Un “pezzo” che è anche analisi dei rapporti di forza attuali…
Il 2016 – con l’arresto dei titolari della Tecnis; le vicende giudiziarie di Ciancio, legate in gran parte alle varianti urbanistiche (vedi PUA) sui suoi terreni; il venire alla luce della natura affaristica e spesso illegale degli interessi dei vertici imprenditoriali regionali, da Montante a Lo Bello – ha segnato pesantemente la storia catanese e siciliana. Attorno alle imprese dei vecchi e dei nuovi cavalieri del lavoro, sotto la regia dei vertici di Confindustria Sicilia, continuano a concretizzarsi gli interessi della borghesia mafiosa e si costruiscono cinicamente, da Crocetta a Bianco a Faraone, le fortune delle classi dominanti e le disgrazie dei gruppi sociali penalizzati dal connubio tra politiche liberiste e pratiche clientelari. Alle nuove generazioni sono riservate la negazione del presente e del futuro e la condanna della precarietà a vita.
La maschera della retorica antimafiosa e l’esaltazione dei protocolli di legalità, con la complicità di prefetture e media compiacenti, sono state gli strumenti usati e abusati per varare scelte economiche privatistiche e privatizzatrici, per destinare risorse e gestione dei beni pubblici all’alto, e per deprivare il basso dei suoi diritti. La Sicilia è oggi una regione con un impoverimento crescente, piattaforma commerciale, territorio militarizzato, barriera di respingimento (Frontex) e di prigionia (Cara). Si esplicita così in forme nuove, nel perpetuarsi del sistema dominante e nell’uso spregiudicato del potere, la continuità con il passato dei “Cavalieri dell’Apocalisse” e dell’accumulazione di ricchezze di pochi a danno della collettività.
Il Pd è oggi, come lo è stato in passato il centrodestra, il principale garante politico di un modello di governo oligarchico funzionale allo sviluppo degli interessi delle classi dirigenti, il cui patto costituente si va saldando nell’accordo tra imprenditoria, vertici della sanità pubblica e privata, esponenti del mondo universitario, èlites degli ordini professionali. L’Assemblea per il Si allo Sheraton con Renzi e Bianco e la composizione sociale di quella platea, composta in gran parte dalle corporazioni mediche, ci hanno consegnato la rappresentazione plastica e di classe di un disegno politico arrogante che ha subito una pesante battuta d’arresto nell’esito referendario del 4 Dicembre, con il dato catanese e siciliano che hanno primeggiato nel campo del NO. Appena formato il nuovo Governo, Bianco è corso da Gentiloni per garantire e rilanciare gli interessi del suo campo, e Del Rio si è precipitato a Catania per riaffermare l’economia delle grande accumulazione attraverso grandi opere a fronte di periferie abbandonate.
La straordinaria partecipazione delle masse popolari a sostegno del No, il reticolo diffuso di vertenze sociali per il lavoro, le mobilitazioni nei territori a difesa dei beni comuni, dall’acqua ai rifiuti, così come l’esistenza di tante esperienze associative e di volontariato che contrastano l’emarginazione nei quartieri dell’esclusione programmata, le migliaia di firme raccolte contro la “buona scuola”, il job act, i voucher e l’abrogazione dell’art. 18, la consapevolezza crescente che la lotta alla mafia non è delegabile alle istituzioni né alle sue tossiche narrazioni, ci dicono che la resistenza al dominio della borghesia mafiosa non arretra, e che anzi produce risultati positivi e può contribuire ad aprire una fase nuova di liberazione. Con questa consapevolezza, che pensiamo coerente con il lavoro di denuncia e di lotta al sistema di potere mafioso che fu di Giuseppe Fava, partecipiamo alla manifestazione del 5 Gennaio organizzata da I Siciliani, con partenza da Piazza Roma alle ore 15,30.
RIFONDAZIONE COMUNISTA SE – CATANIA.
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