Glorioso, Concetta Raia & Angelo Villari; quelli che sostenevano Teresa Piccione, alle primarie di domenica, a sfidar Davide Faraone per la segreteria regionale.

Già le primarie… Rita Piccione s’è ritirata dalla competizione, e tutti bravi e tutti buoni a denunciar “le regole false” e i “segnali inquietanti”… dentro il gazebo, il cugino brutto del Tazebao. Ma ben altra è la realtà: per questi qua non c’è spazio nel partito di Matteo Renzi che verrà.

E di quanto siano residuali se ne sono accorti solo ora. Sino a quando gli è convenuto “grande è la confusione sotto il cielo, perciò la situazione eccellente”, per citare Mao; adesso se ne escono con “la mortificazione del libero dibattito”. Temono, ancora, di “uomini estranei al partito”, eppure furono tra i primi a battere le mani a Valeria Sudano e Luca Sammartino e a fargli persino l’occhiolino.

Avessero parlato di quanto è accaduto il 4 marzo per le elezioni nazionali; e prima ancora quanto accaduto alle elezioni regionali, (e ogni tanto di Crocetta, un disastro) e dei risultati delle amministrative, loro che il peggio renzismo, in fondo, hanno alimentato o lo specchio ne sono stati.

Del resto, tra spifferi e correnti oltre l’ombelico, il loro, non sono andati, pensando a far carriera o, al massimo, a rappresentar una famiglia; eccolo il risultato: il “che c’è per me?” che lega padre, madre, figlio e figlia, zio, zia, nipoti e parenti della zita, da Catania a Roma.

Dunque, dicevamo, per darsi forza e farsi coraggio interverrà Enzo Bianco che, però, di andar al consiglio comunale, magari a parlar del dissesto, non ne ha alcuna voglia, preferendo piuttosto stare sui social. E interverrà Pippo Glorioso, che fu sindaco di Biancavilla e della famiglia cigiellina, che per far il candidato unitario, secondo quale ragionamento politico non s’è capito, per l’altra segreteria, quella provinciale, pare, abbia – comunque – dovuto superare il gradimento di Sammartino, che su tutti conta più di un tantino.

Poi interverrà, appunto, la famiglia, che nella Cgil ha il suo cenacolo: Concetta Raia quella su cui qualcuno ebbe pure a dire “dopo due legislature e mica può tornare al sindacato, deve ricandidarsi”; avesse lasciato almeno una traccia del suo passaggio.

Quindi, Angelo Villari, da stamane noto come “l’incompiuta”, che di prendere a esempio Giuseppe Berretta non ha ancora imparato. Intanto, mentre da chiedersi cosa c’entri Anthony Barbagallo, che è persona seria, in tutto questo, interverrà persino Gaetano Palumbo, il “chi?” del piddì cittì, che proprio di Giuseppe Berretta si crede l’erede (va espressa solidarietà a Giuseppe).

Verrebbe da ridere se non ci fosse da piangere. E Giovanni Burtone?


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