Politica alla catanese: un giorno in fila per il Partito! Democratico!

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di iena marco benanti sotto le mentite spoglie di Adriano Meis

Sono Adriano Meis e sono andato a votare alle primarie del Partito Democratico: ho fatto la fila in corso Indipendenza tra gente con due euro in mano. Gente del popolo in fila. C’è sinistra in questo PD. Sono Adriano Meis e sono stato un dirigente del PDS, dei DS e poi del PD. Sono andato a votare perché il PD è il mio partito; perché le primarie sono una grande festa della democrazia; perché per quanto non esente dalle critiche, il PD è il partito della gente. Sono andato a votare a corso Indipendenza. Lì c’è la fila: c’è il POPOLO in fila.

C’è sinistra con le due euro in mano. Forse non è proprio sinistra: è Gente chiamata dall’amico Luca Sammartino, dall’amico Anthony Barbagallo, dalla amica Valeria Sudano, da Gelsomino, Catalano, da Anthony Manara. Tutti deputati, consiglieri comunali del nuovo Partito Democratico. Provengono tutti dal centrodestra, ma non credo sia quello il problema. Erano autonomisti, centristi, destristi e ora sono democratici. Ma ripeto: non mi sembra questo il problema! Il problema è che appare palese che nessuno di questi abbia mai realmente aderito al Partito Democratico. Provate a chiedere a uno di questi consiglieri che vi ho citato cosa ne pensino del PD, del Partito Socialista europeo, della sinistra democratica e, persino, di Renzi. Non gliene frega nulla, se va bene…. e se non va bene, gli fa schifo il socialismo, l’internazionalismo, la sinistra e, persino, Renzi. Stanno lì perché non c’è più nulla di meglio.

Berlusconi se ne è andato tra l’età e le signorine; Lombardo si è ecclissato, fa sì ancora un po’ di politica, ma ha un macigno giudiziario sulla testa. Resterebbe il Senatore Firrarello e il Nuovo Centro destra, ma è troppo piccolo il contenitore, giusto giusto per Giuseppe Castiglione e pochi amici. Il PD invece è bello grande. Ha un leader giovane e dinamico con un grandissimo pregio: a Renzi non gliene frega nulla del partito. C’è un po’ di nomenclatura locale che potrebbe resistere, è vero. C’è il Sindaco ad esempio. Un uomo perbene, un grande amministratore. Ma il sindaco non si occupa del partito: è roba da seconde linee e lui ha fatto il ministro, il deputato nazionale, il parlamentare europeo, il consigliere regionale non si può occupare di partito.

C’è la sinistra sinistra: il sindacato. LA CGIL. Ma è più facile che sia la CGIL ad adattarsi ai metodi di Sammartino piuttosto che Sammartino ai loro. C’è l’on. Berretta…dai lasciamo perdere: Il PD è il posto giusto. Molto spazio, poca militanza, roba da 25 aprile, 4 bandiere e poco più.

Insomma hanno invaso il PD, se lo sono presi, l’hanno occupato e pufff: oggi è cosa loro! E che del PD non gliene frega nulla a questi, sembra evidente solo se ti sposti a pochi passi da Catania. Solo se giungi alle falde dell’Etna: a Paternò, il comune più grande della provincia dopo Acireale. Lì c’è un’amministrazione di Centro Sinistra che – Partito Democratico in testa – ha eletto un sindaco che fa il professore di scuola, Mauro Mangano. Oggi quel sindaco non lo vuole più nessuno o quasi dei suoi ex alleati e, questo – se ci pensate – può accadere, anzi accade di sovente che il Sindaco uscente non piaccia a chi lo aveva appoggiato. Il problema è che non gliene frega nulla del Partito Democratico. L’on. Barbagallo, per il sindaco, appoggia tale Nino Naso, un ex lombardiano come lui, che oggi si dichiara apartitico. Tra le liste apparentate con Naso c’è Fratelli d’Italia del mitico on. Ignazio La Russa che ha definito il sig. Naso, quanto più lontano dalla sinistra a Paternò. Ergo, diciamocelooooo: non ci può essere il PD, resta – incomprensibilmente – l’onorevole Barbagallo. Poi c’è un bravo giornalista rampante. Bravo e simpatico, il dott. Anthony Distefano. Lui è appoggiato dall’onorevole Sammartino, il nuovo leaderino del PD.

Il problema è che Distefano è un uomo di centro destra e tra le sue liste c’è Forza Italia; ergo non gli si può mettere accanto il PD. Secondo voi questo è un problema per Sammartino? Assolutamente no: non gliene frega nulla. Resterebbe il buon Mangano. Il professore onesto e perbene, ma che non vuole più nessuno. Nessuno di questi, si intende. Gli elettori lo vedremo alle urne se seguiranno Sammartino e Barbagallo o la propria coscienza. Mangano il PD lo vorrebbe, ma chi è Mangano? E’ solo un povero professore di scuola. Non ha di dietro né correnti, né onorevoli. Gli possiamo dare il PD? Ma se non lo vuole più nessuno? Ok, ma gli possiamo affidare il PD a Mangano che non ha dietro nessuna corrente? Ma allora se lo prende Barbagallo? Non può: appoggia Naso che gli porta i voti alle elezioni. Sammartino? Non può, appoggia Distefano che ha già Forza Italia. Insomma il PD a Paternò non ci deve essere e basta. E non gliene frega nulla a nessuno. Paternò è solo una metafora della provincia di Catania. E’ l’ultimo campo di conquista. In attesa di occuparci di quel che conta veramente alla prossima puntata.

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Redazione Iene Siciliane

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