Politica, Comune Catania Atto I°: vince l’asse Lombardo-Pogliese, Bianco e Musumeci vanno a “sbattere”


Pubblicato il 30 Agosto 2018

L’amministrazione Pogliese esordisce in consiglio comunale in una giornata torrida postferragostana, resa ancora più calda dal fragore degli applausi della folla accorsa a salutare i “propri” consiglieri e dal clima rovente dentro “pezzi” di centrodestra e centrosinistra. A guardarsi “lo spettacolo” resta il gruppo del “MovimentoCinquestelle”, con i suoi sei componenti, fra cui il candidato a sindaco Giovanni Grasso che apre i lavori, in quanto più votato, del consiglio in attesa della votazione per il nuovo presidente.

I “rumors” di Palazzo davano da settimane per certo l’accordo generale per eleggere Giuseppe Castiglione (figlio di Santo, esponente storico della destra catanese, già assessore ai tempi di Scapagnini, già presidente dell’autorità portuale) di “Grande Catania”, ovvero il gruppo dei “lombardiani”. Alternativa possibile a Castiglione? Manfredi Zammataro di “Diventerà bellissima”, ovvero espressione politica del Presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci.

Finale: 22 voti per Castiglione, con contributo compatto -confermato da Francesco Marano, “braccio destro” di Enzo Bianco- del centrosinistra, ovvero “Bianco per Catania” e “Catania 2.0”(il gruppo che fa riferimento all’esponente Pd e deputato regionale Luca Sammartino).

Il “MovimentoCinquelle” non vota Castiglione, si astiene, ma arrivano anche delle schede nulle (“mal di pancia” dentro il centrodestra) e tre voti per Nino Penna di “Diventeràbellissima”. Insomma, le velleità di Manfredi Zammataro sono “stoppate”: idem in sede di voto per il vicepresidente vicario, che vede l’elezione di Carmelo Nicotra (eletto in una lista di appoggio a Pogliese) dopo ore di attesa e di trattative di Palazzo.

Il senso politico? Pogliese “tiene botta” alle richieste (pretese?) di Nello Musumeci. “Frattura”? Divisione momentanea? Vedremo cosa accadrà nelle prossime settimane.

A metà giornata è arrivato anche il giuramento del sindaco Salvo Pogliese, che nel suo discorso ha fra l’altro dichiarato, rivolgendosi a consiglieri: “Vi dico subito che avrò grande attenzione ai vostri lavori perché ritengo indispensabili le vostre sollecitazioni. Lo farò con lealtà e trasparenza, informandovi sulle attività che svolgeremo; parlando sempre il linguaggio della verità,  perché non è tempo né di ipocrisie, né di ammiccamenti e perché sono convinto che alcuni appuntamenti, come quello sul piano regolatore generale, non sono più rinviabili.

Non si può sottacere, inoltre, il trauma provocato nella vita del Comune dalle due delibere della Corte dei Conti che decretano il dissesto economico-finanziario del Comune e accertano una situazione di squilibrio del bilancio  del Comune, con obbligo di attuare correttivi, pesanti sia sotto il profilo formale che sostanziale. Sapete che anche grazie al lavoro del vicesindaco Bonaccorsi, della ragioniera e della segretaria generale,  abbiamo rappresentato al Parlamento, sotto forma di proposte di emendamenti al decreto mille proroghe e al Governo nella persona del vicepremier Salvini, la drammatica condizione delle finanze comunali. Stiamo percorrendo tutte le strade, compresa quella di un ricorso alla sezione Autonomie nazionali incaricando per questo il professore Agatino Cariola. Dovremo lavorare insieme, ognuno con le proprie responsabilità, senza marmellate consociative, consapevoli che la disoccupazione è arrivata al 21,5 %, mentre quella giovanile sfiora addirittura  il 60%. “ Ha concluso il sindaco (che ha anche detto di essere contrario “alle marmellate consociative”): “la strada è stretta e impervia ma col rigore e la serietà dei comportamenti e anteponendo l’unità degli obiettivi alle differenze possiamo risalire la china”.

Il finale della giornata politica è stato quanto scoppiettante. Sul “piatto” l’elezione del vicepresidente del consiglio comunale. Quando sembrava quasi certo che il nome prescelto fosse quello di Salvo Disalvo, già assessore comunale all’urbanistica della giunta Bianco, dopo una “nascita politica” prima con Raffaele Lombardo e poi con Lino Leanza, il “colpo di scena”: il prescelto è stato, invece, Lanfranco Zappalà, sembra per volere di Giovanni Burtone, ovvero di una delle componenti del Pd. Ma non di Bianco. Non solo: ma il risultato politico di questo voto è l’abbandono di Bianco da parte proprio di Disalvo, con un discorso netto e tagliente (nella foto in alto). Da oggi Disalvo è “indipendente”. Che poi -guarda caso!-che “Catania 2.0” ovvero Luca Sammartino non abbia votato Zappalà è la conferma delle divisioni del centrosinistra.

Finale: se il “MovimentoCinquelle” saprà resistere potrebbe rappresentare la prima esperienza di vera opposizione a Palazzo degli Elefanti, dopo decenni di consociativismo (salviamo solo il lavoro impagabile di questi anni di menzogne di Palazzo da parte di Matteo Iannitti). Se non ne sarà capace, vedremo probabilmente il solito spettacolo, con il centrosinistra nel ruolo di “teatrante oppositore”. Il tutto mentre la “sinistra radicale” si occupa di manifestazioni antifasciste.

 


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