L’ultimo a spingere per una pace tra Enzo Bianco e Emiliano Abramo, il candidato minimal, è stato Crocetta da Gela.
Sì, Saro spinge… a volte. E come dice il detto, vecchio tanto quanto l’antico mestiere, è tra due litiganti che il terzo gode. E dunque, nella Catania dei rottamati, dei nati stanchi e degli uominicchi scalzi, facciano un passo indietro lor signori, Bianco e Abramo, e candidino Spadaro, quell’asso di Pierangelo. Ci sta giusto Spadaro. Quella del politico è la sua professione. Prima militante dei single comunisti, quelli italiani, e passato, dopo, al partito democratico. E lì, nel Pd, stava, appunto, con Bianco. Ma tra i lupi è un toro, Spadaro, e con i rossi quasi trasparenti della Cgil perciò è traslocato. L’ultimo approdo, manco fosse Alessandro Magn…cioè Porto, con Emiliano Abramo. Già, Pierangelo Spadaro che vive come tanti, troppi, nella convinzione di avere un nome e un cognome. Del resto, ne è convinto, di avere un nome e un cognome, tanto (…) quanto […]. I protagonisti insomma. Di che stupirsi? se Bianco rappresenta qualcosa e Abramo qualcosina, Spadaro è perfetto: rappresenta se stesso, forse.
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