Piercamillo Davigo a Catania: “Mani Pulite non è stata inutile”


Pubblicato il 17 Aprile 2012

Intervista a Piercamillo Davigo, a Catania per un incontro organizzato da “Magistratura indipendente”di Iena Giudiziaria, Marco Benanti

“Il dottor sottile” è arrivato sotto l’Etna per un incontro sul ventennale di “Mani Pulite”. Piercamillo Davigo, uno dei protagonisti del “Pool” di Milano, oggi consigliere di Cassazione, è stato, oggi pomeriggio, a Palazzo di Giustizia, invitato da “Magistratura indipendente” che ha organizzato l’evento, cui hanno preso parte anche Sebastiano Ardita, sostituto procuratore a Catania, prossimamente “aggiunto” a Messina e Francesco Paolo Giordano, procuratore della Repubblica a Caltagirone. Prima del suo intervento, gli abbiamo rivolto qualche domanda

Dott. Davigo, qual è l’eredità – se esiste- di “Mani Pulite”? “Di avere squarciato il velo di ipocrisia, far vedere quello che accadeva e non quello che veniva raccontato. Il problema è stato che una volta squarciato il velo dell’ ipocrisia non è che hanno smesso di rubare hanno smesso di vergognarsi.”

Cos’è cambiato nei metodi del furto del denaro pubblico? Insomma, come si ruba oggi? “Intanto è cambiato nel senso che molto è stato trasferito dall’area del diritto pubblico all’area del diritto privato, moltiplicando tra l’altro all’infinito le società a partecipazione pubblica, poi è cambiato nel senso che una volta i partiti avevano bisogno di denaro adesso hanno un superplù di denaro, al punto che vengono derubati dai loro affiliati”.

Al di là di quello che sarà poi l’esito del procedimento, quando lei vede anche la Lega in qualche modo coinvolta in questo tipo d’indagini che riflessioni fa? “Ma io non credo che il bene e il male stiano in uno o in un altro partito, credo che stiano all’interno di ogni persona. Il problema è circoscrivere il male all’interno di ogni persona come diceva Solgenitsin”.

Sul ruolo del tesoriere si è insistito molto. Sembra forse un capro espiatorio, a suo avviso? “Questo non lo so, so che nei partiti non ci sono regole, questo è la questione preoccupante”.

Allora da dove si potrebbe ricominciare? “Mettendo regole, il problema è che dovrebbero essere i partiti a farle, controllando loro gli eletti e questo è complicato, bisogna che l’opinione pubblica s’indigni per ottenerlo”.

Se ne sono dette tante su “Mani Pulite”, dal “complotto americano” al “salvataggio dei comunisti dalle inchieste”, la più divertente a suo avviso qual è, la più incredibile? “Ma la contestazione pressocchè contestuale di tutte queste cose insieme. E’ difficile essere agenti della Cia, salvare i comunisti nello stesso tempo”

C’è un episodio che ancora oggi a distanza di tanti anni dà il senso di quella fase storia, magari un episodio, una persona, una storia? “Ma una singola persona no, l’impudenza di molti sì. Mi ricordo che un imputato veniva esaminato e quando io gli chiesi se non avesse chiaro che si trattava di reati, disse: ‘ma era un pensiero lontanissimo’. Io gli ho detto- che cosa che si trattava di reati o l’idea di essere presi?’ E lui non rispose, ma erano talmente abituati a farlo che non pensavano neanche più che fosse un illecito penale.”

Lei ritiene che l’antipolitica sia un bene o un male per il Paese? “Dipende sempre da come si chiamano le cose. Viene chiamata antipolitica anche la critica legittima a quello che viene fatto di sbagliato, questo non è condivisibile, io trovo insopportabile il qualunquismo, quando qualcuno dice: ‘rubano tutti’ di solito gli chiedo: ‘ruba anche lei?’ Dice ‘no’. ‘Neanch’io, come vede siamo già in due a non rubare, quindi non è vero che rubano tutti”

Ha avuto mai il sentore che quella fase sia stata inutile per l’Italia? “No, inutile no, perché è servita a fare sapere che cosa c’era, la verità non è mai inutile”.

Ma oggi se guardiamo all’Italia di oggi lei che dice? “Beh ma i magistrati svolgono una funzione, come gli appartenenti delle forze di polizia, inevitabilmente migliorano la devianza criminale, lo dice molto bene Sciascia ne ‘Il giorno della civetta’, lo fare dire il boss mafioso che dice: ‘dobbiamo rispettare i carabinieri, ci insegnano ad essere più bravi di loro”.

Ma l’Italia di oggi è meglio o peggio di quell’Italia? “Mah, non so, questo è un giudizio complesso, non si può dare solo rispetto alla corruzione.”

Ma Tangentopoli –taluno dice- produsse Berlusconi. Questa fase che adesso c’è cosa potrà produrre, dopo il governo tecnico? “Guardi in tutte le attività umane, quella più difficile è quella del profeta, quindi me ne astengo”.


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