di Marco Iacona
Giunse alfin il momento. La “sentenza” del Sole 24h – e Pogliese con sentenze e numeri dovrebbe aver confidenza – sembra non dare scampo al primo cittadino dell’era post-Bianco e ai suoi assessori “carneadi”. Catania maglia nera – la battuta me la sono già giocata su Facebook –, in Italia, per indice di gradimento sindaci. Tutto in rosso lo spazio dedicato alla punta di diamante della destra catanese – Risum teneatis, amici? –, tutta in salita, di nuovo, la strada per i catanesi in cerca di, come chiamarla, normalità.
La città che conta e che vive di eccezionalità oramai da decenni, che non guarda all’uovo di oggi (né alla gallina di domani), bensì al più grande allevamento di polli in Occidente (mi è venuta così, neanch’io so se si tratta, in realtà, di ironia), deve adesso guardarsi allo specchio e prendere atto che così proprio non può andare. Sorpresi? Io no.
Non so da chi sia consigliato Pogliese – ma se tanto mi dà tanto… – un suggerimento però vorrei darglielo anch’io. Dimissioni? Sarebbe troppa grazia (il sindaco, con un comunicato stampa, praticamente dà del bugiardo, o incapace, al sondaggista: «quando mi sono candidato, tre anni addietro, alcune rilevazioni, anch’esse considerate “autorevoli”, mi davano un risicato 17% di preferenze. Come tutti sanno fu un trionfo…»), grande ammucchiata come consiglia un Enzo Bianco che finge e strafinge ingenuità buonista? Sarebbe un suicidio (per la “destra”), sarebbe come ammettere la propria incapacità, sarebbe come chiedere aiuto a papà perché dopo aver voluto l’auto di gran valore non si riesce a spingerla oltre il parcheggio. Meglio un’ultima prova di dignità.
Parli alla città, Salvuccio, dia pure tutte le “colpe” alla mancanza di piccioli, al passato che non passa, all’emergenza sanitaria, ai sondaggisti che dato il gran caldo hanno aggiunto una cifra di troppo, se la prenda col sottoscritto che non fa che sfottere una “destra” che incarna il paradosso, tutto siculo, del doppio nulla, faccia crowleyanamente ciò che vuole, poi però rimuova quanti assessori può, a cominciare da quello alla “cultura” o “grandi eventi” o non so come si chiama, li sostituisca con uomini capaci e chieda scusa non alla città – Catania ha naturalmente quel che merita – ma gestalticamente alla destra. I valori di quella parte politico-ideologica che da anni, insieme, ai suoi amici, dice di voler difendere sono, ogni ora che passa, sempre più oltraggiati. Catania ha bisogno di riscoprirsi città di cultura e di prassi educativa; con queste bisognerebbe poi rilanciare una progettualità oramai al minimo, non fatta di illusioni, ma di lavoro, buona volontà, conoscenza e impegno.
Lasci perdere i poster, gli slogan e quant’altro e sposi, Pogliese, la cultura della responsabilità. Lasci perdere il resto e faccia soprattutto piazza pulita dei suoi “sogni” claudicanti, emancipandoci, così al tempo stesso, dai nostri incubi.
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