(Nella foto, da sin. Rosario Portale, Maurizio Attanasio, Francesco Parisi, Giuseppe Coco, Elvira Camuto)
Il governo accompagni la riconversione; la Regione adotti politiche dei rifiuti plastici realistiche
Catania, 15 febbraio 2020 – Volumi produttivi diminuiti, circa 200 dipendenti a rischio, trasferimenti nell’Europa dell’Est. Nella zona industriale di Catania la plastic tax non penalizza solo l’industria dell’imbottigliamento ma si estende anche ad altri settori non aiutati nella svolta “green”.
L’allarme è stato lanciato da Giuseppe Coco, segretario generale della Femca Cisl di Catania, la federazione dei lavoratori dell’industria chimica, tessile e dell’energia, nel corso dell’esecutivo provinciale svoltosi alla presenza del segretario regionale della categoria Francesco Parisi e di Maurizio Attanasio, segretario generale della Cisl catanese.
«Nel 2019 abbiamo affrontato gravi crisi aziendali – esordisce Coco – in settori fortemente penalizzati da talune scelte della politica nazionale. Che non ha voluto o saputo tener conto che l’occupazione va tutelata al pari dell’ambiente. Non si deve scambiare la dignità dell’uomo che trova nel lavoro la piena completezza, con le tutele ambientali, ma far sì che nella “green economy” si possano creare nuove opportunità di sviluppo e occupazione».
In particolare, a Catania, rischia la chiusura un’attività produttiva delle palette per il caffè dei distributori automatici, che ha rinunciato anche a un cospicuo investimento non avendo certezza su che tipo di materiale potrà essere impiegato in futuro.
Ha chiuso i battenti e trasferito il marchio in Romania un’azienda specializzata nella produzione di sacche per dialisi.
Ridotta notevolmente la produzione anche in un’azienda di piatti monouso, che però ha già riconvertito una parte dello stabilimento nella produzione di bicchieri di cartoncino. «L’attività entrerà a regime a fine mese – sottolinea Coco – ci auguriamo che si possa mantenere il livello occupazionale».
Proprio sulla riconversione industriale punta l’indice Attanasio, che chiama in campo anche la Regione Siciliana. «Già l’anno scorso, nella vertenza Dacca – ricorda – abbiamo rimarcato la necessità che la green economy non va solo imposta e che le aziende vanno aiutate per mantenere competitività e livelli occupazionali».
«La riconversione industriale – afferma il segretario della Cisl etnea – va accompagnata anche con misure di politica dei rifiuti plastici. La Regione, ad esempio, può impiegare anche i fondi UE per un piano rifiuti realistico che, a fronte della diminuzione nella produzione della plastica, si occupi del recupero di quella già prodotta e dispersa nel territorio, con impianti che prevedano lo studio di sistemi tecnologicamente innovativi, come già sperimentato anche all’estero.
Dall’altro lato, lo Stato deve facilitare l’implementazione di nuove tecnologie, come, ad esempio, la produzione di monomeri e polimeri per bioplastiche dagli oli vegetali esausti, con cui si potrebbe contribuire a ridurre due problemi ambientali imponenti, come l’inquinamento generato dalla plastica e dagli oli usati».
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