Politica, c’è chi scappa dal Pd! Domenico Grasso (membro dell’assemblea nazionale, delegato per Catania provincia): “partito attraente per mafiosi e corrotti”


Pubblicato il 16 Luglio 2015

“Ecco la lettera motivata, inviata ieri mattina, al Segretario nazionale, Matteo Renzi, e al Presidente dell’Assemblea nazionale del Partito Democratico, Matteo Orfini, con cui mi dimetto da membro dell’Assemblea nazionale del Partito Democratico e comunico, contestualmente, la mia volontà di non rinnovare la tessera del partito.

Domenico Grasso – Membro dimissionario dell’Assemblea nazionale del PD, delegato per Catania provincia.”

 

Al Segretario del PD Matteo Renzi

Al Presidente dell’Assemblea Nazionale del PD Matteo Orfini

Caro Segretario, Caro Presidente,

non parteciperò alla prossima Assemblea Nazionale del 18 luglio p.v. in quanto con la presente sono a dimettermi, con lettera motivata, da membro di questo organismo a partire da questo momento.

Un partito, il nostro, che doveva essere il naturale prosieguo dell’esperienza dell’Ulivo e che invece si trasformato in altro, un nuovo PD di cui non condivido il linguaggio, ma soprattutto le pratiche politiche a partire proprio dall’inerzia dell’Assemblea nazionale, trasformata da organo di indirizzo politico ad occasionale kermesse propagandistica del Segretario del partito.

Di fatto, il perdurare delle larghe intese con pezzi importanti del centrodestra, accompagnata dalla “politica del non ascolto”, hanno creato una graduale confusione negli iscritti e nel nostro elettorato, determinando una scissione silenziosa di cui il calo degli iscritti e l’astensionismo sono stati gli elementi più evidenti.

Il PD ha abbandonato il suo ruolo di perno del centrosinistra, non a caso nei mesi scorsi abbiamo sentito rivendicare, dalla maggioranza, risultati politici estranei alla nostra tradizione. Ne sono prova l’attacco ai diritti dei lavoratori con il “Job Acts”, l’abbandono dei temi legati alla difesa dell’ambiente con il Decreto “Sblocca Italia”, la scelta di privare ancora una volta i cittadini del loro diritto di scegliersi i loro rappresentanti con “l’Italicum”.   

Ma la riforma in assoluto più devastante che nemmeno i governi della destra sono stati capaci di immaginare è quella della cosiddetta “Buona scuola”, dove ai rilievi sul merito si accompagnano quelli sul metodo. Scelte consumate in totale contrapposizione con le posizioni della stragrande maggioranza degli insegnanti: un esempio illuminante di “politica del non ascolto” e di distacco da un mondo, quello della scuola, che da sempre ha guardato al campo del centrosinistra con attenzione.

Ma non sono solo le scelte politiche ad allarmare. Lo stato del partito ad ogni livello inquieta anche maggiormente. Un partito in cui il rinnovamento si è arenato e il termine “rottamazione” ha ripreso ad assumere il significato che aveva precedentemente: una formula commerciale per incentivare la vendita di beni durevoli. E’ bastato cambiare casacca perché tanta classe dirigente, non sempre dal passato cristallino, riacquistasse legittimazione politica. I nuovi dirigenti, più che per capacità reali (il merito tanto declamato vale solo per gli altri) sono stati selezionati per cooptazione. Ne viene fuori l’immagine di una classe dirigente di minore qualità e impegnata soprattutto nella gestione del potere, sempre più distante dalle idealità, dall’identità culturale e dall’etica che erano proprie del nostro patrimonio storico.

Tutto ciò ha determinato in periferia fenomeni assai inquietanti. Dall’inquinamento delle primarie da parte di pezzi dell’elettorato di destra, come avvenuto in Liguria e in Campania, alle tante, molte discusse candidature nelle liste di appoggio ai nostri candidati nelle scorse elezioni regionali. Se la questione morale, i temi della corruzione, della lotta alle mafie smettono di essere elementi centrali e discriminanti di un partito, è naturale che quella forza politica, specie se forza di governo, diventi prateria di conquista per affaristi, corrotti e persino mafiosi. No, non ci sto. Immaginavo un PD repellente per mafiosi e corrotti e mi sono ritrovato in un partito attraente.

La vicenda di Mafia Capitale è sicuramente la vicenda più emblematica di questo stato di cose. Purtroppo non è l’unica. Ma per me che vivo in Sicilia essa assume un significato particolare, per il filo non tanto sottile che lega la questione di Mafia Capitale con la questione del CARA di Mineo. Una vicenda sulla quale sono note le posizioni assunte dai gruppi parlamentari, a difesa degli esponenti dell’NCD coinvolti nella vicenda, ma su cui brilla soprattutto il silenzio assordante dei vertici del partito regionale e provinciale (a proposito esiste un PD catanese? Se esiste io non me ne sono accorto.) Quali i motivi di questo silenzio? Ossequioso rispetto nei confronti del potente alleato o paura di scoperchiare zone d’ombra che potrebbero imbarazzare? O si aspetta, come sempre, che ad arrivare prima sia la magistratura, per poi dichiararsi imbarazzati e magari sorpresi.

Certo c’è poco da aspettarsi da un partito siciliano che in questi mesi ha imbarcato esponenti politici che prima di approdare ai lidi del partito democratico sono passati per Cuffaro, Lombardo e Miccichè. Gli esponenti di quel centro mobile che incarna in se la brutta storia della politica siciliana fatta nella migliore delle ipotesi di trasformismo e opportunismo; un partito trasversale, pericoloso che nasce dalla convinzione che la destra è uguale alla sinistra e che ha un unico obiettivo: mantenere ben salde le mani sulla moneta che scorre nel grande fiume dell’Amministrazione pubblica e quindi tanto facile da afferrare per alimentare clientele, corruttele ed interessi personali.

Sul piano politico poi fa sorridere la recente vicenda di un PD che in Direzione regionale sfiducia Crocetta per poi rilanciare, a distanza di qualche giorno, con una Conferenza stampa del suo giovane “vecchio” Segretario l’azione del governo regionale. Cosa è cambiato? Soltanto una questione di Assessorato (quello alla Sanità)? No la cosa non è così semplicistica. L’errore più grave di Crocetta è stato sicuramente quello di scendere a patti con pezzi del vecchio sistema di potere. Ma la sua inadeguatezza nasce soprattutto dall’incapacità di operare scelte coraggiose. Il Governo Crocetta è nei fatti superato. La vera partita è un’altra: la cementificazione di un nuovo blocco di potere, nascosto magari sotto la maschera del giovanilismo, che non sia assai dissimile dalle stagioni del Cuffarismo e del Lombardismo.

No non ci sto. Questo non è più il mio partito. Mi dimetto dall’Assemblea Nazionale e non intendo rinnovare la tessera.

A coloro, a dire il vero non tanti, che mi dicono di lottare dentro il partito per cambiarlo dico che la sfida è stata già persa. Il grande partito della sinistra italiana non è mai nato e quell’embrione che faticosamente avevamo costruito è stato definitivamente abortito da quest’ultima stagione politica. Chi ha continuato ad ispirarsi ai valori tipici della sinistra italiana è diventato minoranza irrilevante. Il PD oggi è altro, un partito di centro che guarda esclusivamente alla gestione del potere, senza un’identità culturale, che non dialoga con il suo mondo, che irride le forze sociali, che umilia chi la pensa diversamente.

Cordialmente

 Linguaglossa 15 luglio 2015                                        Domenico Grasso _______________________________

già delegato Assemblea Nazionale PD Catania provincia.”       

 

 


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