Politica all’italiana: Crocetta, Marino e la caduta delle “fate ignoranti” sull’equivoco della mafia & “dell’anti”


Pubblicato il 11 Ottobre 2015

di marco pitrella

Marino s’è dimesso. Crocetta “sfanculato” dal Megafono, il movimento da lui fondato, è il prossimo. Cadono le “fate ignoranti”; quelle per cui c’è sempre una parte migliore in cui “credere, obbedire e combattere”, quelle per cui l’onestà deve stare sul “lato sinistro” che, dal mito che Ignazio è una brava persona e dalla leggenda che Saro fosse addirittura un eroe, è stato condito. Dilettanti allo sbaraglio “addobbati” a classe dirigente sono ormai più nudi del re.

A Roma la mafia è artifizio tanto quanto nell’Isola l’antimafffia è menzogna. 

Marino vinse & non convinse sin da subito… la “società civile” lo elesse alle primarie del “partito dei gazebo”, dove, più che in una scelta, “il gioco democratico” si riduce all’euro della folla. E a noi che della professione del politico siamo ancora innamorati, la sua faccia pulita suscita le stesse domande del come-quando all’orizzonte spunta una “figa” mano nella mano con un co…ne. “Non è un co…ne” rispondono allo stupore, “è un bravo ragazzo”… il bravo ragazzo – di cui non se né può far uso – si chiama Ignazio.

“Il politico onesto è il politico capace”, insegnava Benedetto Croce… e, a voler essere generosi, l’ha gestita male Ignazio – che capace non è – la magistrAle invenzione mediatica sulla gomorra capitolina; “capitale corrotta-nazione infetta”, ha scritto l’immenso Giuliano Ferrara ricordando l’inchiesta – che in sordina fu fatta – dal magistrato Manlio Cancogni sulla Roma che a metà degli anni 50 si espandeva senza regole e piani regolatori, discrimine che avrebbe distinto, nel pieno miracolo economico, le città dai quartieri belli dai tanti paesazzi.

Parte da lontano, quindi, il vizio tutto italiano “del potere con licenza d’abusarne” (copyright Indro Montanelli). Più grande è la “zona grigia” più immediato e nascosto sarà l’abuso. Così è se vi pare. Si fa antimafffia senza la mafffia nella città de “La dolce vita”, mentre il grigio delle società partecipate dove si annida & si alimenta “il sistema” rimane all’ombra der cupolone & sotto a maestà der Colosseo e gratta-gratta è come er cacio sui maccheroni.

L’incapacità del personaggio Marino è conclamata; avrebbe dovuto urlare come minimo approssimato al reale che “so quattro spicci” (cit. Antonio Pennacchi). E’ stra-ordinaria dis-amministrazione & fatti d’appalti.

Ma vallo a spiegare alle “fate ignoranti” che nel bel paese – che valdostano non sarà mai – ci sono più poeti che mafiosi; sarebbe come togliergli l’aria, l’aglio per ruttare o, in versi, tagliargli le ali per volare.

E la “fatina” Ignazio ha ceduto – ammesso che se nei sia accorto e ne dubito – all’equivoco maffffioso.

Buzzi, Carminati & Odevaine non sono Buscetta, Riina & Provenzano. Mancano i morti, la lupara, il “familismo amorale” e persino il mustazzo. Sostenere che quella della Capitale sia mafia è far un torto al “sicilianismo” & a Cosa Nostra che certo il male lo merita tutto, ma il paragone con dei trafficanti in giacca e cravatta è piuttosto “irrispettoso” verso l’intellighenzia malavitosa a cui, appunto, “ci si rivolge con rispetto”.

Incalza il giustizialismo e lentamente muore la democrazia… sarà il giudice-arbitro Raffaele Cantone il candidato sindaco di Renzi il Mattel pneumatico?

“Basta, farò i nomi”, ha detto il sindaco – a breve ex – che “sapi troppu”.

Dal modello Roma al moTello Sigilia v’è un tiro di schioppo.

In mezzo al “tre cosce”, le “fate ignoranti” il volto bello del ricatto con l’antimafffia hanno fatto… da “Mary per sempre” al “favoloso mondo di Rosario” il disagio di Natale, King Kong e i sogni di Amelie hanno stuprato sulla paventata via della legallllità.  

Crolla il mondo – e le strade – che la propaganda dei liberi & forti ha edificato. Il tempo separa il torto dalla ragione e persino Don Ciotti dopo lo scandalo palermitano sui beni confiscati somiglia a Don Mazzi.     

L’ultimo “buco” – oltre a quello di 500milioni – è l’impugnativa da parte del Governo per la riforma dell’acqua. Dal Muos, al decreto sulla formazione, passando per la riforma delle province, eccetera eccetera eccetera. Non è una fiction ma una lunga serie di minchiate. In compenso, come i bimbi sperduti, 37 assessori sono stati nominati – tra questi la dimenticata Lucia Borsellino -. Cosa hanno prodotto “le giunte”? e i 90 deputati? “l’attesa” del Crocetta IV è più assurda di Godot.

Sfanculato dal suo movimento è stato Saro, dicevamo; “Non crediamo più nella rivoluzione”.  Dissente dal governo regionale l’audace – audace a cambiar idea – Antonio Malafarina… nel 2003 da Vice-Questore di Caltanissetta redisse un’informativa riguardo le minacce di stampo mafioso arrivate a Crocetta: “va rilevato che la campagna elettorale del Crocetta sarebbe stata condotta da Celona Emanuele, collaborante, appartenente alla cosca mafiosa degli Emanuello” (QTSicilia), salvo poi, lo stesso Malafarina, essere eletto all’Ars nelle liste del Megafono. Ai rivoluzionari d’allora & controrivoluzionari d’ora s’è unito – strano ma vero – persino l’ex centro-destra Marco Forzese; pare, si dice, si mormora che “sia stretto” con Fiumefreddo l’avvocato Antonio, presidente di Riscossione Sicilia ed editore di Sudpress. A breve anche la testata cambierà (di nuovo) linea?

Mentre il Megafono di gesta rivoluzionarie non né amplifica più, il Partito Democratico “va avanti”, ha confermato Fausto Raciti, l’onorevole ragazzino… e il resto che va indietro. Mai un sussulto di dignità con un “tutti a casa”.

Il fallimento è annunciato… nel disastro, tanto a Roma quanto in Sicilia, si voterà Movimento Cinque Stelle. “La saggezza si raggiunge dopo una lunga sofferenza”, predicava Sant’Agostino. E nel voto, stavolta consapevole, saranno le fate, per l’ennesima volta, a rimanere ignoranti.

 

 


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