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Politica: Crocetta & Marziano, il Tar, gli Enti di Formazione Professionale in Sicilia e il thrilling dell’avviso 8…
Pubblicato il 24 Aprile 2017
Ovvero peggio del film “Le verità nascoste” un film di Robert Zemeckis
di iena “deformata”
Sullo sfondo di una Legge Finanziaria, che somiglia sempre più alla famosa festa sul Titanic in procinto di affondare, la Regione Siciliana si appresta a concludere il quinquennio di Crocetta con lo stesso refrain con cui aveva esordito: la Formazione Professionale. Vero è che questo settore, come hanno dimostrato i ripetuti interventi della Magistratura, è stato spesso oggetto di scorribande delittuose a volte con personaggi privi di scrupoli e di incerta tenuta morale, appare tuttavia altrettanto innegabile che l’azione del Presidente Crocetta (con i vari contorni di assessori, da Scilabra a Lo Bello per finire a Marziano), incapace di realizzare la riforma “promessa”, si è rivelata peggio del male da curare. Crocetta è riuscito nella difficile impresa di far fallire anche quel poco che vi era in Sicilia di buono nel settore della Formazione Professionale, persino i centri gestiti dai Salesiani che, al di là di qualche manchevolezza, non si erano certamente prestati a scandalose appropriazioni indebite e rappresentavano pur sempre una forte testimonianza etica e pedagogica.
Adesso si sta consumando l’ultima vergogna, altro che Cuffaro e Lombardo, con la gestione dei corsi tramite il famigerato Avviso 8 che vale un appalto di ben 136 milioni di euro e con il TAR che sembra averne bloccato l’assegnazione agli enti previsti dall’apposita graduatoria.
Ma quale è lo scenario che sta dietro a questa “finta” vertenza tra i pochi “nuovi Enti” che gongolavano per far parte dei prescelti in graduatoria per spartirsi i sospirati 136 milioni e la moltitudine degli altri enti “storici” che contestavano al TAR in quanto esclusi?
La verità non è, o quanto meno non è solamente, ciò che appare a “prima vista”, intanto occorrerebbe capire quale è, e se c è, una “diversità etica e morale” tra enti storici e new entry, infatti da un lato (vedi l’ultimo scandalo Anfe in Sicilia) si riscontrano casi di abusi e malaffare e dall’altro lato (in attesa di eventuali futuri retroscena che gli organi inquirenti potranno far emergere) vi è comunque un ricorrente ricorso alla precarizzazione dei lavoratori, con sistematico uso del lavoro a tempo determinato o ad “esperti” ad ore, e ad altre forme di sfruttamento tendenti a non riconoscere “diritti” e men che meno quelli sindacali.
Accade così che gli enti che si devono spartire la “torta” dei 136 milioni di euro vorrebbero di fatto le “mani libere” nelle assunzioni di nuovo personale invocando la necessità dettata dal raggiungimento di “standard qualitativi”, e quindi non impegnandosi a dare la priorità agli attuali lavoratori che da decenni operano in Sicilia nella Formazione Professionale e che nell’era di #Riparte Sicilia di Crocetta si sono ritrovati chi in cassa integrazione, chi sospeso a zero ore senza stipendio, chi licenziato.
Accade anche che il Presidente Crocetta e l’assessore Marziano invocano a parole la necessità che questi nuovi enti debbano utilizzare i lavoratori che lavoravano negli enti “storici” non più finanziati dall’Avviso 8, salvo poi a rassegnarsi all’iniziativa che i singoli Enti vorranno intraprendere nella loro “libertà imprenditoriale” (rischio d’impresa con i soldi pubblici ? Sic), riconoscendo implicitamente che si possono “buttare a mare” definitivamente questi lavoratori e procedere all’assunzione discrezionale di 3.000 lavoratori.
Appare chiaro che si sta delineando una vicenda che, più che sembrare Pirandelliana, appare sempre più “criminale” dal punto di vista della negazione del “Diritto del lavoro”, che tra l’altro nel nostro ordinamento giuridico (Codice Civile e CCNL) è andata sempre nel senso di garantire le maestranze nei casi di cambi di gestione o di appalti pubblici.
Ma allora perché questo “braccio di ferro” tra Enti, con la Regione Siciliana con Crocetta e Marziano solo apparentemente “Ponzio Pilato” della situazione?
E’ probabile che sullo sfondo dei 3.000 posti di lavoro in ballo nella formazione si sia già aperto uno scenario da “Campagna elettorale” e che i “Nuovi Enti” per potere soddisfare le fameliche aspettative dei politici regionali di turno debbano fare ricorso a “nuove” assunzioni, filtrando comunque l’assunzione di coloro che sono già nell’albo regionale, tutti in pratica nuovi lavoratori e vecchi lavoratori, anche se vantano 20 anni e più di pregresso lavoro nella Formazione Professionale devono sapere di poter lavorare non in virtù di un “diritto” ma per la benevolenza del “padrino” di turno.
Che poi a volerci ragionare, considerato che tutti gli enti, vecchi e nuovi, non hanno per statuto fini di lucro, appare evidente che la rissa sull’Avviso 8 è quanto meno sospetta e andrebbe quanto meno depurata dall’aspetto ricattatorio nei confronti di lavoratori che hanno speso una vita in questo settore formativo, per non dire, e non certo come ultimo punto nel quadro delle priorità, che non appare certamente dignitosa questa vicenda nei confronti degli aspiranti allievi in una Regione dove tutto appare ispirato alla strumentalizzazione della Politica elettorale e non si capisce con Crocetta come #Riparte Sicilia.
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