Ieri sera si è consumata l’ennesima vergogna politica . L’assemblea regionale siciliana ha approvato la cancellazione di quella che fu nel lontano 1976 la più innovativa legge sulla Formazione Professionale che il governo nazionale copiò e resta ancora vigente, efficace e assolutamente non obsoleta.
Ma oggi parte della politica siciliana ha definitivamente eliminato tutte le garanzie occupazionali, stando molto attenti a non nominare il contratto di lavoro di riferimento.
Non capiamo, non hanno avvicinato il mondo del lavoro alla Formazione, non hanno valorizzato il mondo della piccola impresa artigianale (tanto importante nella nostra regione) al sistema Formativo.
Non si è neanche elasticizzato il sistema dei finanziamenti per agevolare un sistema formativo di aggiornamento snello e agile importante per l’impresa.
In definitiva a chi servirà questa riforma?
Probabilmente solo a nuove assunzioni meno garantite con una gestione amministrativa meno controllata sempre più farraginosa.
Ci stupisce che questa proposta di legge venga da quella sinistra che ancora porta la bandiera della difesa dei lavoratori e dei più deboli, dall’altra parte un governo che non è capace di produrre un’altra proposta si spinga verso l’innovazione.
Per finire gli ex lavoratori della Formazione professionale ricordano i comizi del Presidente della regione che prometteva una soluzione definitiva di questa annosa vertenza alla quale pensano ora di aver messo fine.
NON CI RASSEGNEREMO MAI A QUESTO PROGETTO, NE A QUESTA POLITICA!
Il Segretario Regionale FP Sicilia Costantino Guzzo.
La Segretaria regionale FP Aggiunta Laura Bonifacio.
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La neo riforma sulla formazione professionale in Sicilia è un guscio vuoto scollegato dalle peculiarità del territorio e finalizzata a graziare i vecchi dirigenti degli enti mangiasoldi alla faccia degli 8 mila ex
dipendenti licenziamenti e mai ricollocati.
Dietro i luoghi comuni quali “rapporto più forte con scuole ed imprese”, “obbligo di laurea per i formatori” utilizzatI da deputati di maggioranza ed opposizione per giustificare la neo riforma della formazione professionale, in verità, si nasconde un guscio vuoto, palesemente scollegato dalle peculiarità del territorio e creato apposta per graziare i pupari veri e ed occulti che gestivano i vecchi enti di formazione che lucravano soldi a mamma regione mentre sfruttavano gli 8 mila ex dipendenti licenziati e mai ricollocati dai governi Lombardo e Crocetta.
La prova fotografica di ciò, è dimostrata dal fatto che la pseudo riforma in questione, è stata proposta dal pezzo più retrivo del PD (quello legato ai Confederali che firmarono i licenziamenti) ed è stata approvata in tempi record. Mai una legge proposta da un partito di opposizione, è stata votata
così velocemente da un Governo Regionale che ha una sua maggioranza
seppur legata dalla saliva.
La neo riforma si pone l’obiettivo di superare la legge 24 del 1976 che il Governo nazionale, a suo tempo, copiò per la sua efficacia ed efficienza nel legare formazione ed impresa ed, ancora oggi, mantiene quale legge dello stato italiano.
Attraverso la nuova riforma gli enti avranno una gestione amministrativa meno controllata ma non accederanno ad un sistema di finanziamenti più elasticizzato necessario per creare un sistema formativo più snello ed agile fondamentale per l’impresa nell’era dei mercati globalizzati. Nessun obbligo contrattuale è previsto per i dipendenti degli enti di formazione che potranno
essere assunti, sfruttati e licenziati sul modello sudamericano.
La pseudo riforma pur calpestando il diritto al ricollocamento relativamente i circa 8 mila ex dipendenti della formazione legittima gli stessi a sposare la strategia del SIFUS CONFALI che mira al ricollocamento medesimo, attraverso altre soluzioni, a partire dal riconoscimento della L.R. 25/93
Catania 27-11-2019 Il Segretario Generale SiFUS CONFALI
Maurizio Grosso.