Politica alla catanese: la sinistra (muore?) di antifascismo, la destra del nulla

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di iena anti antifascista

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Mentre la “sinistra” blatera di antifascismo Catania sprofonda nella povertà

“…Secondo l’ultimo rapporto Istat i Comuni capoluogo delle città metropolitane italiane presentano particolare condizioni di disagio. Specificamente, il 40,4% (pari a 118.605, tra donne e uomini) della popolazione residente in Catania, dimora in quartieri con alto potenziale di disagio economico.” (fonte, comunicato stampa, ufficio stampa comune di Catania).

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L’assenza delle forze politiche all’interno dei quartieri ad alta densità urbana non sfonda la barriera del clientelismo elettorale sia per disinteresse dei primi che per mancanza di progettualità di radicamento sul territorio.

Sebbene la sinistra partitica che quella ancora più a sinistra lottino ancora contro gli spettri dell’antifascismo entrambe sono ancora capaci di esprimere le loro potenzialità nel capoluogo etneo: per i primi si tratta dei campioni di preferenze – non a caso di qui a breve potrebbe risorgere più “viva” che mai – per i secondi decine e decine di spazi di aggregazione.
Gli istituzionali serrano i ranghi e si preparano ad affrontare le prossime sfide elettorali e a rendere la Sicilia l’unico punto di forza di un centrosinistra ormai disintegrato dall’alleanza giallorossa e nonostante l’assenza dei partiti di centrosinistra nei quartieri popolari sia cosa nota da tempo basta poco in campagna elettorale per scatenare come di consueto… “il gattopardo”.
Gli extra-istituzionali dal canto loro operano laboriosamente in ogni zona di Catania, una vera e propria mappa di piazzamenti per coprire ogni quartiere della città. Dagli spazi occupati a quelli assegnati, dalle sedi alle sezioni; decine di gruppi per molti più che altrettanti spazi operano nel capoluogo etneo ed ognuno di questi opera per uno scopo diverso. Sport, cultura, ambiente, università, scuole, sindacato, chi più ne ha più ne metta insomma, un radicamento che poi si esprime – come sempre del resto – sotto il nome del caro e vecchio antifascismo e in nome di questo, chissà, magari li vedremo tutti insieme sotto l’insegna giallorossa.
A questo punto se la sinistra muore (o forse no?) di antifascismo, la destra contenta di questo resta soltanto a guardare. Gli impegni istituzionali e forse anche le forti percentuali pare abbiano fatto dimenticare la necessità di un radicamento sul territorio.

Contabili su una mano soltanto, gli spazi a destra sono quasi inesistenti. Scelta politica, incapacità di radicamento o volontà di autodistruzione? Se il rapporto è venti spazi a sinistra per ognuno a destra il destino di qui a pochi anni è segnato: un colpo di vento nelle urne e il rimpianto di altri anni gettati via.

iena anti antifascista.

 

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Benanti

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